16 maggio 2006

Il Codice da Perdi


il fascino della verità è più forte di quello dell'illusione

CITTÀ DEL VATICANO. Non poteva mancare, nella prolusione del cardinale Ruini, il protagonista delle polemiche di questi giorni: Dan Brown, con il suo «Codice da Vinci». Il presidente della Cei gli ha riservato una lunga parentesi. Il porporato non si è unito a quanti vedono nelle invenzioni, ambiguamente fatte passare per verità storiche, un attacco diretto ideologicamente al cristianesimo, e in particolare alla Chiesa cattolica.

Ma ha voluto leggere in termini di opportunità lo scandalo: «Le mode editoriali e cinematografiche, oggi in particolare quella riguardante il cosiddetto Codice da Vinci, mostrano a loro volta la necessità e offrono l'occasione di un'opera capillare di catechesi, e prima ancora di informazione storica». La Chiesa deve utilizzare queste discussioni per fare chiarezza, «usufruendo anche delle attuali tecniche e metodologie di comunicazione», per aiutare la gente comune, i non specialisti, cioè quelli che non sono in grado di difendersi culturalmente, «a distinguere con chiarezza i dati certi delle origini e dello sviluppo storico del cristianesimo dalle fantasie e dalle falsificazioni, che hanno primariamente uno scopo commerciale».

Il motivo centrale è quello - riuscito - di fare soldi; ma come effetto collaterale, ha rilevato il presidente della Conferenza Episcopale, queste falsificazioni «costituiscono anche una radicale e del tutto infondata contestazione del cuore stesso della nostra fede, a cominciare dalla croce del Signore». Non è un fenomeno nuovo, e infatti «certamente, già il Nuovo Testamento conosce la tendenza ad andare dietro alle favole, piuttosto che dare ascolto alla testimonianza della verità, ma è difficile sottrarsi alla sensazione che il grande successo di lavori come “Il Codice da Vinci” abbia a che fare con quell'odio, o quel venir meno dell'amore per se stessa che, come osservava l'allora Cardinale Ratzinger si è insinuato nella nostra civiltà».

Era l’attuale pontefice, Benedetto XVI che scriveva: «Nella nostra società attuale grazie a Dio viene multato chi disonora la fede di Israele, la sua immagine di Dio, le sue grandi figure. Viene multato anche chiunque vilipendia il Corano e le convinzioni di fondo dell'Islam. Laddove invece si tratta di Cristo e di ciò che è sacro per i cristiani, ecco che allora la libertà di opinione appare come il bene supremo, limitare il quale sarebbe un minacciare o addirittura distruggere la tolleranza e la libertà in generale». Ruini ha concluso la parentesi invitando a «non cedere al pessimismo: alla fine il fascino della verità è più forte di quello dell'illusione, e di verità la nostra gente oggi ha una grande sete».

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