Grazia Canu, medico anestesista, lavora nel reparto dell’Ospedale di Sassari in cui Nuvoli è stato ricoverato per un anno, ed è una delle poche persone ad averlo visto di recente: «Da quando è stato dimesso sono andata a casa sua a trovarlo, ma l’ultima volta mi è sembrato fortemente depresso». Anche per questo la dottoressa Canu non crede che abbia davvero voglia di morire: «Ricordo che ero di guardia la notte in cui Welby morì; andai da Giovanni e lo trovai molto agitato a causa della notizia. Si calmò solo quando lo rassicurammo, dicendogli che qui nessuno gli avrebbe staccato la spina. Per almeno due volte – spiega l’anestesista – Giovanni avrebbe potuto morire rifiutando trasfusioni e antibiotici, ma decise di continuare a vivere».
La dottoressa Canu non è l’unica a nutrire perplessità sulla vicenda: «Occorre ribadire – afferma Adriana Cosseddu, docente di Diritto penale all’Università di Cagliari e membro del direttivo locale di Scienza & Vita – che è esclusa dal nostro ordinamento la legittimità di una condotta che abbia come effetto la soppressione della vita umana, anche se motivata dal far cessare pesanti sofferenze, o fosse anche tenuta in ragione di un eventuale consenso del titolare della vita stessa. Che il diritto alla vita sia indisponibile – continua la giurista – si evince dall’articolo del Codice penale che punisce l’omicidio del consenziente. Nel nostro ordinamento la tutela della vita sussiste in quanto bene meritevole di protezione in sé, e non in base al valore che alla propria vita potrebbe essere riconosciuto da ciascuno. Si aggiunga che sono punibili l’istigazione o l’aiuto al suicidio: viene cioè sanzionato l’indurre in altri la determinazione al suicidio, ovvero una condotta che punta a suscitare un proposito prima inesistente, o a rafforzarlo, o ancora ad agevolarne l’esecuzione. Del resto – conclude la Cosseddu – se è vero che la Costituzione nei "Rapporti etico-sociali" tutela il diritto alla salute, ancor prima tutela il diritto alla vita, annoverato tra i "diritti inviolabili" che la Repubblica riconosce e garantisce in base all’articolo 2 della Costituzione. Senza la vita del resto, ogni altro diritto è destinato a decadere». [leggi tutto]
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