Con Pio XII aspettarono ad attaccarlo post mortem.
L'argomento fu il suo presunto tacere sullo sterminio degli ebrei. Con Benedetto XVI hanno cominciato subito a trattarlo da antisemita. Prima il "Nazi-Ratzi" scritto sui muri e la definizione fintamente scherzosa di "Pastore tedesco", dove tedesco sta per qualcosa di hitleriano inevitabilmente connesso con il dna del Papa bavarese. Ieri nuova dose. Repubblica ha pubblicato questo titolo in prima pagina: Quei silenzi di Ratzinger(chiaro no?). L'Unità fa di peggio: Un Papa revisionista. Non ci sarebbe nulla di male nell'aggettivo, ma nel settore dei lager significa imparentarlo con chi minimizza l'Olocausto.
Infatti l'Unità gli fa dire con un gran titolo: "Opera di un gruppo di criminali". Così il Papa spiega la Shoa> Indecente. Ratzinger entra con il capo chino ad Auschwitz, prega, si commuove, si rivolge a Dio dicendogli: "dov eri?". Condanna senza annacquamenti quel crimine obbrobrioso e chi lo ideò.
E questi invece: il silenzio, dimentica, assolve.
La materia dell'accusa è questa: il Pontefice avrebbe assolto il popolo tedesco, addossando la colpa del genocidio a un manipolo di mascalzoni. Il resto sarebbero vittime, tedeschi compresi. Mi permetto di dire: non è così. Trascrivo: < (Io) figlio del popolo tedesco - figlio di quel popolo sul quale un gruppo di criminali raggiunse il potere mediante promesse bugiarde, in nome di prospettive di grandezza, di ricupero dell'onore della nazione e della sua rilevanza, con previsioni di benessere e anche con la forza del terrore e dell'intimidazione, cosicché il nostro popolo poté essere usato ed abusato come strumento della loro smania di distruzione e di dominio. Sì, non potevo non venire qui>.
Dice una verità terribile. Hitler mostrò il nazismo come una promessa di felicità. Tale e quale Lenin coi proletari russi. L'uomo e i popoli con nazismo e comunismo sono diventati strumenti (colpevoli certo) di progetti infami. Le masse aderiscono, ma non sanno bene a che cosa.
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