«Vinco con l’Under e poi vado al Newcastle»
Giuseppe Rossi, italiano d’America che gioca in Inghilterra, è stato ceduto in prestito dal Manchester United: «Ma ora segno all’Islanda»
Dall’inviato
Rinaldo Boccardelli
REYKJAVIK - Ironia della sorte, Giuseppe Rossi ha saputo di essere stato ceduto in prestito al Newcastle dentro il piccolo aereo dell’Under 21 fermo a far rifornimento nell’aeroporto di... Newcastle, prima di riprendere il volo per Reykjavik ( «dove ho firmato e rispedito per fax il contratto»
ammette divertito). Di Pablito ha l’aria tranquilla e la stazza fisica non certo trascendentale. Ma anche gli occhi furbi e veloci di chi è rapido di pensiero, soprattutto in zona gol.
Ecco un altro signor Rossi che si profila nella storia del calcio italiano. Un ragazzo di 19 anni dalla vicenda umana curiosa e affascinante, che di Paolo Rossi sa solo (ma lo sa molto bene) che è passato come un uragano sui mondiali dell’82 vincendoli da capocannoniere, con 6 gol in 3 partite. Lui, Giuseppe, di gol in Premier League ne ha segnato solo uno, ma già fanno 4 se ci mettiamo quelli nelle coppe. Perchè il giovane signor Giuseppe Rossi fino all’altro giorno ha giocato nel Manchester United, non in una squadra qualsiasi, ed ora minaccia una marea di gol accanto a Martins nel Newcastle, ceduto in prestito con la benedizione di Ferguson che lo adora ( «almeno potrà giocare con continuità, ma poi torna qui» ) e con la clausola scritta, riservata solo ai big, che quando il Newcastle calerà all’Old Trafford, Rossi non sia in campo da avversario. E perchè sia finito lì fa parte di una storia che inizia molto lontano: in America.
Diciannove anni ma già tanto da raccontare.
«Sono nato nel New Jersey, Stati Uniti, ma papà Fernando è di Chieti e mamma Cleonilde di Isernia. Si sono conosciuti negli States e nell’87 sono arrivato anch’io.
Dunque, primi calci a stelle e strisce.
«Sì, praticamente da subito, nei Clifton Stallions, suona bene, anche se nessuno li conosce».
Poi il Parma. Come è successo?
«Che tornando in estate per le vacanze, ho frequentato una scuola calcio estiva. Qualcuno mi ha notato e segnalato al Parma. Mi hanno chiamato per un provino. Preso».
Cinque anni e 205 gol dopo (tante sono le reti messe a segno da Rossi nelle giovanili del Parma fino alla primavera), si presenta qualcuno del Manchester United.
«Sembrava uno scherzo e invece era vero. Mi avevano visto negli europei under 17 e fatto seguire a Parma. L’offerta per la società gialloblù era buona e così a soli 17 anni mi sono trasferito a Manchester».
E con la famiglia?
«Io e mio padre siamo diventati dei trasvolatori, mia madre e mia sorella Tina sono rimaste in America, ma ogni volta che è possibile ci riuniamo».
Calcio inglese e calcio italiano.
«Quello british è più veloce, più atletico. Quello italiano più tecnico e tattico».
L’impatto con gli inglesi, i giocatori che ha più ammirato.
«L’Old Trafford ti dà una carica eccezionale, Scholes e Giggs due fenomeni, ho cercato di rubare loro qualche segreto. Scholes mette la palla dove vuole, Giggs ha un dribbling ubriacante».
E del signor Paolo Rossi cosa sa?
«Molto, ho visto in televisione i suoi gol mondiali, mio padre mi ha raccontato abbastanza. Sarebbe fantastico seguire le sue orme».
Qualcuno è perplesso. Questo Giuseppe Rossi è bravino ma troppo piccolo, esile.
«Rispondo che nel mondo ci sono campioni acclarati di ogni dimensione. E alla fine i più forti di tutti sono i più piccoli: Maradona, Messi, lo stesso Del Piero non è così alto».
L’obiettivo inglese.
«Giocare tanto e segnare altrettanto».
E quello italiano.
«Vincere l’europeo con la maglia dell’Under 21 e sognare in grande, la maglia della nazionale maggiore, poter giocare insieme a gente cone Totti e Pirlo, Gattuso».
Tifoso del...
«Milan. Sono cresciuto a pane, Gullit e Van Basten. Ero in America e la domenica mattina, per via del fuso orario, io e mio padre non ci perdevamo una partita del campionato italiano. Milan soprattutto».
Un paio di gol sfiorati nell’amichevole dell’Under a Grosseto.
«Almeno uno dovevo metterlo dentro. Forse l’ho conservato per l’Islanda».
Ma quando pensa in campo, lo fa in inglese o in italiano?
«Curiosamente, quando gioco in Inghilterra penso in italiano e quando gioco in Italia ragiono in inglese. Ma quando c’è da esultare o da sfogare qualche malumore mi esce in italiano ».
Oltre il calcio?
«La famiglia, qualche bel film, una mangiata con gli amici».
In Inghilterra?
«Sì, ma rigorosamente in ristoranti italiani doc, testati in precedenza».
Tutti gli ingredienti giusti per decollare nel calcio che conta in questo concentrato di Abruzzo-Molise, Usa, Parma e Manchester. A 19 anni il signor Rossi ne ha già fatta di strada, in tutti i sensi. Magari è anche fidanzato.
«Certo, si chiama Maria e sta a Parma. Baci».
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