22 giugno 2007

Audizione alla Camera per il Darfur

Articolo21 insieme a Italians for Darfur ha messo in atto in questi giorni una serie di iniziative volte ad illuminare la tragica situazione del Darfur, ponendo l'accento sulla necessità di un'informazione corretta che fornisca un quadro dettagliato del contesto geo-politico di quella zona dell'Africa. Stamane l'audizione davanti al Comitato per i diritti umani della Camera dei Deputati.
Sintesi della giornata

Una delegazione di rifugiati del Darfur, guidata dal portavoce Abu Elgasim Mohamed, è stata ricevuta oggi dal presidente della Commissione Esteri della Camera Umberto Ranieri e ascoltata dal Comitato per i diritti umani della Camera dei Deputati. All’audizione erano presenti anche i rappresentanti di ‘Italians for Darfur’, movimento promotore del primo Global Day per il Darfur in Italia, delle Ong ‘Oxfam International’ e ‘International Crisis Group’ e della Caritas.
Nel corso dell’incontro gli esponenti dell’associazione dei rifugiati della martoriata regione del Sudan, dove è in atto da quattro anni una violenta guerra civile, hanno raccontato alcuni degli atroci crimini di cui sono stati testimoni e hanno avanzato delle proposte per porre fine al conflitto in Darfur.
Forte la denuncia delle Ong impegnate nei campi di accoglienza in Sudan, in particolare quella di Oxfam che ha annunciato di essere costretta per questioni di sicurezza a lasciare il campo di Gereida, che ospita 150mila rifugiati, e del rappresentante della Caritas il quale ha raccontato dell’uccisione di un collaboratore sudanese dell’associazione nel sud-pvest del Darfur.
Leo Sorge, membro di Italians for Darfur, ha invece parlato delle iniziative intraprese finora dal movimento, insieme all’associazione Articolo21, per accentrare l’attenzione dell’opinione pubblica e dei mass-media sulla crisi umanitaria che ormai dura da oltre quattro. Ha anche rimarcato l’importanza di un’informazione corretta, non generica, e che si soffermi anche sulle ragioni del conflitto e, soprattutto, sui ritardi delle istituzioni e della diplomazia nel pressare il governo di Khartoum a permettere il dispiegamento di una forza di interposizione composta da Caschi blu e operatori dell’Unione africana.

I nuovi medici di Nuvoli? Nominati dai radicali

Grazia Canu, medico anestesista, lavora nel reparto dell’Ospedale di Sassari in cui Nuvoli è stato ricoverato per un anno, ed è una delle poche persone ad averlo visto di recente: «Da quando è stato dimesso sono andata a casa sua a trovarlo, ma l’ultima volta mi è sembrato fortemente depresso». Anche per questo la dottoressa Canu non crede che abbia davvero voglia di morire: «Ricordo che ero di guardia la notte in cui Welby morì; andai da Giovanni e lo trovai molto agitato a causa della notizia. Si calmò solo quando lo rassicurammo, dicendogli che qui nessuno gli avrebbe staccato la spina. Per almeno due volte – spiega l’anestesista – Giovanni avrebbe potuto morire rifiutando trasfusioni e antibiotici, ma decise di continuare a vivere».

La dottoressa Canu non è l’unica a nutrire perplessità sulla vicenda: «Occorre ribadire – afferma Adriana Cosseddu, docente di Diritto penale all’Università di Cagliari e membro del direttivo locale di Scienza & Vita – che è esclusa dal nostro ordinamento la legittimità di una condotta che abbia come effetto la soppressione della vita umana, anche se motivata dal far cessare pesanti sofferenze, o fosse anche tenuta in ragione di un eventuale consenso del titolare della vita stessa. Che il diritto alla vita sia indisponibile – continua la giurista – si evince dall’articolo del Codice penale che punisce l’omicidio del consenziente. Nel nostro ordinamento la tutela della vita sussiste in quanto bene meritevole di protezione in sé, e non in base al valore che alla propria vita potrebbe essere riconosciuto da ciascuno. Si aggiunga che sono punibili l’istigazione o l’aiuto al suicidio: viene cioè sanzionato l’indurre in altri la determinazione al suicidio, ovvero una condotta che punta a suscitare un proposito prima inesistente, o a rafforzarlo, o ancora ad agevolarne l’esecuzione. Del resto – conclude la Cosseddu – se è vero che la Costituzione nei "Rapporti etico-sociali" tutela il diritto alla salute, ancor prima tutela il diritto alla vita, annoverato tra i "diritti inviolabili" che la Repubblica riconosce e garantisce in base all’articolo 2 della Costituzione. Senza la vita del resto, ogni altro diritto è destinato a decadere». [leggi tutto]

08 giugno 2007

OCCHIO AL DARFUR

Dopo le bugie di chi vuole negare il genocidio in Darfur, finalmente una valida iniziativa per monitorare via satellite quello che succede in ogni singolo villaggio: Eyes on Darfur

31 maggio 2007

VIDEO BBC AD ANNO ZERO: "SCIACALLAGGIO IN TV"

"Il battage pubblicitario che ha preceduto la messa in onda, questa sera su Rai Due, del video 'Sex crimes and the Vatican' ha gia' fatto chiarezza sulle reali intenzioni della trasmissione: fare sciacallaggio mediatico contro la Chiesa e il Papa". Lo scrive il Servizio Informazione Religiosa in una nota a firma di Franco Mugerli, presidente del Copercom, il coordinamento di 23 associazioni per la comunicazione con oltre due milioni di iscritti. Secondo il Sir, "questo filmato della Bbc, piu' che un'inchiesta, in realta' e' un video a tesi, non credibile, con grandi falsita', pretestuoso e pregiudizialmente ostile. E' troppo - si domanda la nota - chiedere al servizio pubblico di aiutare a ristabilire la verita'?". "Noi - spiega Mugerli - non abbiamo paura della verita'. Riteniamo la pedofilia un grave crimine contro l'umanita' e la Chiesa. Ma facciamo nostro quanto richiamato da papa Giovanni Paolo II ai vescovi americani: 'pur riconoscendo il diritto alla dovuta liberta' d'informazione, non bisogna consentire che il male morale divenga occasione di sensazionalismo'. In questo modo non si aiuta la ricerca della verita', ma al contrario si contribuisce alla perdita del senso morale della societa'". Il Copercom, ricorda il Sir, ha contribuito alla legge contro la pedopornografia anche a mezzo Internet. Sulla decisione di mandare in onda il video, e' intervenuto nei giorni scorsi Massimo Introvigne, sociologo della religione, che ha smontato pezzo a pezzo tutte le accuse contro il Vaticano e il Papa. "Il documentario - ha scritto su Avvenire - e' merce avariata: quando usci' fu subito fatto a pezzi dagli specialisti di diritto canonico, in quanto confonde diritto della Chiesa e diritto dello Stato. La Chiesa ha anche un suo diritto penale, che si occupa tra l'altro delle infrazioni commesse da sacerdoti e delle relative sanzioni, dalla sospensione a divinis alla scomunica. Queste pene non c'entrano con lo Stato, anche se potra' capitare che un sacerdote colpevole di un delitto che cade anche sotto le leggi civili sia giudicato due volte: dalla Chiesa, che lo ridurra' allo stato laicale, e dallo Stato, che lo mettera' in prigione". Entrando nello specifico, il prof. Introvigne denuncia che "il documentario afferma tre volte il falso: presenta come segreto un documento del tutto pubblico e palese; dal momento che il "cattivo" del documentario dev'essere l'attuale Pontefice, Benedetto XVI (per i laicisti il Papa buono e' sempre quello morto), non spiega che la 'De delictis gravioribus' firmata dall'allora cardinale Joseph Ratzinger come prefetto della Congregazione per la dottrina della fede il 18 maggio 2001 ha l'unico scopo di dare esecuzione pratica alle norme promulgate con la lettera apostolica Sacramentorum sanctitatis tutela, del precedente 30 aprile, che e' di Giovanni Paolo II; lascia intendere al telespettatore sprovveduto che quando la Chiesa afferma che i processi relativi a certi delicta graviora ('crimini piu' gravi'), tra cui alcuni di natura sessuale, sono riservati alla giurisdizione della Congregazione per la dottrina della fede, intende con questo dare istruzione ai vescovi di sottrarli alla giurisdizione dello Stato e tenerli nascosti". Per Introvigne, "al contrario, e' del tutto evidente che questi documenti si occupano del problema, una volta instaurato un giudizio ecclesiastico, a norma del diritto canonico, a chi spetti la competenza fra Congregazione per la dottrina della fede, che in questi casi agisce 'in qualita' di tribunale apostolico' (cosi' la Sacramentorum sanctitatis tutela), e altri tribunali ecclesiastici. Questi documenti, invece, non si occupano affatto - conclude il fondatore del Cesnur - delle denunzie e dei provvedimenti dei tribunali civili degli Stati". (AGI) - CdV, 31 mag.

14 maggio 2007

UN DONO CHE VALE UNA VITA


Scriviamo questo appello, concordato con l’ADMO (Associazione Donatori Midollo Osseo), per dare una speranza di farcela a Michela, che ha bisogno del nostro aiuto!

Vi preghiamo di diffondere questo messaggio a chiunque possiate, chiedendo di fare altrettanto.

Stiamo cercando con estrema urgenza un donatore di midollo osseo per Michela.

Michela è una ragazza di Asti di 35 anni e da un anno lotta contro un mieloma multiplo di terzo stadio, una forma di tumore del midollo osseo molto aggressiva. I medici che l’hanno in cura hanno detto che l’unica speranza di guarigione per lei è il trapianto di midollo osseo - cellule staminali. Dopo essersi sottoposta a varie chemioterapie e a due autotrapianti di cellule staminali, dovrà sottoporsi al trapianto definitivo entro marzo 2007 o al più presto!

Il tempo corre veloce…

VI PREGHIAMO DI AIUTARCI!

Dobbiamo trovare un donatore entro marzo 2007 o al più presto, poiché ad oggi nel mondo non è stato trovato nessuno con il midollo compatibile con quello di Michela!

BASTA UN SEMPLICE PRELIEVO DI SANGUE PER DIVENTARE UN POTENZIALE DONATORE DI MIDOLLO OSSEO - CELLULE STAMINALI E VERIFICARE LA COMPATIBILITA’!

DIVENTARE DONATORI DI MIDOLLO OSSEO è oggi un gesto davvero alla portata di tutti!

Oltre, infatti, alla modalità di donazione attraverso il prelievo diretto di midollo osseo, grazie al nuovo protocollo sulle donazioni, in Italia, a partire dal 2005, nella gran parte dei casi la donazione di midollo avviene attraverso il prelievo di cellule staminali da sangue periferico.

DONARE IL MIDOLLO PUÒ SALVARE UNA VITA E NON COSTA NULLA!

Migliaia di adulti e bambini in Italia e nel mondo soffrono di leucemia, mieloma e linfoma, e sono in trepidante attesa di trovare un donatore di midollo compatibile!

Con la speranza che il nostro appello non cada nel vuoto, vi ringraziamo di cuore!

Possono essere reclutati come potenziali donatori tutti coloro che, in buono stato di salute, hanno un età compresa tra i 18 ed i 35 anni. L' iscrizione al “Registro dei donatori di midollo osseo” viene effettuata dopo l'esecuzione della tipizzazione HLA, test eseguito su un comune prelievo di sangue, previo appuntamento, presso uno dei Centri di Prelievo autorizzati, senza prescrizione medica.

Per informazioni più dettagliate potete consultare il sito www.admo.it alla sezione la donazione” o chiamare il numero Admo Regionale 0761-223155 oppure il numero Admo Nazionale 02-39000855.

Per l’appuntamento rivolgersi ai seguenti centri di servizio di ematologia. Essendo questi i centri di riferimento per l’intera regione Lazio, i tempi di attesa per l’appuntamento sono piuttosto lunghi. Raccomandiamo pertanto di telefonare quanto prima!

D O N A Z I O N E D I M I D O L L O O S S E O - C E N T R I A U T O R I Z Z A T I

OSPEDALE S. EUGENIO

Piazzale dell’Umanesimo, 10 – Ospedale nuovo – Day hospital Clinica chirurgica (6° piano)

06.51002293 - 2550

POLICLINICO UMBERTO I

Via Chieti, 7

06.49976512

OSPEDALE S. CAMILLO-FORLANINI

Via Ramazzini, 15

06.65740283

OSPEDALE MILITARE del CELIO (esegue il servizio anche per non militari)

Via S. Stefano Rotondo, 4

06.777039152

Se non siete residenti nella Regione Lazio potete trovare l’elenco dei CENTRI DI DONAZIONE MIDOLLO OSSEO della vostra Regione consultando il sito www.ibmdr.galleria.it , alla voce “organizzazione”, sezione “cd”. Per qualsiasi altra informazione: www.undonoperlavita.com oppure manda un’e-mail a emanuelafilippetti@hotmail.com

11 maggio 2007

Family Day

piazza San Giovanni - Roma

sabato 12 maggio

dalle 15 alle 18

per tutti gli italiani
che credono nel ruolo sociale della famiglia

home page Family day

09 maggio 2007

Cina e Russia: "Mai Venduto Armi al Sudan"

(ASCA-AFP) - Pechino, 8 mag - Cina e Russia respingono le accuse di Amnesty International, secondo cui i due Paesi avrebbero rifornito di armi il Sudan per la guerra in Darfur. ''Si tratta di accuse infondate'', ha risposto stizzito Jiang Yu, portavoce del ministro degli esteri cinese . ''Il governo cinese ha sempre mantenuto un comportamento responsabile e severo sulla politica di esportazione delle armi, e non vende ne' esporta armi a Nazioni o regioni a cui la nazioni Unite hanno posto il divieto''. Freddo anche il Cremlino, che replica in modo secco all'organizzazione per il rispetto dei diritti umani: ''il Darfur non e' stato rifornito con nessuna delle nostra armi'', afferma il ministero degli esteri russo. ''La Russia osserva in modo rigoroso i provvedimenti e le decisioni delle risoluzioni Onu che vietano l'introduzione di armi in Darfur''. (Piu'Europa).

08 maggio 2007

Scritte e atti di vandalismo sulla cattedrale di Palermo

«Un fatto mai successo prima d'ora, un attacco ideologico alla Chiesa universale che in questi giorni viene presa di mira in Italia e in quasi tutto il mondo». Il riferimento è alle minacce rivolte nelle scorse settimane al presidente della Conferenza episcopale italiana, Angelo Bagnasco, e alla performance del comico Andrea Rivera, che dal palco del concerto del Primo maggio a Roma, ha pronunciato pesanti battute sul Papa e la Chiesa cattolica. Non si sono fatte attendere le reazioni delle istituzioni cittadine e regionali. Il presidente della Regione, Salvatore Cuffaro, punta il dito su «quanti si sono indignati per le motivate reazioni della Chiesa a certi attacchi rivolti al Santo Padre dal palco di piazza San Giovanni. La vergognosa frase contro Papa Benedetto XVI è la dimostrazione di come certi ambienti privi di qualsiasi riferimento morale e culturale possano facilmente essere influenzate da cattivi maestri capaci di diffondere soltanto la cultura del nulla e dell'odio». [leggi tutto]

Amnesty accusa: Cina e Russia dietro al massacro del Darfur

Nel testo del rapporto, il gruppo chiede al Consiglio di Sicurezza dell’Onu di rinforzare l’embargo sulle armi, emanato nel marzo 2005 e diretto ad entrambe le fazioni in guerra. Il coinvolgimento di Mosca e Pechino sarebbe provato da alcune fotografie che ritraggono jet militari cinesi di tipo “Fanfan” e russi, gli Antonov 26, nella zona di Nyala, vicino al teatro di guerra. Questi sarebbero usati per il bombardamento di zone densamente popolate da civili.

Il valore dell’investimento totale sarebbe di 45 milioni di dollari: 24 a Pechino e 21 a Mosca. Questo coinvolgimento, conclude l’organizzazione umanitaria, dimostra che “alcuni Stati, compresi membri dello stesso Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, permettono e partecipano all’ingresso di armi destinate al massacro dei civili in Darfur”. [leggi tutto]

Senatore Enrico Pianetta al Global Day

04 maggio 2007

Terrorismo ripetuto e pianificato

”No ehm riferito al Papa visto che stiamo in guerra… un po’ con tutti… in battaglia un po’ con tutti e per evitare le guerre voi dovete capire che il funerale a Welby non lo potevano fare perché hanno dovuto fare il funerale a Pinochet e a quello della banda della Magliana, ma è giusto così, ma che applaudite non avete capito niente è giusto così, vicino a Gesù Cristo chi c’erano due ladroni no?”

Questo e altro nell’intervento di Andrea Rivera un mese fa, alla manifestazione promossa da Emergency in piazza Navona a Roma il 31 marzo scorso (qui il video).

Ora veniteci a dire che questo non è terrorismo anticlericale e che gli organizzatori del primo maggio non sapevano che tali battute da fondamentalista ideologico sono nel suo repertorio come cavallo di battaglia.

I MARZIANI DI MARGHERITA E LA CREAZIONE

tratto da Antonio Socci

Prendiamo un simbolo del pensiero laico come lo scienziato Jacques Monod. Il suo famoso libro “Il caso e la necessità” – che fece epoca - intendeva spazzar via proprio la fede in Dio come non scientifica, riconducendo la comparsa della vita al gioco del caso e della necessità. Dunque è una voce al di sopra di ogni sospetto. Ebbene Monod afferma che secondo le leggi fisiche la vita “poteva” sbocciare, ma non “doveva”, anzi era estremamente inverosimile che si verificasse questa eventualità. La sua probabilità statistica era vicinissima allo zero, cosicché è assai verosimile che un tale “caso” si sia verificato solo una volta, sulla nostra terra. Sentiamo le sue parole: “se la comparsa della specie umana è stata un avvenimento veramente unico, come forse lo è stata la comparsa della vita stessa, ciò dipende dal fatto che, prima di manifestarsi, le sue possibilità erano quasi nulle. L’universo non stava per partorire la vita, né la biosfera l’uomo. Il nostro numero è uscito alla roulette”.

Paradossalmente queste espressioni entusiasmarono Joseph Ratzinger che le citò, in un libro sulla Genesi, trovandole in perfetta consonanza con l’idea ebraica e cristiana della libertà e della contingenza dell’uomo: “io non dovrei essere, ma sono. E Tu, o Dio, mi hai voluto”.

In effetti sebbene l’emergere della vita dai dati chimici e fisici fosse un evento statisticamente assai improbabile, quella minuscola possibilità sembra sia stata fortissimamente voluta da Qualcuno che ha fatto uscire alla roulette la serie esatta dei numeri della vita, fra miliardi di possibilità negative assai più probabili. Un’équipe di professori di Yale ha appurato che il tempo necessario perché delle reazioni chimiche casuali dessero vita a un semplice batterio unicellulare non solo supera l’età della Terra, che ha 4,5 miliardi di anni, ma perfino quella dell’universo (15 miliardi di anni). E stiamo parlando di un semplice batterio unicellulare. Secondo un altro scienziato, Fred Hoyle, credere che la prima cellula possa essersi formata da reazioni chimiche casuali è come credere che “un tornado infuriando in un deposito di sfasciacarrozze abbia messo insieme un Boeing”.[leggi tutto]

26 aprile 2007

IL GLOBAL DAY FOR DARFUR IN ITALIA



Conferenza stampa sulla situazione in Darfur
Ore 11:00 venerdì 27 Aprile 2007 alla Camera.

Domenica 29 Aprile: corteo dalle 10 alle 14.00 da Piazza Madonna di Loreto, Via dei Fori Imperiali, agli info points nei pressi del Colosseo con la mostra di "Una vignetta per il Darfur".

Per la prima volta in Italia, a Roma, in contemporanea con circa cinquanta Paesi nel mondo, si svolgerà il Global Day for Darfur, grazie all'impegno di Italian Blogs for Darfur, movimento per i diritti umani di cui fanno parte giornalisti, operatori sociali ed esponenti della società civile. Il conflitto in Darfur, nell'arco di quattro anni, ha provocato non meno di 300.000 morti, e ha costretto almeno due milioni di persone alla fuga, destinandole ad una vita da sfollati sia all'interno del Sudan, sia nei campi profughi in Ciad, circostanza che di fatto ha allargato il conflitto anche a questo paese confinante.
Solo assicurando ai cittadini italiani una corretta e completa informazione, possiamo sperare che le istituzioni si mobiliteranno, in tempi utili, per trovare una soluzione al conflitto in corso. Dal Gennaio 2007 l'Italia siede al Consiglio di Sicurezza ONU come membro non permanente e presiede, nella persona dell' On. Marcello Spatafora, ambasciatore dell'Italia presso l'ONU, la commissione per le sanzioni contro il Sudan ( http://www.un.org/sc/committees/1591/index.shtml). Ci aspettiamo quindi che il nostro Paese si adoperi al massimo per porre la questione del conflitto in Darfur all'ordine del giorno della Comunità Internazionale. Per denunciare tutto questo, il prossimo 29 aprile si terrà una manifestazione con partenza alle 10:00 da piazza Madonna di Loreto, lungo via dei Fori Imperiali fino al Colosseo alla quale hanno aderito i Radicali, l'Ugei (Unione Giovani Ebrei d'Italia), le componenti giovanili dei Verdi, le Acli.
Per esporre le ragioni della manifestazione del 29, per sollecitare i mass-media italiani a dare più informazione sul Darfur e per chiedere l'impegno del Parlamento e del Governo italiano, il 27 aprile, alla Camera, si terrà una conferenza stampa, alle 11,00. Saranno presenti gli organizzatori della manifestazione; Marco Beltrandi (Rnp), vice presidente della Commissione di vigilanza Rai, che ha presentato una mozione per chiedere alla Rai di informare di più sul conflitto in atto in Darfur; il Senatore Pianetta (FI), tra i promotori in Senato di un Ordine del Giorno riguardante il Darfur; Irene Panozzo, giornalista e scrittrice esperta di Sudan. Nel corso della conferenza verranno presentate le vignette realizzate da molte firme italiane, tra cui Staino, Vincino e Jacopo Fo, per Italian Blogs for Darfur e che saranno in mostra il 29 aprile nei pressi del Colosseo.

24 aprile 2007

Mons. Rabban: “la Chiesa in Iraq è in grande pericolo"

Gli ultimi attentati al nord, finora zona più sicura nel Paese, fanno scattare l’allarme. Mons. Rabban Al Qas "supplica" il Vaticano: “Intervenite, ormai i cristiani sono in grande pericolo ovunque”. Bilancio aggiornato del kamikaze nel villaggio di Tell-el-skop: almeno 10 i morti, tra i 140 feriti anche due suore domenicane. A Baghdad continua il “massacro” di cristiani e sciiti nel quartiere di Dora.

Erbil (AsiaNews) – Ci sono numerosi bambini e due suore domenicane tra i 140 feriti del kamikaze di ieri a Tell-el-skop, villaggio cristiano a nord-est di Mosul. La diffusione di attacchi suicida anche al nord dell’Iraq fa salire l’allarme tra i responsabili religiosi, che chiedono l’aiuto della Santa Sede. “Trovate una via, un modo per salvarci, la Chiesa in tutto l’Iraq è in grande pericolo, supplichiamo il Vaticano di muoversi e portare la nostra voce al mondo”. Sembra un ultimatum quello di mons. Rabban al Qas, vescovo caldeo di Amadiyah ed Erbil, che rilancia così tramite AsiaNews l’appello diffuso ieri dalle Chiese cattoliche irachene, allarmate per la feroce persecuzione dei cristiani in atto nel Paese.[leggi tutto]

Di seguito approfondimenti indispensabili per capire cosa sta succedendo tra tra Kurdistan, Iraq e Turchia:

Via crucis curda

L'esercito turco entra in Iraq


Turchia, assalto a editore cristiano: 3 morti

Appello dei vescovi: Salvate i cristiani irakeni

23 aprile 2007

Cina, il governo costringe all'aborto forzato 61 donne, anche incinte al nono mese

Youjiang (AsiaNews) – Continua la spietata campagna abortiva del governo cinese: il 17 aprile scorso, nella provincia meridionale del Guangxi, 41 donne sono state costrette ad abortire dalla polizia, che le ha trascinate in un ospedale locale per eseguire l’interruzione di gravidanza. Il giorno dopo, la stessa sorte è toccata ad almeno altre 20 donne.
Lo denuncia la China Aid Association (Caa), un'organizzazione non governativa con base negli Stati Uniti che opera per la libertà religiosa ed il rispetto dei diritti umani in Cina.
Secondo alcuni testimoni oculari, gli agenti della provincia hanno trasportato le donne dentro l’ospedale del Popolo nel distretto di Youjiang, dove è stato iniettato loro un farmaco abortivo. Gli agenti erano guidati dai funzionari dell’Ufficio per la pianificazione familiare nazionale. Nel giro di 24 ore, sono morti 61 feti.[continua]

18 aprile 2007

Darfur bombardato da finti aerei ONU


Il 17 aprile 2007 (NAZIONI UNITE) - Un rapporto non pubblicato delle Nazioni Unite rivela che il governo del Sudan sta trasportando in volo armi ed attrezzature militari pesanti in Darfur in violazione delle risoluzioni del Consiglio di sicurezza e gli aerei militari sudanesi sono pitturati bianchi per travestirli come le Nazioni Unite o velivoli dell’Unione Africana. In un caso, che il rapporto illustra con immagini in primo piano, le lettere “U.N.„ sono state applicate sull'ala di un aereo delle forze armate sudanesi, riverniciato di bianco che è parcheggiato su una pista militare in un aeroporto di Darfur. Le bombe custodite vicino da soldati, sono presenti nella foto a lato del velivolo. Il rapporto afferma che al contrario delle smentite dal governo sudanese, tali aerei di recente stanno partendo da tutti e tre egli aeroporti principali del Darfur e sono usati per sorveglianza e bombardamento aereo dei villaggi oltre che per il trasporto di armi. Il rapporto è stato compilato da una squadra di cinque persone responsabili di aiutare il comitato di sanzioni del Consiglio di sicurezza nel controllo della conformità alle risoluzioni per il Darfur. È stato reso disponibile da un diplomatico di una delle 15 nazioni del Consiglio di sicurezza, che crede che i risultati dovrebbero essere resi pubblici. Mentre il rapporto focalizza molto la sua attenzione sul governo sudanese, asserisce che il governo di Khartoum è inoltre colpevole di violazione delle risoluzioni del Consiglio di sicurezza, gli accordi di trattato di pace e dei diritti umanitari. Suggerisce un fissaggio dell'embargo di armi e di altre limitazioni su tutte le attività che coinvolgono le armi illecite. Il rapporto riguarda il periodo dal settembre 2006 al 12 marzo 2007. Il governo di Khartoum ha detto lunedì che accosentirebbe ad una forza di 3.000 ufficiali di polizia militare con sei elicotteri di attacco e l'altro supporto di logistica e di aeronautica. Incerto è se il Sudan alla fine farà cadere la sua resistenza ad una forza UN-Unione Africana di 21.000 unità per sostituire la forza africana dei 7.000 membri che non può porre freno alla violenza continua.
Commentando la “pittura” degli aerei, il segnalatore del rapporto ha dichiarato, “crediamo che l'uso di velivolo bianchi dal governo del Sudan costituisca un tentativo intenzionale di celare l'identità di questi velivoli, tali che da una distanza moderata assomigliano alle Nazioni Unite o agli elicotteri di AMIS Mi-8 utilizzati in Darfur„ Questo fatto ha inoltre compromesso il lavoro delle Nazioni Unite e l'unione africana. Travestendo tali velivoli, il governo stava consentendo ed a volte stava aiutando gli attacchi della gente contro le due organizzazioni messe da tali aerei in cattiva luce agli occhi della popolazione del Darfur.

13 aprile 2007

PIO XII benefattore degli Ebrei

Sulla questione Pio XII e Olocausto, distorta da 60 anni di marxismo e riesplosa in questi giorni, evito commenti personali, perché ritengo assurdo che ci siano pareri personali su una vicenda storica documentata. Lascio appunto che sia la storia, l’unica ad averne diritto, a commentare di seguito gli avvenimenti:

«L'elezione del cardinale Pacelli non è accettata con favore dalla Germania perché egli si è sempre opposto al nazismo»

Berliner Morgenpost (organo del movimento nazista), 3 marzo 1939.

«In una maniera mai conosciuta prima il papa ha ripudiato il Nuovo Ordine Europeo Nazionalsocialista. È vero che il papa non ha mai fatto riferimento al Nazionalsocialismo germanico per nome, ma il suo discorso è un lungo attacco ad ogni cosa che noi sosteniamo ed in cui crediamo ... Inoltre egli ha parlato chiaramente in favore degli ebrei»

Rapporto della Gestapo riportato nel servizio "Judging Pope Pius XII", Inside the Vatican, giugno 1997, p. 12.

«Essendo un amante della libertà, quando avvenne la rivoluzione in Germania, guardai con fiducia alle università sapendo che queste si erano sempre vantate della loro devozione alla causa della verità. Ma le università vennero zittite. Allora guardai ai grandi editori dei quotidiani che in ardenti editoriali proclamavano il loro amore per la libertà. Ma anche loro, come le università vennero ridotti al silenzio, soffocati nell'arco di poche settimane.
Solo la Chiesa rimase ferma in piedi a sbarrare la strada alle campagne di Hitler per sopprimere la verità.
Io non ho mai provato nessun interesse particolare per la Chiesa prima, ma ora provo nei suoi confronti grande affetto e ammirazione, perché la Chiesa da sola ha avuto il coraggio e l'ostinazione per sostenere la verità intellettuale e la libertà morale. Devo confessare che ciò che io una volta disprezzavo, ora lodo incondizionatamente».

Dichiarazione di Albert Einstein pubblicata da Time magazine, 23 dicembre 1940, p.40.

«Il Congresso dei delegati delle comunità israelitiche italiane, tenutosi a Roma per la prima volta dopo la liberazione, sente imperioso il dovere di rivolgere reverente omaggio alla Santità Vostra, ed esprimere il più profondo senso di gratitudine che anima gli ebrei tutti, per le prove di umana fratellanza loro fornite dalla Chiesa durante gli anni delle persecuzioni e quando la loro vita fu posta in pericolo dalla barbarie nazifascista».

Attestato delle Comunità israelitiche italiane che si trova al Museo della Liberazione in Via Tasso a Roma.

«Il clero italiano aiutò numerosi israeliti e li nascose nei monasteri e il Papa intervenne personalmente a favore di quelli arrestati dai nazisti».

Gideon Hausner procuratore Generale israeliano nel processo contro Eichmann, il 18 ottobre 1961.

«I ripetuti interventi dei Santo Padre in favore delle comunità ebraiche in Europa evocano un profondo sentimento di apprezzamento e gratitudine da parte degli ebrei di tutto il mondo".

Rabbino Maurice Perizweig, direttore del World Jewish Congress

«Quando il terribile martirio si abbattè sul nostro popolo, la voce dei Papa si elevò per le sue vittime. La vita dei nostro tempo fu arricchita da una voce che chiaramente parlò circa le grandi verità morali. ( ... ) Piangiamo un grande servitore della pace».

Golda Meir, 8 ottobre 1958

«Il mio parere è che il pensare che Pio XII potesse esercitare un influsso su un minorato psichico qual era Hitler poggi sulla base di un malinteso. Se il Papa avesse solo aperto bocca, probabilmente Hitler avrebbe trucidato molti di più dei sei milioni di ebrei che eliminò, e forse avrebbe assassinato centinaia di milioni di cattolici, solo se si fosse convinto di aver bisogno di un tale numero di vittime. Siamo prossimi al 9 novembre, giorno in cui ricorre il venticinquesimo anniversario della Notte dei Cristalli; in tal giorno noi ricorderemo la protesta fiammeggiante che Pio XII elevò a suo tempo. Egli divenne intercessore contro gli orrori che a quel tempo commossero il mondo intero»

Dichiarazione del gran Rabbino di Danimarca, dott. Marcus Melchior, riportata da KNA (agenzia di stampa danese), dispaccio n. 214, 5 novembre 1963


dossier: FAQ su PIO XII



Video intervista e appello di Suliman




Appello Urgente alla Stampa per il Darfur: uccisi a Khartum dieci uomini del Sudan Liberation Mouvement (SLM) – la situazione è drammatica.

Il 24 marzo 2007 la polizia di Beshir ha ucciso dieci uomini del Sudan Liberation Mouvement (SLM) che si trovavano a Khartum per curarsi di gravi ferite della recente (e non ancora finita) guerra del Darfur ed alloggiavano in un appartamento nel quartiere di Omdurman (vicino a cui si trova un importante ospedale, il più grande ospedale militare del Sudan).


Il tutto era iniziato il giorno prima (23/3/07) quando due poliziotti per ordine del Ministro degli Interni si erano recati davanti al palazzo dove –suddivisi in più appartamenti- abitano diverse decine di militanti dell’SLM, confluiti nella capitale sudanese dopo gli accordi di pace di Abuja del 5 maggio 2006, con lo scopo –come detto sopra- di curarsi. I poliziotti avevano aggredito verbalmente i due militanti che stavano di guardia al caseggiato dicendo loro che persone del Darfur non potevano vivere in un quartiere così benestante e che avrebbero dovuto sgombrare entro 24 ore! Passate le 24 ore, a mezzogiorno del 24 marzo, sono arrivate decine e decine di carri armati (sembra fossero 100, o forse addirittura più di 100; qualcuno ha detto che quel giorno Ondurman sembrava la Somalia) e dopo aver ucciso uno dei due uomini di guardia hanno attaccato l’intero caseggiato radendolo al suolo. Il tragico bilancio di questa vigliacca aggressione (dentro gli appartamenti c’erano uomini feriti, alcuni dei quali impossibilitati a muoversi) è stato di dodici morti, dieci militanti dell’SLM e due poliziotti, e decine e decine di feriti.
Il Presidente dell’SLM, Minni Minnawi, avvertito della strage che era avvenuta, ha subito cercato di mettersi in contatto con il Ministro degli Interni (dal momento che il presidente Beshir si trovava a Ryad per un incontro dei paesi arabi) ma non è stato possibile reperire né il Ministro né alcun altro.
Nei giorni seguenti ci sono state le retate: tutti i militanti dell’SLM -tranne il Presidente suddetto e pochissimi suoi collaboratori- sono stati incarcerati e tenuti dentro per una settimana dopo la quale una parte di loro è stata liberata, ma rimangono ancora in carcere circa 30 persone. Tutte le case del militanti dell’SLM sono state circondate da cordoni di polizia. Fra le persone ancora prive di libertà c’è il portavoce dell’SLM a Khartum, Al-Fadil Al-Tiyani, che si trova in questo momento con una gamba fratturata. Fra i militanti che sono al momento fuori del carcere lasciamo il recapito del Presidente degli studenti del Darfur nell’Università di Khartum, Mohammed ‘Abdurahman: 00249911632500.
Al momento la situazione è molto incerta e pericolosa per i militanti dell’SLM che si trovano a Khartum: quelli che non sono stati colpiti temono per la loro sorte prossima. Dopo questa strage a tradimento la “pace” che era stata stipulata circa otto mesi fa è ormai compromessa per sempre. E nel Darfur stesso la situazione è tragica e in progressivo peggioramento: dal maggio 2006 non è stato fatto assolutamente niente per i! milioni di persone che hanno riparato nei campi del Ciad (circa 400.000 famiglie) né per quelli che si trovano nei campi dentro al territorio stesso del Darfur: nel solo campo di Kalma, vicino a Nyala, ci sono più di 800.000 persone, e poche meno nei due campi vicino alla città di Al Fashir –Abushuk e Zamzam- ; oltre a diversi altri campi più piccoli raccolti intorno alle altre grandi città del Darfur. Degli 8 milioni di abitanti che il Darfur raggiungeva prima della guerra circa 5 milioni si trovano nei campi profughi fuori e dentro il Sudan, o sono espatriati o sono morti. Nei villaggi del Darfur non ancora rasi al suolo dalla violenza janjaweed unita ai bombardamenti non c’è tuttora alcuna sicurezza dal momento che ancora avvengono incursioni da parte degli stessi janjaweed che compiono razzie, violenze e assassinii. E negli stessi campi profughi –sia in Darfur che in Ciad- arrivano anche lì gli orrendi janaweed ad aggredire e violentare le donne che si allontanano per fare legna.
Così stanno le cose, e sono molto gravi. Il mondo non ne parla (c’è stata un’apertura di interesse due anni fa ma è durata poco e poi tutto ha taciuto). La notizia della strage di Ondurman l’ha data solo Al-Jezzira, e nessuna televisione occidentale l’ha ripresa. Io chiedo ai giornalisti italiani che si occupano delle notizie estere che diano ogni mese almeno due notizie sul nostro paese, il Darfur. Lo chiedo come rifugiato che ha avuto asilo politico in Italia nonché come Presidente dell’SLM in Italia e della Comunità Zagawa in Italia. Lo chiedo anche perché l’Italia –fra tutti i paesi d’Europa- è quello con il più alto numero di rifugiati politici provenienti dal nostro martoriato paese. Dò a mia volta la disponibilità ad incontrare il vostro giornale per interviste, approfondimenti, recapiti di persone più informate sulle notizie dell’ultim’ora:
Suliman Ahmed:
cell: 3487937982 e-mail: kois2778@maktoob.com

Fonte: Flipnews

PIANETTA (FI), BENE BAYROU "LA CINA RISPETTI L'ONU"


(AGI) - Roma, 12 apr. - Il candidato alle presidenziali Francois Bayrou "ha fatto bene a chiedere il boicottaggio dei giochi di Pechino 2008 nel caso la Cina non riveda le sue posizioni verso il Sudan, che sta perpetrando un genocidio in Darfur".
Lo ha detto il senatore di Forza Italia e segretario della commissione esteri del Senato, Enrico Pianetta, che ha lanciato un appello alla societa' civile e alla politica italiana affinche' si facciano "promotrici di un'azione ferma e decisa verso Pechino e i suoi governanti". "Anche oggi", ha continuato il senatore, "abbiamo letto che in quell'area vi sono sistematici attacchi da parte delle bande armate da Khartum, che bruciano interi villaggi". (AGI)

11 aprile 2007

Mappa delle atrocità nel Darfur


WASHINGTON (Reuters) - Il motore di ricerca Google e l'Holocaust Memorial Museum americano hanno lanciato ieri un progetto di mappatura online per fornire quelle che il museo definisce prove delle atrocità commesse nella regione del Darfur, nel Sudan occidentale.

Oltre 200.000 persone sono state uccise nel Darfur dal 2003 e parte di questa carneficina, definita dagli Stati Uniti il primo genocidio del secolo, è stata monitorata da Google Earth, il servizio di mappatura del motore di ricerca (http://earth.google.com).

Utilizzando immagini ad alta risoluzione, gli utenti possono zoomare sul Darfur per vedere oltre 1.600 villaggi distrutti o danneggiati, fornendo quella che l'Holocaust Museum dice essere una prova del genocidio . Il governo del Sudan nega che questo genocidio sia stato compiuto.

Inoltre, il sistema rende visibili i resti di oltre 100.000 case, scuole, moschee ed altre strutture distrutte dalla milizia janjaweed nel Darfur, dalle forze sudanesi ed altri gruppi.

"Quando si tratta di rispondere di genocidio, la documentazione nel mondo è terribile. Speriamo che questa importante iniziativa con Google renda molto più difficile ignorare chi ha più bisogno di noi", ha detto in una dichiarazione la direttrice dell'Holocaust Museum Sara Bloomfield.

"Crisi nel Darfur" è la prima delle "Iniziative di mappatura di prevenzione genocidi" del museo, che punta a fornire informazioni sui potenziali genocidi in anticipo nella speranza che governi ed altri possano agire tempestivamente per prevenirli.

In questa immagine tratta da Google Earth sono mappati alcuni villaggi distrutti ognuno dei quali è contrassegnato da una fiammella rossa.

Per scaricare dal sito dell'Holocaust Memorial Museum il software che permette di vedere tale mappatura clicca qui.

10 aprile 2007

Messaggio pasquale del Papa: richiamo al Darfur

"Guardo con apprensione alla condizione in cui si trovano non poche regioni dell'Africa: nel Darfur e nei Paesi vicini permane una catastrofica e purtroppo sottovalutata situazione umanitaria; a Kinshasa, nella Repubblica democratica del Congo, gli scontri e i saccheggi delle scorse settimane fanno temere per il futuro del processo democratico congolese e per la ricostruzione del Paese; in Somalia la ripresa dei combattimenti allontana la prospettiva della pace e appesantisce la crisi regionale, specialmente per quanto riguarda gli spostamenti della popolazione e il traffico di armi; una grave crisi attanaglia lo Zimbabwe, per la quale i ve scovi del Paese, in un loro recente documento, hanno indicato come unica via di superamento la preghiera e l'impegno condiviso per il bene comune."
[leggi tutto]

03 aprile 2007

La Cina offre al Sudan legami militari più forti.


(BEIJING) - la Cina ed il Sudan hanno accosentito a rinforzare i legami militari, cooperazione a dir poco discutibile tra i due paesi amici, mentre alcune nazioni occidentali cercano l'intervento dell’ONU per fermare il massacro in Darfur. Gli Stati Uniti ed altre nazioni occidentali hanno cercato di pressare il Sudan nell'accettare i peacekeepers delle Nazioni Unite per fermare la violenza nella provincia occidentale, dove le milizie sostenute dal governo stanno combattendo contro le forze ribelli. Le forze dell’Unione Africana non riescono ad arrestare i massacri e domenica scorsa degli uomini armati non identificati hanno ucciso cinque peacekeeper dell’UA.

Purtroppo la Cina, che compra molto petrolio del Sudan e controlla il veto sulle risoluzioni dell’ONU, ha rifiutato l’intervento dei caschi blu senza il permesso di Khartoum. Intanto il ministro della difesa cinese Cao Gangchuan lunedì ha dichiarato:“I rapporti militari fra la Cina ed il Sudan si stanno sviluppando uniformemente a lungo” Cao ha inoltre aggiunto che la Cina vuole sviluppare ulteriormente la cooperazione militare fra i due paesi in ogni sfera. Washington ha lungamente criticato la Cina che come membro permanente del Consiglio di sicurezza non sta usando il suo influsso economico per premere il Sudan affinché permetta lo schieramento delle forze ONU in Darfur. Un'agenzia di U.N. la scorsa settimana ha segnalato che il Sudan è l'obiettivo più grande per l'investimento cinese in Africa.

02 aprile 2007

Verso la santità

Parla la suora miracolata da Giovanni Paolo II. ''Avevo il parkinson e sono guarita''

"È stata come una seconda nascita": con queste parole Marie-Simon-Pierre, la suora francese miracolosamente guarita dal morbo di Parkinson grazie all'intercessione di Giovanni Paolo II ha raccontato la sua esperienza, in una conferenza stampa svoltasi ieri ad 'Etoile a Puyricard, una cittadina vicina ad Aix en Provence. Sorridente, un pò emozionata, la religiosa è uscita oggi allo scoperto dopo che due giorni fa i giornali francesi avevano pubblicato il suo nome, finora tenuto segreto.[leggi tutto]

27 marzo 2007

DI.CO.? Lo dice la legge!

>>>L'usciere: "Dica".

>>>

>>> Signora: "Di.Co.".

>>>

>>> "Dica, dica pure!".

>>>

>>> "Gliel'ho detto: Dico!".

>>>

>>> "Che fa, la spiritosa? Io sto 'a lavora' Signora... che deve fa'?".

>>>

>>> "La Dichiarazione di Convivenza".

>>>

>>> "Ah, si, il PACS".

>>>

>>> "... DICO".

>>>

>>> "Dica...".

>>>

>>> "Dico, non Pacs: si chiama DICO!!!".

>>>

>>> "Ah, pensa te... Eccole il modulo.".

>>>

>>> "E dopo che l'ho compilato che devo fa'?".

>>>

>>> "Vediamo un po'... ecco: articolo 3, deve darne comunicazione all'altro convivente".

>>>

>>> "E che cosa gli comunico, scusi? Che conviviamo? Credo lo sappia già..."

>>>

>>> "Signora mia cara, mica l'ho fatta io la Legge. Qui c'è scritto chiaramente che glielo deve comunicare. Legga: 'mediante raccomandata con avviso di ricevimento'. La legge parla chiaro!".

>>>

>>> "Cioè, mi faccia capire bene: io devo andare alla posta e spedire una raccomandata a casa mia?".

>>>

>>> "Si, al suo convivente".

>>>

>>> "E se lui non c'è, quando viene il postino?".

>>>

>>> "Beh, lei è la convivente, no?".

>>>

>>> "Certo!".

>>>

>>> "E allora può firmare lei la ricevuta".

>>>

>>> "Cioè io firmo di ricevere una lettera spedita da me al mio indirizzo. Ma non le pare assurdo?".

>>>

>>> "Signora mia bella, quello che pare a me non conta niente...".

>>>

>>> "E la ricevuta che ho firmato?".

>>>

>>> "Quella se la riprende il postino. Poi gliela rispediscono al suo indirizzo".

>>>

>>> "Così io ricevo una ricevuta firmata da me in cui io dichiaro di aver ricevuto una lettera che mi sono spedita io al mio indirizzo... e se non arriva la ricevuta di ritorno?".

>>>

>>> "Può fare reclamo dichiarando di non aver mai ricevuto la ricevuta che lei ha firmato per una lettera raccomandata che si è spedita al suo indirizzo.......... ma intanto compili il modulo che la fila è lunga...

>>>

>>> Avanti il prossimo!

>>>

>>> Dica, signore.".

>>>

>>> "Dico!".

>>>

>>> "Aridaje...."

22 marzo 2007

Per l’Onu l’aborto selettivo delle femmine non va condannato

E’ ufficiale: per la Commissione sullo status delle donne (Csw), l’organismo delle Nazioni Unite che si occupa dell’“uguaglianza di genere” e della situazione femminile nel mondo, l’aborto selettivo delle bambine, responsabile della sparizione di decine di milioni di femmine dalle statistiche demografiche cinesi, indiane e di altri paesi asiatici, non è cosa da meritare un’esplicita e inequivocabile condanna.
Riunita a New York per la propria sessione annuale dal 26 febbraio al 9 marzo, con all’ordine del giorno l’“eliminazione di tutte le forme di discriminazione e violenza contro giovani donne e bambine”, la Commissione ha bocciato la richiesta avanzata dalla delegazione americana perché fosse inserito nel documento finale un chiaro divieto di infanticidio e di aborto finalizzato alla selezione del sesso del nascituro.

È bastato che alcune delegazioni occidentali manifestassero la preoccupazione che il divieto di aborto per la selezione del sesso potesse introdurre limiti nelle pratiche di fecondazione assistita e nell’interruzione volontaria di gravidanza...[leggi tutto]

19 marzo 2007

12/5 "Più Famiglia" in piazza S. Giovanni a Roma


ROMA - Sabato 12 maggio: è questa la data del Family day, la giornata della mobilitazione cattolica per la famiglia. La scelta del mese di maggio, che a qualcuno potrebbe sembrare troppo lontana, non è affatto casuale: infatti, tra la Pasqua e il ponte del 25 il mese di aprile sembra «inutilizzabile» e così i movimenti, anche per prendersi il tempo necessario a mobilitare più di centomila persone da portare in piazza, hanno scelto maggio. Un appuntamento che sottolineerebbe, nelle intenzioni degli organizzatori del Family day, l'universalità e la laicità dell'iniziativa del cattolicesimo italiano. Al punto che già negli anni scorsi il Forum delle associazioni familiari aveva proposto che venisse istituzionalizzata come festività nazionale. La metà di maggio avrebbe anche il vantaggio di tenere il Family day al riparo dalla concorrenza mediatica (nonché dal rischio di strumentalizzazione politica) delle elezioni amministrative e, in particolare, del ballottaggio. Il 24 e il 25 maggio, inoltre, si svolgerà a Firenze una conferenza promossa dal Governo per varare un piano nazionale per la famiglia.
La notizia, è stata ufficializzata da Daniele Nardi, il portavoce del Forum delle Associazioni Familiari. I rappresentanti delle associazioni cattoliche - da Azione cattolica a Comunione e liberazione, dalle Acli a Rinnovamento nello Spirito, da Sant’Egidio ai Neocatecumenali - hanno anche approvato un manifesto a sostegno della famiglia che comincia con le parole “Il bene della famiglia è il bene del Paese”. Scopo primario della convocazione - arrivata nei giorni scorsi ai vertici dei movimenti - è l'approvazione della bozza del Manifesto stilata da un gruppo ristretto di giuristi capitanati da Giuseppe D'Agostino, il quale ha fatto capire che la macchina organizzativa è pronta per entrare in azione a pieno regime: «Il testo del manifesto è già stato mandato in giro agli altri colleghi - ha spiegato -. Domani (oggi, n.d.r.) si apporteranno, come si prevede, eventuali aggiustamenti e inserimenti. Il Manifesto deve tenere conto delle sensibilità diverse esistenti tra i movimenti». Ma cosa c’è scritto nella bozza del documento? Il testo, particolarmente sobrio, ribadisce che la famiglia è un bene «umano universale», non «specificamente religioso». Va da sé che la difesa della cellula fondamentale della società spetta a tutti «gli uomini di buona volontà». Trasversalmente. Il giurista cattolico non ha mancato di richiamare alla mente la Carta: «I riferimenti alla Costituzione, all'articolo 29, sono di una chiarezza cristallina. La famiglia è una ed è formata da un padre, una madre e dei figli. Ha ragione Cacciari quando dice che dietro ai Dico c'è solo un obiettivo ideologico, vale a dire il riconoscimento del matrimonio omosessuale». E la Cei? Dalle retrovie, i vertici della Conferenza Episcopale Italiana vedono di buon occhio la manifestazione di piazza San Giovanni anche se preferiscono lasciare il campo libero ai laici ai quali spetta l'organizzazione del «Family day». Il neo-presidente dell’Episcopatoa Cei, monsignor Angelo Bagnasco, in una intervista a Famiglia Cristiana aveva messo in luce che le «manifestazioni pacifiche e rispettose, per affermare pacificamente le proprie convinzioni, qualunque esse siano, costituiscono il sale della democrazia. Ma, ripeto, ci si deve comportare in modo assolutamente sereno e non aggressivo, senza portare in piazza uno stile da guerra fredda».
La manifestazione si intitolerà «Più famiglia» e si svolgerà nel pomeriggio del 12 maggio a piazza San Giovanni a Roma. La coreografia ipotizzata è un'allegra invasione di palloncini e passeggini in piazza San Giovanni, a Roma, all'insegna ovviamente della difesa della famiglia.
“Speriamo di riempire piazza San Giovanni”. E’ questo l’auspicio del presidente del Forum delle famiglie Giovanni Giacobbe.
“La nostra sarà una manifestazione laica di promozione della famiglia - ha scandito Giacobbe, auspicando la presenza di almeno centomila persone in piazza - il manifesto che abbiamo approvato oggi sulla famiglia ha dei richiami espliciti agli articoli 29, 30 e 31 della Costituzione e la nostra posizione è una posizione laica di ancoraggio alla Costituzione”. Per il presidente del Forum delle associazioni familiari «non si tratta di una manifestazione spettacolare, ma di una occasione per chiedere politiche a sostegno della famiglia».
Giacobbe precisa inoltre che «il family day non è una risposta né alla manifestazione gay di piazza Farnese e nemmeno al ddl sui Dico. La famiglia - ha aggiunto - è una e una soltanto ed è un valore universale». Alla domanda se il family day è stato incoraggiato anche dal Vaticano, Giacobbe ha risposto: «Non c'è nessun intervento diretto ma siamo lieti se la nostra azione incontrerà l'appoggio anche del Papa». Infine il presidente del Forum ha escluso la partecipazione di vescovi e in questo ha sottolineato che si tratta di una «manifestazione diversa da quella avvenuta in Spagna» perché «non è una questione politica, il Governo non c'entra nulla; la nostra azione - ha concluso - propone la difesa della famiglia».
Ieri, davanti a Benedetto XVI in visita al carcere minorile di Casal del Marmo, il Guardasigilli Clemente Mastella (che nei giorni scorsi aveva annunciato la sua partecipazione ad un eventuale Family day) aveva parlato proprio della famiglia come “pietra angolare della società, niente affatto superata da una malintesa modernità e soprattutto valore comune tra Stato e Chiesa”.
Poi, ritornando più tardi sulla questione Dico, durante il pomeriggio di ‘Domenica In’ Mastella aveva addirittura rilanciato l’ultimatum: “Se il Governo dovesse porre la fiducia sul disegno di legge sulle coppie di fatto, ma mi pare non lo faccia, io voterei contro e mi dimetterei per motivi di coerenza”.

15 marzo 2007

Le cover di John Lennon per la popolazione del Darfur



Si intitolerà "Instant Karma: The Campaign to Save Darfur", l'album che verrà pubblicato il prossimo 12 giugno e i cui ricavati andranno in favore dei progetti che Amnesty International sta portando avanti a sostegno della popolazione del Darfur (Sudan). La compilation conterrà varie cover di canzoni di John Lennon eseguite da artisti del calibro di REM, Aerosmith, The Cure e Green Day.

Gli U2 saranno presenti con la cover proprio del pezzo che da il titolo all'interno album, Istant Karma.

Lo slogan di questo disco è appunto "compra un disco, salva una vita!". Il sito di riferimento è 'Instantkarma.org'.

12 marzo 2007

Gli assassini di Careggi

Ciao a tutti,

dobbiamo chiarire bene la questione del bimbo sopravvissuto all'aborto all'ospedale di Careggi, a Firenze, e spiegare perchè ci sono gli estremi per un'azione penale.

1. Leggiamo sui giornali che il piccolo è stato assistito solo dopo venti minuti dalla nascita. E' omissione di soccorso? Spieghiamo.
Come avviene un aborto dopo i primi 90 giorni? Come un parto indotto. Vengono provocate le contrazioni, c'è il travaglio e la donna partorisce. Il feto, immaturo, non sopravvive al parto, e nasce morto, oppure muore subito dopo la nascita. Sì, perchè se viene espulso vivo, non si può più parlare di aborto, ma di nascita. Di grande prematuro.
Cosa succede quando nasce un grande prematuro? Succede che il medico non può perdere tempo a cercare il battito o a vedere se respira. Quando i grandi prematuri nascono sono ovviamente piccolissimi, i loro polmoni sono chiusi, il battito cardiaco può essere molto lento e difficile da trovare. Si potrebbero perdere minuti preziosi: intanto che cerchi il battito, il cervello non si ossigena e si danneggiano irreparabilmente centinaia di migliaia di neuroni. Allora il neonatologo dovrebbe rianimare di prassi, in questi casi. Se la rianimazione non dà effetti, allora non c'è niente da fare, e si lascia che muoia, o si verifica che sia già morto.
Nel caso del Careggi, invece il piccolo non solo non è stato rianimato, ma non ha avuto assistenza per venti, lunghissimi e decisivi minuti dopo la nascita: se lo avessero assistito, visto che si è dimostrato tanto forte da sopravvivere per altri sei giorni, sarebbe sopravvissuto?
"Siamo stati chiamati dall'ostetrica 20 minuti dopo la nascita del bambino e solo allora siamo intervenuti. Il piccolo fino a quel momento è rimasto senza assistenza. Forse se non avessimo tardato sarebbe potuto sopravvivere". Lo dichiara Firmino Rubaltelli, che dirige il reparto di terapia intensiva neonatale del Careggi, lo ha detto al Corriere e al Foglio. "Fino a quando il piccolo è rimasto fra noi, prima del trasporto al Meyer dovuto alla mancanza di posto nel nostro reparto, ha ricevuto cure normali, non straordinarie. Solo farmaci per aprire i polmoni e facilitare la respirazione. Non so per quale motivo hanno aspettato prima di chiamarci". (dal Corriere di oggi).
Si dice che non si vuole che nascano bambini handicappati. Cioè noi abbiamo deciso che gli handicappati è meglio che non ci siano, che non vivano. Allora decidiamo di non rianimare più chiunque abbia un ictus, un'ischemia o un infarto. Ma anche i sopravvissuti ad incidenti stradali, per esempio. Lasciamo crepare tutti quelli che stanno in coma (chissà come staranno quando si risveglieranno), e via dicendo.
Noi vogliamo sapere cosa succede nei reparti di neonatologia degli ospedali italiani. E vogliamo sapere come viene applicata la 194. Perchè da tempo si dice che i sopravvissuti agli aborti tardivi (non chiamiamoli terapeutici, per favore) vengono lasciati morire senza assistenza. Sono voci, racconti, che nessuno si è preso la briga di andare a verificare. Ma che sono trapelati anche dagli articoli di questi giorni, per esempio dall'iniziativa del San Camillo a Roma, in cui la ginecologa Scassellati ha dichiarato che nel suo reparto chi fa un aborto tardivo firma un "consenso informato" per non far rianimare il piccolo, qualora sopravvivesse. Sia chiaro: qua non c'entra l'autodeterminazione della donna o la 194. Questa è storia da codice penale.
In questo modo, con un "consenso informato" di questo tipo, si scarica tutto il peso sulla donna, senza darle il tempo di essere informata come potrebbe. E infatti leggiamo oggi sul Corriere che l'iniziativa della Scassellati non era stata approvata da nessun comitato etico dell'ospedale, e che "E' un infanticidio. Staccare la spina a un neonato malformato che sopravvive a un aborto terapeutico non è altro: un infanticidio.", lo dichiara Claudio Donadio, direttore del dipartimento materno-infantile del San Camillo. Leggiamo sul Corriere che la direzione dell'ospedale definisce l'iniziativa della Scassellati "di particolare gravità" e annuncia l'apertura di un'inchiesta interna.

2. Bisogna verificare se c'è stata una violazione della 194. Vediamo perchè.
Per la legge nei primi 90 giorni di gravidanza non è reato abortire se lo si fa per motivi di salute della donna, motivi economici, sociali, etc. Dopo i primi 90 giorni lo si può fare in caso di pericolo per la vita della madre, oppure se il feto ha malformazioni tali da mettere in pericolo la salute fisica o psichica della madre (non si fa se il feto è malformato, ma se la malformazione del feto mette in pericolo la salute della madre. Può sembrare un giro di parole, ma non lo è. La legge non è eugenetica). Ma se il feto ha possibilità di vita autonoma, allora la donna può abortire solo se c'è pericolo per la sua vita, e non per la sua salute.
Ad esempio: se la donna ha un'ipertensione che le fa rischiare la vita (pericolo di vita) , allora può abortire, ma se scopre che il figlio è handicappato e va in depressione (pericolo per la salute) non può abortire. Non solo: in questi casi si ha il dovere di rianimare il feto, se sopravvive. Nel caso del bambino del Careggi c'era possibilità di vita autonoma (22 settimane di gravidanza, la possibilità c'è, lo si sa a priori) e secondo la 194 si poteva procedere con l'aborto solo se fosse stata in pericolo di vita la madre.
Quando il feto ha possibilità di vita autonoma? Questo la legge non lo dice. Perchè non c'è un termine che si possa stabilire per legge, anche se è ovvio che a tredici settimane non sopravvive, mentre a 30 si. Di fatto, adesso il 40% dei nati a 23 settimane sopravvive. E sopravvivono anche a 22, chiaramente in percentuale minore.
Possibilità di vita autonoma significa che la gravidanza è a un punto tale che il feto può nascere vivo. La 194, in pratica, dice che a una donna che rischia la vita si può indurre il parto a qualsiasi settimana di gestazione, per salvarla, e si deve far di tutto per salvare anche il bambino.
Su Il Foglio troverete tutto. Entro domani manderemo i links agli articoli illustrativi.
Faremo a stretto giro una "e-campagna". Vogliamo che siano rispettate le leggi dello stato (la 194 in particolare e il codice penale in genere), e vogliamo sapere cosa succede negli ospedali italiani.

Buona giornata

Assuntina Morresi
http://www.stranau.it

15 febbraio 2007

RAPPORTO SULLE CRISI DIMENTICATE 2006

Mercoledì 14 febbraio a Roma, Medici senza Frontiere ha presentato il rapporto annuale sulle crisi dimenticate, con un interessante analisi dello spazio dedicato da quotidiani, periodici e telegiornali italiani alle crisi umanitarie. Sono intervenuti Gianfranco De Maio (Direttore della comunicazione di MSF), Andrea Pontiroli (Ufficio stampa di MSF) e Mirella Marchese (Osservatorio di Pavia). De Maio ha illustrato una nuova iniziativa di MSF: “Dimmi di più” una newsletter per conoscere chi c'è dietro a guerre e povertà e chiedere ai direttori di quotidiani e TG un'informazione che sia più completa su questi temi. A questo riguardo Andrea Pontiroli e Mirella Marchese hanno illustrato l’attenzione dedicato nel 2006 da giornali e televisioni alle crisi umanitarie.
Per quanto riguarda la stampa gli articoli inerenti a tematiche e contesti geografici relativi a crisi umanitarie sono stati classificati in relazione alla testata di pubblicazione

Osservando le tabelle 2 e 3, salta all’occhio il primato della stampa cattolica, Avvenire e Famiglia Cristiana, quanto ad attenzione alle tematiche umanitarie. Per quanto riguarda i quotidiani, Avvenire ha il maggior numero assoluto di uscite (2035) Tra i periodici, Famiglia Cristiana, Panorama, L’Espresso e Il Venerdì di Repubblica sono i più attenti alle crisi umanitarie. Se si considerano solo gli articoli veri e propri, Famiglia Cristiana (137) è al primo posto, seguita da Panorama (109), L’Espresso (97) e Il Venerdì di Repubblica (62).
Si è poi proceduto a un confronto tra i primi dieci quotidiani, ovvero quelli più attenti alle crisi umanitarie in generale, e tra i tredici periodici pesi in considerazione, in base all’effettiva copertura delle “crisi dimenticate”.

Osservando le tabelle 4 e 5, si può notare come,tra i dieci quotidiani, il più attento alle crisi dimenticate risulta essere Avvenire, seguito, a distanza, da Il Manifesto. Tra i periodici, i più sensibili alle “crisi dimenticate” risultano essere Famiglia Cristiana, L’Espresso e Panorama.

Per quanto riguarda in particolare il Sudan e il Darfur il rapporto evidenzia che una nuova escalation di violenza da parte di tutti i gruppi armati nei confronti della popolazione civile e degli operatori umanitari ha ulteriormente peggiorato la situazione in Darfur. Due milioni di persone sono costrette a vivere nei campi sfollati, in condizioni di vita estremamente precarie, mentre il peggioramento delle condizioni di sicurezza da diversi mesi a questa parte (con numerosi attacchi alle organizzazioni umanitarie) ha reso di fatto impossibile l’accesso ad alcune popolazioni. La stampa italiana ha dedicato al Sudan, in particolare al Darfur, 255 articoli (di cui ben 93 si limitavano a trafiletti o brevi), ma meno della metà analizzano specificamente le condizioni di vita della popolazione, le cause del conflitto e le violenze nei confronti dei civili. Leggermente più numerosi sono gli articoli riconducibili al dibattito internazionale e in particolare al dibattito sull’invio di una forza ONU. Infine, molti articoli (48) analizzano le dinamiche degli aiuti italiani al paese, confermando una certa tendenza da parte dei media nazionali a parlare di contesti di crisi solo laddove riconducibili a eventi e / o personaggi italiani.


Per quanto riguarda i network televisivi nel confronto tra Rai e Mediaset, il network che risulta aver dedicato più notizie a eventi/contesti di crisi nel corso del 2006 è la Rai. I principali notiziari del servizio pubblico hanno dedicato il 13,4% delle loro notizie complessive (titoli esclusi) alle Crisi, così come intese in questo rapporto, mentre Mediaset nel 2006 ha messo in onda il 7,9% di “notizie Crisi”.



Un confronto più articolato ci viene consentito dal dato per rete (Tabella 3). Se consideriamo i dati aggregati per le singole reti, si vede come Rai Tre, con il 16,2% delle notizie, è l’emittente che dedica un maggior numero di servizi a eventi e situazioni di crisi, seguita da Rai Uno con il 13,4% e da Rai Due con l’11,2%.Le reti Mediaset, come già osservato nella distribuzione per network, fanno registrare valori più bassi, con una differenza minima nel dato che riguarda Rete 4 e Canale 5, rispettivamente il 9,5% e il 9,2%, e con Studio Aperto fanalino di coda con il 5,5% di servizi dedicati alle Crisi.
Oltre alla top ten individuata da Médicins Sans Frontières, MSF Italia ha voluto volgere la sua attenzione ad altri contesti di crisi considerati dimenticati, in particolare l’Angola, il Ciad e il Darfur. L’attenzione dei principali tg italiani nel corso del 2006 su questi tre contesti si è così focalizzata: Angola 3 notizie, di cui 1 sul colera, 1 sull'uccisione di un missionario e 1 sullo sminamento.
Ciad 3 notizie, di cui 1 anticipazione di un TG2 Dossier dedicato alla guerra civile, 1 notizia sugli scontri tra ribelli e forze governative e 1 sui disordini e sull'apprensione per gli italiani che risiedono nel paese.
Darfur 12 notizie che vertono sulla malaria (1 sola), la fame, e in buona parte sul genocidio. Si dà anche visibilità alle iniziative dei volontari/delle agenzie che si impegnano per il paese.

A breve pubblicherò anche il video della presentazione.

08 febbraio 2007

STORIA DI TERESA BENEDETTA

Ringrazio Assuntina Morresi per avermi segnalato questa storia nella sua newsletter. Difficile descrivere le emozioni che mi ha lasciato, quello che posso dire è che dopo averla letta tutta fino in fondo griderete forte con gli occhi lucidi: “Grazie a Dio”.

STORIA DI TERESA BENEDETTA

Mi chiamo Elisabetta, sono sposata da quindici anni con Goffredo ed insieme abbiamo avuto nove figli, di cui quattro in cielo e cinque viventi.
Posso dire che il Signore in quindici anni di matrimonio ci ha sempre sostenuti, protetti ed affiancati, ma nell’ultima gravidanza si è manifestato a noi e ai nostri figli veramente con “braccio potente”.
A luglio del 2002 ci trovavamo in vacanza al mare, quando trascorsa la prima settimana ho incominciato ad avere il sospetto di essere di nuovo incinta.
Velocemente ho fatto il test di gravidanza, ed ho potuto verificare che non mi ero sbagliata.
L’idea di poter abbracciare di nuovo un altro bambino mi riempiva di gioia, ma quella di dover aspettare nove mesi mi rattristava, perché nelle precedenti gravidanze avevo avuto sempre minacce di aborto; pensare di dover di nuovo mettermi in poltrona non mi piaceva affatto.
Dato che stavo al mare, ho incominciato a star ferma sotto l’ombrellone. Mio marito, che ama leggere i libri dei santi, presso la biblioteca comunale aveva preso un libro che raccontava la storia di Edith Stein, un’ebrea convertita al cristianesimo che è morta nei campi di concentramento ad Auschwitz.
Come potete immaginare, storia molto “allegra” e “divertente” che avrei voluto tranquillamente evitare di conoscere, ma mio marito ogni tanto mi riferiva qualche fatto accaduto nella vita di questa santa.
Per cui mi è rimata impressa in mente la foto della stessa vestita da suora che stava sulla copertina del libro. [leggi tutto]

30 gennaio 2007

Darfur: il presidente dell'UA non sarà il tiranno Bashir

E iniziato ieri ad Addis Abeba, in Etiopia, il più importante meeting dei paesi aderenti all’Unione Africana che la storia ricordi, non tanto per le adesioni quanto per l’importanza e la drammaticità degli argomenti trattati. Darfur e Somalia gli argomenti principali del meeting, ma anche strategie di sviluppo, rispetto dei diritti fondamentali e uno sguardo alle crisi del medio-oriente. Questa la facciata pubblica del meeting, dietro le quinte però sono state diverse le diatribe tra i vari capi di stato, prima fra tutte quella riguardante il nodo della presidenza dell’Unione Africana che vedeva il Sudan rivendicare tale ruolo ma che, vista la sua partecipazione attiva al conflitto in Darfur, rischiava di spingere all’uscita dall’UA il Ciad e la Repubblica Centro Africana, mentre i ribelli del Darfur avevano minacciato che una tale evenienza gli avrebbe spinti a considerare le truppe dell’Unione presenti nel loro territorio come nemici. Solo in serata si è arrivati al compromesso di eleggere il Ghana evitando così spiacevoli quanto pericolose ripercussioni. [leggi tutto]

27 gennaio 2007

Rai Due cosette contro l'eutanasia


Cinema, televisione, giornali e blogs, tutti parliamo solo di eutanasia ma dei malati che vogliono vivere e che non hanno l’assistenza adatta per farlo non parla mai nessuno, tranne in questo caso Rai Due. Una volta tanto la tv di stato ci sorprende positivamente, nella rubrica del tg2 dieci minuti, Mario Melazzini medico e malato di sclerosi laterale, dice chiaramente che l’eutanasia è abbandono e istigazione al suicidio.

Dossier Melazzini:

Intervista su Famiglia Cristiana

Intervista a Tempi

Intervista Avvenire

Lettera Melazzini

16 gennaio 2007

Piccole dittature crescono

Per ogni dittatura che finisce ne spuntano fuori tante altre nuove. Il Venezuela è pronta a raccogliere l’eredità cubana nel promuovere una nuova dittatura mascherata da socialismo.

Intanto sul fronte africano Elisa Arduini ci illumina sulle vere intenzioni dittatoriali del governo sudanese.

Con la stessa ferocia nel nostro continente, proprio nella capitale dell’Unione Europea, un nuovo tipo di tirannia da parte della dittatura relativista si prepara ad attuare nuove forme di sterminio.

04 gennaio 2007

Il dogma di Welby e il dogma di Saddam

A cavallo di Natale sono state compiute le due esecuzioni più eclatanti del 2006.Welby è stato giustiziato dal noto medico Mario Riccio con il bene placito del vuoto legislativo dello stato italiano. Saddam è stato giustiziato da un anonimo boia, secondo la sentenza di legge della cosiddetta “democrazia irachena”. Chi condanna entrambe le esecuzioni dimostra logica e coerenza a dispetto delle religioni ideologiche, chi invece ne rifiuta una sola e applaude l’altra dimostra tutta l’ipocrisia di chi riesce a piangere da un occhio solo, professando folli dogmi ideologici senza un minimo di razionalità.

Già perché se è ipocrita chi afferma contemporaneamente che l’eutanasia è inumana e invece è giusta la condanna a Saddam, tanto più lo è anche chi afferma l’esatto contrario e cioè che è giusto concedere il diritto all’eutanasia e allo stesso tempo dice no alla pena di morte. Per questi ultimi sembra che esista un dogma contro la morte e quindi a favore della sacralità della vita ma solo finchè non subentra un secondo dogma laicista apparentemente più importante: quello della libertà individuale. Infatti secondo tale comandamento relativista nel caso di eutanasia e aborto la liberta individuale prevale sulla sacralità della propria vita o di quella dell’individuo portato in grembo.

Non pensiate comunque che quello della libertà individuale sia il dogma più importante di questo delirio laicista, infatti per questa nuova religione ideologica anche la libertà individuale passa in secondo piano quando un regime dittatoriale la opprime. A detta di questi nuovi profeti, metà politici e metà new-age, nessuno può intervenire per rovesciare una dittatura, perché in questo caso prevale un altro dogma laicista, quello del pacifismo verso i paesi con cui si fanno affari economici.Cerchiamo quindi di ricapitolare questi nuovi comandamenti con un ragionamento che è a dir poco contorto:

1) non può essere ucciso nessuno anche se feroce dittatore

2) deve essere ucciso qualcuno se la sentenza arriva dalla libertà dell’individuo

3) anche se tale libertà individuale fosse negata con violenza da un feroce dittatore non gli si potrebbe dichiarare guerra e ucciderlo, a meno che non sia lui stesso a decidere di morire oppure sua madre durante i primi mesi del concepimento.

Sembrano le regole di morra cinese, il gioco di forbice, carta e sasso. Invece purtroppo non è uno stupido gioco, ma il nuovo irrazionale codice dogmatico della dittatura relativista.