25 giugno 2006

Febbre da primo compleanno


Causa febbre alta Pechenito ha passato il suo compleanno solo con mamma, papa, nonna e zia.
La festa è rimandata a sabato prossimo con parenti e amici, siete tutti invitati!

23 giugno 2006

Accordo tra governo sudanese e una delle fazioni della guerriglia

AFRICA/SUDAN - Accordo tra governo sudanese e una delle fazioni della guerriglia per assicurare condizioni di sicurezza nel Darfur. Si tratta ancora per l’invio di una forza internazionale nella regione

Khartoum (Agenzia Fides)- Non si può inviare una forza di pace internazionale in Darfur, la regione dell’ovest del Sudan, nella quale da anni è in atto una sanguinosa guerra civile, senza il consenso del governo sudanese. Lo ha dichiarato il Vice Segretario generale delle Nazioni Unite, Jean Marie Guehenno al termine di una missione a Khartoum. Guehenno è a capo di una missione congiunta dell’ONU e dell’Unione Africana con lo scopo di valutare i bisogni di una futura forza internazionale nel Darfur. Anche il Segretario Generale dell’ONU Kofi Annan aveva ribadito che le Nazioni Uniti non vogliono imporre quello che apparirebbe come un potere coloniale a un Paese membro.
L’invio di una forza militare internazionale per proteggere la popolazione civile è sponsorizzato dall’ONU , dagli Stati Uniti e da diversi Paesi occidentali. Khartoum si oppone e propone l’invio di un forte contingente del nuovo esercito sudanese, formato anche da elementi della ex guerriglia del sud Sudan. In base alle intese firmate nel 2005 dal governo sudanese e dal Movimento di Liberazione del Popolo Sudanese (SPLM), vengono integrati nell’esercito regolare sudanese una parte dei combattenti del SPLM. Il nuovo esercito dovrebbe garantire una maggiore imparzialità nei confronti delle diverse fratture etniche e religiose che attraversano il Paese.
Mentre la comunità internazionale e il governo sudanese continuano a dibattere per l’invio di una missione di pace nella tormentata regione, è stato raggiunto un accordo per migliorare le condizioni di sicurezza nell’area tra l’esecutivo di Khartoum e la fazione dei ribelli del Darfur che all’inizio di maggio aveva sottoscritto un’intesa di pace (vedi Fides 5 maggio 2006).
La nuova intesa è stata raggiunta con la mediazione del governo olandese che ha promesso di fornire aiuti per la ricostruzione del Darfur nel momento in cui le condizioni di sicurezza lo permetteranno. L’accordo è stato sottoscritto dalla fazione dell’Esercito di Liberazione del Sudan (SLA) guidata da Minni Arcua Minnavi. Questi appartiene all’etnia zaghawa, che rappresenta l’8% della popolazione del Darfur. L’etnia zaghawa è divisa tra il SLA e il Movimento per la Giustizia e l’Eguaglianza, che non ha però firmato gli accordi di maggio e che chiede un Darfur autonomo. Minni, che si era autoproclamato Segretario Generale del SLA, aveva preso il potere nel movimento estromettendo il rivale interno, Abd el Wahab. Da allora le due fazioni del SLA si affrontano militarmente, aggiungendo violenza alla violenza. Infatti, nonostante la tregua sottoscritta a maggio, le milizie filogovernative “janjaweed” continuano ad attaccare la popolazione civile.
Il conflitto rischia di allargarsi al confinante Ciad dove oltre 200mila abitanti della regione vivono in campi per rifugiati. I “janjaweed” infatti conducono incursioni in territorio ciadiano contro i campi di rifugiati, da dove, peraltro, i movimenti ribelli attingono nuove reclute da inserire nelle proprie fila. (L.M.) (Agenzia Fides 23/6/2006 righe 38 parole 490)

Esportazioni di armi dalla Cina


Secondo un rapporto diffuso oggi da Amnesty International, dietro una cortina di segretezza la Cina sta rapidamente emergendo come uno dei più grandi e irresponsabili esportatori di armi.

Le armi cinesi stanno contribuendo ad alimentare conflitti brutali, criminalità e gravi violazioni dei diritti umani in paesi quali Sudan, Nepal, Myanmar e Sudafrica. Il rapporto rivela il possibile coinvolgimento di aziende occidentali nella produzione di alcuni tipi d’armamento.

Pechino definisce la propria politica di autorizzazione all’export di armi “cauta e responsabile”, ma la realtà non potrebbe essere più diversa. La Cina è l’unico paese, tra i grandi esportatori di armi, a non aver sottoscritto neanche uno degli accordi multilaterali che vietano il trasferimento di armi che potrebbero essere usate per commettere gravi violazioni dei diritti umani.

L’export cinese di armi, la cui stima si aggira almeno intorno a un miliardo di dollari l’anno, prevede spesso lo scambio di armi con materie prime che aiutino la rapida crescita economica del paese asiatico. Questo commercio è avvolto dal segreto: il governo di Pechino non pubblica alcuna informazione sui trasferimenti di armi all’estero e da otto anni non fornisce dati al Registro delle Nazioni Unite sulle armi convenzionali.

Il rapporto di Amnesty International contiene diversi esempi di esportazioni irresponsabili di armi da parte della Cina, tra cui:

- l’invio, nell’agosto 2005, di oltre 200 veicoli militari (equipaggiati con motori diesel Cummings, di produzione statunitense) al Sudan, nonostante gli Usa mantengano in vigore un embargo sulla fornitura di armi sia verso la Cina che verso il paese africano e nonostante veicoli del genere fossero stati usati per l’uccisione e il sequestro di civili nel Darfur;

- le regolari forniture al regime militare di Myanmar, tra cui 400 veicoli militari consegnati nell’agosto 2005 all’esercito di questo paese, responsabile di torture, uccisioni ed espulsioni di centinaia di migliaia di civili;

- le esportazioni verso il Nepal, per tutto il 2005 e l’inizio del 2006, tra cui un accordo per la consegna di circa 25.000 fucili e 18.000 granate alle forze di sicurezza di quel paese, all’epoca responsabili di una brutale repressione nei confronti di migliaia di pacifici dimostranti;

- il crescente traffico illegale di pistole Norinco “made in China” destinate in Australia, Malaysia, Thailandia e soprattutto Sudafrica, dove sono comunemente usate per compiere rapine, stupri e altri reati.

Secondo Amnesty International, è veramente giunto il momento che la Cina, in quanto grande esportatore di armi e membro permanente del Consiglio di Sicurezza, inizi a rispettare i propri obblighi di diritto internazionale. Il governo di Pechino deve introdurre leggi e regolamenti che impediscano trasferimenti di armi che potrebbero essere usate per commettere gravi violazioni dei diritti umani o del diritto umanitario.

Amnesty International chiede inoltre alla Cina di rendere noti ogni anno i dati sulle autorizzazioni all’esportazione e sulle consegne effettuate, e di sostenere la proposta di un Trattato internazionale sul commercio di armi avanzata dalla campagna mondiale Control Arms, promossa oltre che da Amnesty International, da Oxfam e dalla Rete internazionale d’azione sulle armi leggere (Iansa).

Fino a quando la Cina continuerà a consentire l’invio di armi agli autori di gravi violazioni dei diritti umani, afferma Amnesty International, la comunità internazionale dovrà rafforzare le norme sulle joint-ventures con la Cina riguardanti tecnologia militare e a doppio uso, nonché l’applicazione degli embarghi sulle armi nei confronti di Pechino, come quelli imposti dall’Unione europea e dagli Usa.

FINE DEL COMUNICATO Roma, 12 giugno 2006

20 giugno 2006

La bomba Africa una realtà ignorata

Franz GUSTINCICH
L'Africa è alle porte dell'Europa, ma nessuno sembra accorgersene. Dal terrorismo al petrolio, dalle guerre ai traffici di diamanti, dalla violenza all'AIDS, gli africani in fuga dal proprio continente potrebbero essere molti di più. Eppure non è l'emigrazione, per il momento, la minaccia diretta alla sicurezza dell'Europa. Un'ampia panoramica sulla situazione africana e sui problemi che potrebbe esportare.Migliaia di chilometri, dalle coste atlantiche del Sahara al corno d'Africa, sono il terreno dove i terroristi islamici, ben finanziati e ben armati, si stanno nascondendo e facendo proseliti. Niger, Ciad, Mauritania, Algeria, Mali e Senegal: è in questi Paesi che Emad Abdelwahid Ahmed Alwan, amico di Ayman Al Zawahiri, medico e braccio destro di bin Laden, esercitava il suo potere sul terrorismo radicale islamico prima di venir ucciso dalle forze speciali algerine nel 2002, mentre stava progettando un attacco all'ambasciata americana di Bamako, capitale del Mali.È dall'Algeria che ha inizio l'espansione del terrorismo islamico nella regione sahariana, ma paradossalmente la causa è proprio la sconfitta del cruentissimo GIA, il gruppo islamico armato che ha seminato sangue e terrore nel Paese. Con la riduzione del GIA a poche decine di uomini nascosti in villaggi isolati e scarsamente operativi, il Gruppo Salafita per la Predicazione ed il Combattimento (GSPC), erede del Fronte Islamico di Salvezza (FIS) e feroce rivale del GIA, ha finito col prendere il controllo dell'integralismo nella regione. Il GSPC ha anche allargato i propri orizzonti in un'ampia porzione di Africa Settentrionale costituendo un ramo dell'organizzazione "sahariano-saheliano". Capo del GSPC sahariano-saheliano è Abdelrezak Amara Saifi, detto El Parà per il suo passato di paracadutista. Ricercato anche in Italia per i legami con i terroristi arrestati a Reggio Emilia, lo scorso anno, è attualmente prigioniero dei ribelli del Movimento per la Democrazia e la Giustizia in Ciad. Satelliti ed altri sistemi di elint sono stati puntati sulla regione a sostegno della Pan Sahel Initiative (PSI), un programma del governo USA che mira a rafforzare le capacità militari, di polizia, antiterrorismo e di intelligence dell'area. La cooperazione della PSI con i governi nord-africani è eccellente: essi vedono nell'Initiative l'occasione di rinnovare esercito e polizia a spese degli USA, ma la lotta non sarà facile. Fino ad ora il GSPC ha dato prova di un'alta capacità operativa, abbattendo persino alcuni elicotteri ed alcuni droni algerini, disponendo di armi e mezzi di comunicazione sofisticati. Informazioni dell'intelligence francese sostengono che alcune centinaia di appartenenti al GSPC divisi in piccoli nuclei avrebbero l'intenzione di provocare conflitti in Guinea, Senegal, Liberia, Costa d'Avorio, Sierra Leone e sarebbero in movimento per impedire il raggiungimento della pace nella regione sudanese del Darfur.
[continua]

18 giugno 2006

Aderisci a "Italian Blogs for Darfur"

Italian Blogs for Darfur
Nel Darfur si continua a morire, anche dopo la firma del trattato di pace. Ma di tutto questo, nei nostri telegiornali, non si sente parlare. Imperversa lo scandalo del calcio, ma non c'è traccia dei 300.000 morti nel Darfur...
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Scrivi il tuo nome e l'indirizzo e-mail, e con UN CLICK invierai un messaggio a tutte le maggiori
emittenti italiane per richiedere loro che venga concesso più spazio ai tragici avvenimenti de Darfur, Sudan.
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IL MODULO/THE FORM
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Take action!
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Aderisci a IB4D

11 giugno 2006

Festa della Trinità

"Nel suo istante immutabile di vita divina, Dio fa dentro di se –fare che in lui è essere- tre cose: contemplarsi, esprimersi ed amarsi; e ciò lo fa in tale perfezione che ciascuna di queste attività è persona, e per questo Dio è Tre in persone e Uno in essenza."

MADRE TRINIDAD DE LA SANTA MADRE IGLESIA

09 giugno 2006

Notte prima dei mondiali

Il nostro sogno più bello...



...e i nostri incubi peggiori

04 giugno 2006

Pentecoste



Vieni, Santo Spirito manda a noi dal cielo un raggio della tua luce. Vieni, padre dei poveri, vieni, datore dei doni, vieni, luce dei cuori. Consolatore perfetto; ospite dolce dell'anima, dolcissimo sollievo. Nella fatica, riposo, nella calura, riparo, nel pianto, conforto. 0 luce beatissima, invadi nell'intimo il cuore dei tuoi fedeli. Senza la tua forza nulla è nell'uomo, nulla senza colpa. Lava ciò che è sordido, bagna ciò che è arido, sana ciò che sanguina. Piega ciò che è rigido, scalda ciò che è gelido, drizza ciò che è sviato. Dona ai tuoi fedeli che solo in te confidano i tuoi santi doni. Dona virtù e premio, dona morte santa, dona gioia eterna.[continua]

L'Italia finanzierà sperimenti su embrioni all'estero














Il Ministro dell'Università Mussi ha ritirato, come sappiamo, l'adesione dell'Italia ad una "dichiarazione etica" sulle cellule staminali embrionali. E' stata un'azione politica sciagurata, cinica e vigliaccamente autoritaria, con gravi conseguenze concrete immediate.
Il testo della dichiarazione lo potete trovare qui, [i paragrafi da leggere sono il 5 e il 6 dell'allegato], a pag. 14 e 15.

Essenzialmente viene detto che Italia, Germania, Austria, Slovacchia, Polonia, Malta:

1. "Non possono tuttavia accettare che attività comportanti la distruzione di embrioni umani possano beneficiare di un finanziamento a titolo del settimo programma quadro di ricerca. Le suddette delegazioni invitano pertanto la Commissione ad abbandonare i progetti relativi all'ammissibilità al finanziamento di attività di ricerca che prevedano la distruzione di embrioni umani."

2. "ritengono inoltre che l'approccio previsto dal settimo programma quadro di ricerca e dai programmi specifici non tenga sufficientemente conto del potenziale terapeutico delle cellule staminali umane adulte e chiedono, di conseguenza, che si assuma a livello comunitario l'impegno di rafforzare la ricerca sulle tali cellule."

3. "ritengono che si dovrebbe lasciare ai singoli Stati membri la facoltà di decidere se sostenere o meno le azioni di ricerca comportanti la distruzione di embrioni umani."

Questi paesi, insieme al Lussemburgo, raccolgono 105 voti nel Consiglio d'Europa, 15 in più del limite per la minoranza di blocco. Senza l'Italia i voti sono 76, al di sotto del limite di blocco, per cui di fatto si apre alla possibilità di finanziamento alla ricerca delle cellule staminali embrionali nell'ambito del settimo programma quadro, cioè un programma di ricerca con 54 miliardi di euro, deciso dal Parlamento Europeo e dal Consiglio dell'Unione Europea. (i programmi quadro vengono approvati con maggioranze qualificate, che richiedono più voti del 50%+1: i voti necessari arrivano fino a due terzi dei votanti. Quindi una minoranza, pur restando minoranza, può impedire il raggiungimento della maggioranza qualificata, bloccandola).

Con questa dichiarazione l'Italia e gli altri paesi della dichiarazione dicevano: uno stato vuole fare ricerca distruggendo embrioni? Faccia pure, usando solo i suoi soldi, però, e non i nostri, che questa ricerca non la vogliamo finanziare. Mussi quindi, di sua spontanea volontà, ha dichiarato quello che il popolo italiano ha rifiutato, e cioè di finanziare, anche con soldi italiani, ricerche che distruggano embrioni.

Altro che esternazione! E' un atto politico, arrogante e violento, perchè non tiene conto minimamente dell'esito del referendum sulla fecondazione artificiale, ed è un contributo fondamentale ad indirizzare i fondi europei a questo tipo di ricerche.

Il ministro di sinistra fa la felicità delle multinazionali delle biotecnologie, in difficoltà da tempo, perchè sono stati fatti grandi investimenti sulle cellule staminali embrionali, con nessun risultato. Adesso arriveranno fondi pubblici europei, in quantità, se il Parlamento Europeo, il 15 giugno, non si pronunci diversamente. E non mi si venga a dire che al governo non lo sapevano. Non è possibile che un ministro compia un'azione così importante in totale autonomia, soprattutto se è in un governo guidato da uno come Prodi, che dei meccanismi dell'Unione Europea ne sa qualcosa.

A conferma di questo, oggi (domenica) in un'intervista sul Corriere della Rosa, Fassino difende Mussi, mentendo spudoratamente: "Con una decisione di buon senso ha rimosso il veto italiano che impediva agli altri paesi europei di condurre la ricerca sulle staminali". Ma quale veto? Ogni stato era ed è - ovviamente! - libero di farsi le ricerche che vuole, con i propri soldi!

E sulla legge sulla fecondazione artificiale Fassino ha dichiarato:

"La legge va rivisitata. E' vero che c'è stato un referendum. Ma, a parte il fatto che non essendo stato raggiunto il quorum non è stato possibile conoscere l'effettiva volontà della maggioranza degli italiani, in ogni caso il referendum non ha risolto tutti gli interrogativi e i dubbi che la legge pone. Confrontiamoci con spirito libero tra maggioranza e opposizione, per vedere come migliorarla. Resto convinto che sulle questioni etiche sia meglio non creare spaccature e divisioni, che si debba ricercare il consenso più vasto possibile".

CIOE' PER NON FARE SPACCATURE CAMBIAMO LA LEGGE 40, E CHISSENEFREGA DEL 75% DEGLI ITALIANI CHE NON E' ANDATO A VOTARE!

Ringraziamo innanzitutto i cattolici adulti che votando il loro collega Prodi gli hanno permesso di andare a governare.

Tratto dal sito di Assuntina Morresi

31 maggio 2006

Visitazione della Beata Vergine Maria


Festa del 'Magnificat', la Visitazione prolunga ed espande la gioia messianica della salvezza. Maria, arca della nuova alleanza, è 'teofora' e viene salutata da Elisabetta come Madre del Signore. La Visitazione è l'incontro fra la giovane madre, Maria, l'ancella del Signore, e l'anziana Elisabetta simbolo degli aspettanti di Israele. La premura affettuosa di Maria, con il suo cammino frettoloso, esprime insieme al gesto di carità anche l'annunzio che i tempi si sono compiuti. Giovanni che sussulta nel grembo materno inizia già la sua missione di Precursore. Il calendario liturgico tiene conto della narrazione evangelica che colloca la Visitazione entro i tre mesi fra l'Annunciazione e al nascita del Battista. (Mess. Rom.)


Dopo l'annuncio dell'Angelo, Maria si mette in viaggio frettolosamente" dice S. Luca) per far visita alla cugina Elisabetta e prestarle servizio. Aggregandosi probabilmente ad una carovana di pellegrini che si recano a Gerusalemme, attraversa la Samaria e raggiunge Ain-Karim, in Giudea, dove abita la famiglia di Zaccaria. E’ facile immaginare quali sentimenti pervadano il suo animo alla meditazione del mistero annunciatole dall'angelo. Sono sentimenti di umile riconoscenza verso la grandezza e la bontà di Dio, che Maria esprimerà alla presenza della cugina con l'inno del Magnificat, l'espressione "dell'amore gioioso che canta e loda l'amato" (S. Bernardino da Siena): "La mia anima esalta il Signore, e trasale di gioia il mio spirito...".
La presenza del Verbo incarnato in Maria è causa di grazia per Elisabetta che, ispirata, avverte i grandi misteri operanti nella giovane cugina, la sua dignità di Madre di Dio, la sua fede nella parola divina e la santificazione del precursore, che esulta di gioia nel seno della madre. Maria rimane presso Elisabetta fino alla nascita di Giovanni Battista, attendendo probabilmente altri otto giorni per il rito dell'imposizione del nome. Accettando questo computo del periodo trascorso presso la cugina Elisabetta, la festa della Visitazione, di origine francescana (i frati minori la celebravano già nel 1263), veniva celebrata il 2 luglio, cioè al termine della visita di Maria. Sarebbe stato più logico collocarne la memoria dopo il 25 marzo, festa dell'Annunciazione, ma si volle evitare che cadesse nel periodo quaresimale.
La festa venne poi estesa a,tutta la Chiesa latina da papa Urbano VI per propiziare con la intercessione di Maria la pace e l'unità dei cristiani divisi dal grande scisma di Occidente. Il sinodo di Basilea, nella sessione del 10 luglio 1441, confermò la festività della Visitazione, dapprima non accettata dagli Stati che parteggiavano per l'antipapa.
L'attuale calendario liturgico, non tenendo conto della cronologia suggerita dall'episodio evangelico, ha abbandonato la data tradizionale del 2 luglio (anticamente la Visitazione veniva commemorata anche in altre date) per fissarne la memoria all'ultimo giorno di maggio, quale coronamento del mese che la devozione popolare consacra al culto particolare della Vergine.
"Nell'Incarnazione - commentava S. Francesco di Sales - Maria si umilia confessando di essere la serva del Signore... Ma Maria non si indugia ad umiliarsi davanti a Dio perchè sa che carità e umiltà non sono perfette se non passano da Dio al prossimo. Non è possibile amare Dio che non vediamo, se non amiamo gli uomini che vediamo. Questa parte si compie nella Visitazione".


Autore:
Piero Bargellini

30 maggio 2006

Prima ecografia (quella vera)

Non sappiamo ancora se è maschio o femmina ma è sicuramente un bel personaggio, con quella manina sembra salutarci o forse vuole farsi beffa di noi con un simpatico:"Marameeeo"

Così Joseph si identifica con gli ebrei

Renato Farina
Con Pio XII aspettarono ad attaccarlo post mortem.
L'argomento fu il suo presunto tacere sullo sterminio degli ebrei. Con Benedetto XVI hanno cominciato subito a trattarlo da antisemita. Prima il "Nazi-Ratzi" scritto sui muri e la definizione fintamente scherzosa di "Pastore tedesco", dove tedesco sta per qualcosa di hitleriano inevitabilmente connesso con il dna del Papa bavarese. Ieri nuova dose. Repubblica ha pubblicato questo titolo in prima pagina: Quei silenzi di Ratzinger(chiaro no?). L'Unità fa di peggio: Un Papa revisionista. Non ci sarebbe nulla di male nell'aggettivo, ma nel settore dei lager significa imparentarlo con chi minimizza l'Olocausto.
Infatti l'Unità gli fa dire con un gran titolo: "Opera di un gruppo di criminali". Così il Papa spiega la Shoa> Indecente. Ratzinger entra con il capo chino ad Auschwitz, prega, si commuove, si rivolge a Dio dicendogli: "dov eri?". Condanna senza annacquamenti quel crimine obbrobrioso e chi lo ideò.
E questi invece: il silenzio, dimentica, assolve.

La materia dell'accusa è questa: il Pontefice avrebbe assolto il popolo tedesco, addossando la colpa del genocidio a un manipolo di mascalzoni. Il resto sarebbero vittime, tedeschi compresi. Mi permetto di dire: non è così. Trascrivo: < (Io) figlio del popolo tedesco - figlio di quel popolo sul quale un gruppo di criminali raggiunse il potere mediante promesse bugiarde, in nome di prospettive di grandezza, di ricupero dell'onore della nazione e della sua rilevanza, con previsioni di benessere e anche con la forza del terrore e dell'intimidazione, cosicché il nostro popolo poté essere usato ed abusato come strumento della loro smania di distruzione e di dominio. Sì, non potevo non venire qui>.

Dice una verità terribile. Hitler mostrò il nazismo come una promessa di felicità. Tale e quale Lenin coi proletari russi. L'uomo e i popoli con nazismo e comunismo sono diventati strumenti (colpevoli certo) di progetti infami. Le masse aderiscono, ma non sanno bene a che cosa.
[continua]

29 maggio 2006

La luce del Papa dissolve le nubi di Auschwitz

"Noi non possiamo scrutare il segreto di Dio – vediamo soltanto frammenti e ci sbagliamo se vogliamo farci giudici di Dio e della storia. Non difenderemmo, in tal caso, l'uomo, ma contribuiremmo solo alla sua distruzione. No – in definitiva, dobbiamo rimanere con l'umile ma insistente grido verso Dio: Svégliati! Non dimenticare la tua creatura, l'uomo! E il nostro grido verso Dio deve al contempo essere un grido che penetra il nostro stesso cuore, affinché si svegli in noi la nascosta presenza di Dio – affinché quel suo potere che Egli ha depositato nei nostri cuori non venga coperto e soffocato in noi dal fango dell'egoismo, della paura degli uomini, dell'indifferenza e dell'opportunismo. Emettiamo questo grido davanti a Dio, rivolgiamolo allo stesso nostro cuore, proprio in questa nostra ora presente, nella quale incombono nuove sventure, nella quale sembrano emergere nuovamente dai cuori degli uomini tutte le forze oscure: da una parte, l'abuso del nome di Dio per la giustificazione di una violenza cieca contro persone innocenti; dall'altra, il cinismo che non conosce Dio e che schernisce la fede in Lui. Noi gridiamo verso Dio, affinché spinga gli uomini a ravvedersi, così che riconoscano che la violenza non crea la pace, ma solo suscita altra violenza – una spirale di distruzioni, in cui tutti in fin dei conti possono essere soltanto perdenti. Il Dio, nel quale noi crediamo, è un Dio della ragione – di una ragione, però, che certamente non è una neutrale matematica dell'universo, ma che è una cosa sola con l'amore, col bene. Noi preghiamo Dio e gridiamo verso gli uomini, affinché questa ragione, la ragione dell'amore e del riconoscimento della forza della riconciliazione e della pace prevalga sulle minacce circostanti dell'irrazionalità o di una ragione falsa, staccata da Dio."

28 maggio 2006

Pequenito alla quarta domenica


Durante la quarta domenica del mese dedicata alle famiglie, Pequenito gioca felice con tanti nuovi amici, purtroppo questa è l'ultima quarta domenice della stagione, ci rivediamo ad ottobre con tutti i componenti di questa simpatica chiccociurma

25 maggio 2006

Spirito di emulazione






Visti i successi con i motori di pechenito anche il secondo che arriverà a dicembre non vuole essere da meno

24 maggio 2006

Festa di Maria Ausiliatrice


“Auxilium Christianorum”; ‘Aiuto dei Cristiani’, è il bel titolo che è stato dato alla Vergine Maria in ogni tempo e così viene invocata anche nelle litanie a Lei dedicate dette anche Lauretane perché recitate inizialmente a Loreto.
Sulle virtù, la vita, la predestinazione, la maternità, la mediazione, l’intercessione, la verginità, l’immacolato concepimento, i dolori sofferti, l’assunzione di Maria, sono stati scritti migliaia di volumi, tenuti vari Concili, proclamati dogmi di fede, al punto che è sorta un’autentica scienza teologica: la Mariologia.
E sempre è stata ribadita la presenza mediatrice e soccorritrice della Madonna per chi la invoca, a lei fummo affidati come figli da Gesù sulla Croce e a noi umanità è stata indicata come madre, nella persona di Giovanni apostolo, anch’egli ai piedi della Croce.
Ma la grande occasione dell’utilizzo ufficiale del titolo “Auxilium Christianorum” si ebbe con l’invocazione del grande papa mariano e domenicano san Pio V (1566-1572), che le affidò le armate ed i destini dell’Occidente e della Cristianità, minacciati da secoli dai turchi arrivati fino a Vienna, e che nella grande battaglia navale di Lepanto (1571) affrontarono e vinsero la flotta musulmana.
Il papa istituì per questa gloriosa e definitiva vittoria, la festa del S. Rosario, ma la riconoscente invocazione alla celeste Protettrice come “Auxilium Christianorum”, non sembra doversi attribuire direttamente al papa, come venne poi detto, ma ai reduci vittoriosi che ritornando dalla battaglia, passarono per Loreto a ringraziare la Madonna; lo stendardo della flotta invece, fu inviato nella chiesa dedicata a Maria a Gaeta dove è ancora conservato.
Il grido di gioia del popolo cristiano si perpetuò in questa invocazione; il Senato veneziano fece scrivere sotto il grande quadro commemorativo della battaglia di Lepanto, nel Palazzo Ducale: “Né potenza, né armi, né condottieri ci hanno condotto alla vittoria, ma Maria del Rosario” e così a fianco agli antichi titoli di ‘Consolatrix afflictorum’ (Consolatrice degli afflitti) e ‘Refugium peccatorum’ (Rifugio dei peccatori), si aggiunse per il popolo e per la Chiesa ‘Auxilium Christianorum (Aiuto dei cristiani).
Il culto pur continuando nei secoli successivi, ebbe degli alti e bassi, finché nell’Ottocento due grandi figure della santità cattolica, per strade diverse, ravvivarono la devozione per la Madonna del Rosario con il beato Bartolo Longo a Pompei e per la Madonna Ausiliatrice con s. Giovanni Bosco a Torino.
Il grande educatore ed innovatore torinese, pose la sua opera di sacerdote e fondatore sin dall’inizio, sotto la protezione e l’aiuto di Maria Ausiliatrice, a cui si rivolgeva per ogni necessità, specie quando le cose andavano per le lunghe e s’ingarbugliavano; a Lei diceva: "E allora incominciamo a fare qualcosa?". S. Giovanni Bosco, nato il 16 agosto 1815 presso Castelnuovo d’Asti e ordinato sacerdote nel 1841, fu il più grande devoto e propagatore del culto a Maria Ausiliatrice, la cui festa era stata istituita sotto questo titolo e posta al 24 maggio, qualche decennio prima, dal papa Pio VII il 24 maggio 1815, in ringraziamento a Maria per la sua liberazione dalla ormai quinquennale prigionia napoleonica.
Il grande sacerdote, apostolo della gioventù, fece erigere in soli tre anni nel 1868, la basilica di Maria Ausiliatrice nella cittadella salesiana di Valdocco - Torino; sotto la Sua materna protezione pose gli Istituti religiosi da lui fondati e ormai sparsi in tutto il mondo: la Congregazione di S. Francesco di Sales, sacerdoti chiamati normalmente ‘Salesiani di don Bosco’; le ‘Figlie di Maria Ausiliatrice’ suore fondate con la collaborazione di s. Maria Domenica Mazzarello e per ultimi i ‘Cooperatori Salesiani’ per laici e sacerdoti che intendono vivere lo spirito di ‘Don Bosco’, come è generalmente chiamato.
Le Congregazioni sono così numerose, che si vede con gratitudine la benevola protezione di Maria Ausiliatrice nella diffusione di tante opere assistenziali ed a favore della gioventù.
Ormai la Madonna Ausiliatrice è divenuta la ‘Madonna di Don Bosco’ essa è inscindibile dalla grande Famiglia Salesiana, che ha dato alla Chiesa una schiera di santi, beati, venerabili e servi di Dio; tutti figli che si sono affidati all’aiuto della più dolce e potente delle madri.
Interi Continenti e Nazioni hanno Maria Ausiliatrice come celeste Patrona: l’Australia cattolica dal 1844, la Cina dal 1924, l’Argentina dal 1949, la Polonia fin dai primi decenni del 1800, diffusissima e antica è la devozione nei Paesi dell’Est Europeo.
Nella bella basilica torinese a Lei intitolata, dove il suo devoto figlio s. Giovanni Bosco e altre figure sante salesiane sono tumulate, vi è il bellissimo e maestoso quadro, fatto eseguire dallo stesso fondatore, che rappresenta la Madonna Ausiliatrice che con lo scettro del comando e con il Bambino in braccio, è circondata dagli Apostoli ed Evangelisti ed è sospesa su una nuvola, sullo sfondo a terra, il Santuario e l’Oratorio come appariva nel 1868, anno dell’esecuzione dell’opera del pittore Tommaso Lorenzone.
Il significato dell’intero quadro è chiarissimo; come Maria era presente insieme agli apostoli a Gerusalemme durante la Pentecoste, quindi all’inizio dell’attività della Chiesa, così ancora Lei sta a protezione e guida della Chiesa nei secoli, gli apostoli rappresentano il papa ed i vescovi.
Maria è la “Madre della Chiesa”; Ausiliatrice del popolo cristiano nella sua continua lotta per la diffusione del Regno di Dio.


Autore: Antonio Borrelli

21 maggio 2006

Primi passi di Baby Biker


Pechenito muove i suoi primi passi da solo e lo fa alla guida di uno strano chopper costruito con il motore del tagliaerbe del nonno, il telaio dell'aspirapolvere della mamma e le ruote della macchina di paperino.

Se il video non appare prova a guardarlo qui

19 maggio 2006

Quattro generazioni a confronto

Il bisnonno è sceso da Brescia per una settimana di vacanze romane, è stato a cena da noi e come potete vedere ci siamo divertiti un sacco, peccato solo che si stia insieme così di rado!
Torna a trovarci presto caro "nonno al quadrato".

18 maggio 2006

56° ASSEMBLEA CEI, DISCORSO DI BENEDETTO XVI


VESCOVI, SIATE VICINI AI SACERDOTI; TRADIZIONE CRISTIANA RICCHEZZA PER L'ITALIA

18/05/2006

Essere "costantemente vicini" ai sacerdoti, sostenendoli e "avendo a cuore il loro benessere materiale e spirituale": è uno dei passaggi iniziali del discorso che Benedetto XVI ha rivolto questa mattina ai Vescovi italiani, riuniti in Vaticano per la loro 56° assemblea generale. Il Papa ha ricordato che "l'oggetto principale di questa vostra Assemblea verte sulla vita e il ministero dei sacerdoti, nell'ottica di una Chiesa che intende essere sempre più protesa alla sua fondamentale missione evangelizzatrice".

Proprio per questo motivo, ha esortato i Vescovi "innanzitutto a curare un'attenta selezione dei candidati al sacerdozio, verificandone le predisposizioni personali ad assumere gli impegni connessi con il futuro ministero; coltivare poi la formazione, non solo negli anni del seminario ma anche nelle successive fasi della loro vita; avere a cuore il loro benessere materiale e spirituale; esercitare la nostra paternità verso di loro con animo fraterno; non lasciarli mai soli nelle fatiche del ministero, nella malattia e nella vecchiaia, come nelle inevitabili prove della vita". Benedetto XVI ha quindi aggiunto: "Quanto più saremo vicini ai nostri sacerdoti, tanto più essi a loro volta avranno verso di noi affetto e fiducia, scuseranno i nostri limiti personali, accoglieranno la nostra parola e si sentiranno solidali con noi nelle gioie e nelle difficoltà del ministero".

Richiamando un altro tema all’attenzione dei Vescovi italiani riuniti in assemblea generale in Vaticano, quello del Convegno ecclesiale nazionale di Verona (16-20 ottobre 2006), Benedetto XVI ha detto: "Avendo per tema ‘Testimoni di Gesù risorto, speranza del mondo’, il Convegno sarà un grande momento di comunione per tutte le componenti della Chiesa in Italia". Il Papa ha poi sottolineato che, a Verona, "sarà possibile fare il punto sul cammino percorso negli ultimi anni e soprattutto guardare in avanti, per affrontare insieme il compito fondamentale di mantenere sempre viva la grande tradizione cristiana che è la principale ricchezza dell'Italia". "A partire da Cristo, infatti, e soltanto a partire da Lui, - ha poi aggiunto - dalla sua vittoria sul peccato e sulla morte, è possibile rispondere al bisogno fondamentale dell'uomo, che è bisogno di Dio, non di un Dio lontano e generico ma del Dio che in Gesù Cristo si è manifestato come l'amore che salva. Ed è anche possibile proiettare una luce nuova e liberatrice sulle grandi problematiche del tempo presente".

Nel suo discorso ai Vescovi italiani, Benedetto XVI ha voluto anche toccare il tema dei rapporti tra Stato e Chiesa, affermando tra l’altro: "Desidero infine condividere con voi la sollecitudine che vi anima nei riguardi del bene dell'Italia. Come ho avuto modo di rilevare nell'Enciclica Deus caritas est (nn. 28-29), la Chiesa è ben consapevole che ‘alla struttura fondamentale del cristianesimo appartiene la distinzione tra ciò che è di Cesare e ciò che è di Dio’, cioè tra lo Stato e la Chiesa, ossia l'autonomia delle realtà temporali". Secondo il Papa, "in pari tempo, e proprio in virtù della medesima missione di salvezza, la Chiesa non può venir meno al compito di purificare la ragione, mediante la proposta della propria dottrina sociale, argomentata ‘a partire da ciò che è conforme alla natura di ogni essere umano’, e di risvegliare le forze morali e spirituali, aprendo la volontà alle autentiche esigenze del bene". Ha poi concluso dicendo: "Nelle circostanze attuali, richiamando il valore che hanno per la vita non solo privata ma anche pubblica alcuni fondamentali principi etici, radicati nella grande eredità cristiana dell'Europa e in particolare dell'Italia, non commettiamo dunque alcuna violazione della laicità dello Stato, ma contribuiamo piuttosto a garantire e promuovere la dignità della persona e il bene comune della società".

Soffermandosi infine, a conclusione del discorso, sul tema della laicità e il rapporto tra Stato e Chiesa, il Papa ha ricevuto un grande applauso dai vescovi, quando ha affermato che intervenendo, sul piano dei principi, nel dibattito pubblico, "non commettiamo alcuna violazione della laicità dello Stato, ma contribuiamo a garantire e promuovere la dignità della persona e il bene comune della società ".

  • Il testo integrale del Discorso di Benedetto XVI all'Assemblea della Cei (18 maggio 2006)
  • 17 maggio 2006

    Energia e dittature


    di Emanuela Melchiorre - 2 maggio 2006

    La Cina, per soddisfare il suo crescente fabbisogno energetico, conduce una politica di approvvigionamento di grandi dimensioni che sembra, però, eccedere certi parametri di riferimento come il Pil e la domanda di petrolio, essendo questi dati correlati. I paesi ai quali si rivolge sono retti prevalentemente da regimi dittatoriali e condannati internazionalmente per le loro sistematiche violazioni dei diritti umani. Sono gli stessi dati delle dogane cinesi che confermano la spiccata propensione per le dittature.

    Primi dieci fornitori di petrolio alla Cina nel 2005 e variazione % sul 2004

    Tra i primi dieci esportatori mondiali di petrolio ci sono paesi dove la democrazia è matura, come la Norvegia, il Canada e il Regno Unito. La Cina ha scelto, invece, di approvvigionarsi presso paesi notoriamente non democratici e condannati dall'opinione pubblica internazionale, come l'Angola, l'Iran, il Sudan, il Congo Brazzaville e la Guinea Equatoriale.

    La politica di approvvigionamento energetico cinese passa per diverse vie. La Cina non soltanto si rivolge direttamente al mercato, acquistando quantità crescenti di petrolio, ma, per accaparrarsi quote di produzione, attiva diversi canali. Poiché dispone di grande liquidità, Pechino sta investendo generosamente e senza troppi scrupoli nei paesi africani, eleggendo l'Africa a territorio di caccia ideale per i suoi approvvigionamenti. Ultimo in ordine di tempo è l'investimento massiccio che il Dragone ha lanciato in Nigeria. In questo paese ha stanziato quattro miliardi di dollari per la costruzione di varie infrastrutture in cambio di licenze di sfruttamento di giacimenti petroliferi. La Cina acquisterà, inoltre, la quota di controllo della grande raffineria di Kaduna, che attualmente è una struttura inefficiente e non copre ancora il fabbisogno nazionale di benzina. Inoltre, Pechino si impegnerà a costruire una centrale elettrica ed una ferrovia.

    Come contropartita di quote di produzione di petrolio, la Cina offre anche armi e «coperture diplomatiche» a diversi paesi, primo fra tutti il Sudan, che è una delle nuove frontiere dell'oro nero, retta da un regime che si macchia di uno dei più gravi crimini contro l'umanità, quello del Darfur. La produzione sudanese ammonta a 500 mila barili al giorno. Grazie al finanziamento cinese, che dal 1990 ha raggiunto la cifra di otto miliardi di dollari, la produzione cresce a ritmi sostenuti, tanto da arrivare a 650 mila barili al giorno. Il 70% delle esportazioni sudanesi sono dirette in Cina, rendendo il paese una sorta di monopsonio energetico, cioè un monopolista dal lato della domanda. In cambio di petrolio, Khartoum chiede discrezione diplomatica, infrastrutture e armamenti. Da tempo la Cina è accusata, infatti, di vendere elicotteri militari, mine e armi leggere, seguendo la cinica logica del «business is business».

    Il dossier nucleare iraniano si è trascinato per anni grazie anche alle pressioni e le minacce di veto della Cina e della Russia. Infatti l'Iran, terzo fornitore di petrolio della Cina, costituisce una grande opportunità per Pechino, per la sua posizione geografica e per l'assenza di concorrenza delle compagnie americane dovuta alle sanzioni Usa, e può ottenere quote di produzione in cambio di sostegno diplomatico. Inoltre sono stati siglati intese e contratti miliardari per la fornitura di gas naturale.

    L'Angola è da oltre un anno il secondo fornitore di petrolio cinese. Pechino ha concesso un prestito a tasso agevolato di 2,5 miliardi di dollari in cambio di petrolio e garantisce una certa «discrezione» a livello diplomatico. Infatti l'Angola mal tollera le richieste di maggiore trasparenza mosse dal Fondo Monetario Internazionale.

    Non stupisce, infine, che in cima alla classifica delle nazioni che approvvigionano la Cina ci sia anche l'Arabia Saudita, che, sebbene sia per alcuni versi filoccidentale, è comunque ascrivibile tra le petrodittature dei nostri tempi.

    Emanuela Melchiorre