16 maggio 2006

Quei principi non negoziabili

Il presidente della Cei, in apertura della 56esima assemblea generale dei vescovi italiani, invita i Poli ad una ''dialettica costruttiva e rispettosa sui problemi del Paese e sul referendum''
Nella foto il cardinal Ruini (Infophoto)Roma, 15 mag. (Adnkronos/Ign) - I temi della famiglia, della vita, del ruolo della Chiesa ma anche l'economia, la politica - con un appello al dialogo tra i Poli - e le questioni di stringente attualità come la polemica legata al best-seller di Dan Brown 'Il Codice da Vinci'. E' un intervento a 360 gradi quello del presidente della Cei, cardinale Camillo Ruini, in apertura dei lavori della 56esima assemblea generale dei vescovi italiani.



E anche se spesso l'impegno della Chiesa in difesa di determinati valori etici ''è mal tollerato e visto come una debita intromissione nella libera coscienza delle persone e nelle autonome leggi dello Stato'', essa non può per questo ''tacere o sfumare'' le proprie posizioni, in particolare rispetto a quelli che ''il Papa ha denominato principi non negoziabili''.

Ancora un 'no' fermo, poi, ''ai tentativi di dare un improprio e non necessario riconoscimento giuridico a forme di unione che sono radicalmente diverse dalla famiglia, oscurano il suo ruolo sociale e contribuiscono a destabilizzarla''.

Ruini chiede inoltre, data la grave crisi demografica del nostro Paese che mette a rischio la successione delle generazioni, che la famiglia diventi la vera priorità nazionale. Su tale questione, ha spiegato il cardinale, ''occorre concentrare, al di là delle divisioni politiche ed ideologiche, uno sforzo comune, ciascuno secondo le responsabilità che gli sono proprie''.

Il presidente della Cei ha poi schierato la Conferenza episcopale italiana a fianco di quelle spagnola e polacca nell'opposizione alla risoluzione del 18 gennaio del Parlamento di Stasburgo relativa all'omofobia. Tale risoluzione se da una parte, ha detto, ''respinge giustamente gli atteggiamenti di discriminazione, disprezzo e violenza verso le persone con tendenze omosessuali'', su un altro versante ''sollecita anche un'equiparazione dei diritti delle coppie omosessuali con quelli delle famiglie legittime, chiedendo ai Paesi membri - sia pure in maniera non vincolante, una revisione delle rispettive legislazioni nazionali''.

Nel contesto dell'impegno della Chiesa in difesa della vita umana dal suo concepimento alla morte naturale si colloca anche ''il rifiuto dell'aborto, delitto abominevole, la cui gravità si va purtroppo oscurando nelle coscienze di molti ma che rimane un atto intrinsecamente illecito che nessuna circostanza, finalità o legge umana potrà mai giustificare''. Allo stesso modo la Chiesa, ha detto, oppone il suo rifiuto all'eutanasia e ''all'utilizzo di embrioni umani''.

Quindi il presidente della Cei ha augurato al nuovo Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, ''di poter essere, come il suo predecessore, punto di riferimento e fattore di unità sicuro e comunemente apprezzato, nel solco - come ha scritto il Papa nel suo telegramma - degli autentici valori umani e cristiani che costituiscono il mirabile patrimonio del popolo italiano''.

Non mancano riferimenti alla situazione politica italiana con un invito al dialogo fra centrosinistra e centrodestra per affrontare i problemi del Paese e anche il confronto sul prossimo referendum sulla riforma costituzionale. Ruini ha rilevato come il governo che si formerà avrà in uno dei due rami del Parlamento ''una maggioranza assai ristretta''. ''In questa situazione - ha proseguito il cardinale - diventa ancor più importante e indispensabile, per il superiore interesse del Paese, che entrambi gli schieramenti politici, ciascuno nel proprio ruolo e tenendo conto della misura del consenso ricevuto, non si arrestino nelle contrapposizioni, ma cerchino piuttosto di dar vita a una dialettica costruttiva e davvero reciprocamente rispettosa''.

Il presidente della Cei è tornato poi a chiedere la ''parità effettiva'' per le scuole cattoliche.

Quindi un'analisi dell'economia italiana che sta finalmente dando ''segni di ripresa''. ''Le capacità produttive e la cosiddetta competitività del 'sistema-Italia - ha spiegato Ruini - e quindi l'incremento dell'occupazione, devono fare i conti, oltre che con il condizionamento che eserciterà per molto tempo la situazione complessiva della finanza pubblica, con alcuni ben noti problemi, con questioni come quella delle risorse energetiche - per le quali purtroppo l'Italia si trova in condizioni di massima dipendenza - delle infrastrutture, del degrado di vaste aree territoriali, che ci è stato ancora una volta tristemente ricordato da una frana che ha distrutto una famiglia ad Ischia il 30 aprile''. ''Riguardo a questi problemi deve maturare seriamente e diffondersi con rapidità nelle nostre popolazioni una consapevolezza che finora sembra mancare, insieme ad un'operosa assunzione di responsabilità da parte delle autorità politiche e amministrative''.

Il porporato ha sottolineato la necessità che la nuova legislatura presti grande attenzione allo sviluppo del Meridione, anche in questo campo, ha aggiunto, occorre uno sforzo ''condiviso'', proprio ''perché nel Meridione si ritrova buona parte delle possibilità di un futuro più dinamico del nostro Paese''.

Ruini ha toccato nel corso della prolusione, anche il tema delle persecuzioni religiose; il cardinale ha preso spunto dalla vicenda il don Andrea Santoro, il sacerdote della diocesi di Roma assassinato a Trebisonda in Turchia il 5 febbraio scorso. In varie parti del mondo, ha detto il cardinale, i ''i cristiani pagano con la vita, oltre che con molteplici vessazioni, il prezzo della loro fede''; oppure ''la Chiesa è comunque impedita di esercitare liberamente la propria missione'' e ''in questi ultimi tempi il nostro pensiero va in particolare alla situazione della Cina''. ''Né - ha aggiunto Ruini - possiamo dimenticare coloro ai quali è proibito, perfino con la minaccia della morte, di farsi cristiani''. Di fronte a queste persecuzioni c'è bisogno di ''una precisa assunzione di responsabilità'' anche da parte di ''Stati e organismo internazionali che pongono a proprio fondamento il riconoscimento dei diritti umani''.

Mentre ''in Iraq e in Afghanistan, nonostante i significativi passi compiuti per realizzare legittimi assetti istituzionali, la situazione concreta si è ulteriormente complicata e aggravata e le forze italiane hanno dovuto pagare un nuovo e pesante contributo di sangue''. Il cardinale ha quindi ricordato i nomi dei militari italiani caduti a Nassiriya il 27 aprile: Nicola Ciardelli, Carlo De Trizio, Franco Lattanzio e Enrico Frassinito oltre al soldato rumeno. E i due alpini caduti a Kabul, Manuel Fiorito e Luca Polsinelli.

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