25 gennaio 2008

01 gennaio 2008

INIZIA MISSIONE ONU-UA, SOLO 800 CASCHI BLU

El Fasher, 31 dic. (Ap) - La missione di pace congiunta Onu-Ua ha preso ufficialmente il via oggi nella regione sudanese del Darfur, ma il numero dei caschi blu presenti sul terreno lascia prevedere che non avrà immediate ripercussioni sulle condizioni di sicurezza dell'area. La forza Onu-Ua (Unamid) ha assunto il comando dell'operazione dall'Amis, la missione di pace dell'Unione africana presente in Darfur dal 2004, ma rivelatasi inadeguata per mezzi e risorse finanziarie a disposizione. La cerimonia ha avuto luogo nel nuovo quartier generale dell'Unamid a El Fasher, capitale del Darfur del Nord. Nel suo intervento, il comandante dell'Amis, Martin Agwai, si è tolto il berretto verde dell'Unione africana per indossare quello blu delle Nazioni Unite, diventando di fatto il comandante di Unamid. Lo stesso hanno fatto i peacekeeper africani. Se e come funzionerà, però, rimane da vedere. Ufficialmente, i mezzi sia finanziari che militari a disposizione di Unamid sono maggiori di quelli di Amis. Ma il condizionale è d’obbligo, visto che nonostante i ripetuti appelli da parte del segretario generale delle Nazioni Unite Ban ki-Moon, nessun paese membro ha ancora fornito i mezzi di trasporto e gli elicotteri da combattimento senza i quali mantenere il controllo del territorio in Darfur, regione vasta come la Francia e con pochissime strade asfaltate, è impossibile.

Ma c’è dell’altro: il dispiegamento della forza sul terreno è andato molto a rilento e molti paesi non hanno ancora detto quante truppe daranno alla forza internazionale. Questo potrebbe rendere inefficace la missione. “Se dobbiamo avere un impatto reale sulla situazione sul terreno entro la prima metà del 2008”, ha avvisato Ban ki-Moon, “i dispiegamenti devono avvenire molto più velocemente di quanto non sia stato finora”. Una volta a pieno regime, la forza di pace sarà formata da 20.000 militari e 6.000 agenti di polizia. Oggi, sono 9.000 i peacekeeper presenti in Darfur, di cui 7.000 sono gli ex caschi verdi dell'Amis, altri 800 sono caschi blu inviati di supporto nelle ultime settimane e 1.200 sono poliziotti.

Ma il capo delle operazioni di pace in Sudan Jean-Marie Guehenno (nella foto) ha avvertito che la missione potrebbe essere un fallimento. "Rischiamo di andare avanti con il dispiegamento di una forza che non farà la differenza, che non avrà la capacità di difendersi e che comporta il rischio di umiliazione?" ha chiesto Guehenno al Consiglio di sicurezza a fine novembre. Thomas Cargill, un esperto di Africa dal Chatham House di Londra, ha detto che UNAMID potrebbe fare la differenza se è in grado di dispiegare pienamente le forze e se avrà il giusto sostegno. "Ma questi sono due grandi" se "," ha detto. "Lo scollamento tra ciò che i membri permanenti del Consiglio di sicurezza affermano di voler fare nel Darfur e di ciò che sta succedendo è molto ampia".
Il portavoce dell'Ua, Noureddine Mezni, ha annunciato per metà gennaio l'arrivo di altre truppe, ma non ha saputo precisare l'entità dei contingenti in arrivo. "Ci vorranno mesi" prima di poter avere tutti i peacekeeper sul terreno, ha aggiunto. Mezni ha quindi ribadito l'urgenza di avere a disposizione i mezzi logistici, in particolare 24 elicotteri, necessari per muoversi in una regione grande quanto la Francia e priva di infrastrutture. "In un'area come il Darfur, della grandezza della Francia, non saremo in grado di adempiere in maniera appropriata al nostro incarico sprovvisti di questi mezzi - ha sottolineato - ci appelliamo alla comunità internazionale e a quanti possono garantirci questi mezzi il prima possibile".