AFRICA/SUDAN - Accordo tra governo sudanese e una delle fazioni della guerriglia per assicurare condizioni di sicurezza nel Darfur. Si tratta ancora per l’invio di una forza internazionale nella regione
Khartoum (Agenzia Fides)- Non si può inviare una forza di pace internazionale in Darfur, la regione dell’ovest del Sudan, nella quale da anni è in atto una sanguinosa guerra civile, senza il consenso del governo sudanese. Lo ha dichiarato il Vice Segretario generale delle Nazioni Unite, Jean Marie Guehenno al termine di una missione a Khartoum. Guehenno è a capo di una missione congiunta dell’ONU e dell’Unione Africana con lo scopo di valutare i bisogni di una futura forza internazionale nel Darfur. Anche il Segretario Generale dell’ONU Kofi Annan aveva ribadito che le Nazioni Uniti non vogliono imporre quello che apparirebbe come un potere coloniale a un Paese membro.
L’invio di una forza militare internazionale per proteggere la popolazione civile è sponsorizzato dall’ONU , dagli Stati Uniti e da diversi Paesi occidentali. Khartoum si oppone e propone l’invio di un forte contingente del nuovo esercito sudanese, formato anche da elementi della ex guerriglia del sud Sudan. In base alle intese firmate nel 2005 dal governo sudanese e dal Movimento di Liberazione del Popolo Sudanese (SPLM), vengono integrati nell’esercito regolare sudanese una parte dei combattenti del SPLM. Il nuovo esercito dovrebbe garantire una maggiore imparzialità nei confronti delle diverse fratture etniche e religiose che attraversano il Paese.
Mentre la comunità internazionale e il governo sudanese continuano a dibattere per l’invio di una missione di pace nella tormentata regione, è stato raggiunto un accordo per migliorare le condizioni di sicurezza nell’area tra l’esecutivo di Khartoum e la fazione dei ribelli del Darfur che all’inizio di maggio aveva sottoscritto un’intesa di pace (vedi Fides 5 maggio 2006).
La nuova intesa è stata raggiunta con la mediazione del governo olandese che ha promesso di fornire aiuti per la ricostruzione del Darfur nel momento in cui le condizioni di sicurezza lo permetteranno. L’accordo è stato sottoscritto dalla fazione dell’Esercito di Liberazione del Sudan (SLA) guidata da Minni Arcua Minnavi. Questi appartiene all’etnia zaghawa, che rappresenta l’8% della popolazione del Darfur. L’etnia zaghawa è divisa tra il SLA e il Movimento per la Giustizia e l’Eguaglianza, che non ha però firmato gli accordi di maggio e che chiede un Darfur autonomo. Minni, che si era autoproclamato Segretario Generale del SLA, aveva preso il potere nel movimento estromettendo il rivale interno, Abd el Wahab. Da allora le due fazioni del SLA si affrontano militarmente, aggiungendo violenza alla violenza. Infatti, nonostante la tregua sottoscritta a maggio, le milizie filogovernative “janjaweed” continuano ad attaccare la popolazione civile.
Il conflitto rischia di allargarsi al confinante Ciad dove oltre 200mila abitanti della regione vivono in campi per rifugiati. I “janjaweed” infatti conducono incursioni in territorio ciadiano contro i campi di rifugiati, da dove, peraltro, i movimenti ribelli attingono nuove reclute da inserire nelle proprie fila. (L.M.) (Agenzia Fides 23/6/2006 righe 38 parole 490)
L’invio di una forza militare internazionale per proteggere la popolazione civile è sponsorizzato dall’ONU , dagli Stati Uniti e da diversi Paesi occidentali. Khartoum si oppone e propone l’invio di un forte contingente del nuovo esercito sudanese, formato anche da elementi della ex guerriglia del sud Sudan. In base alle intese firmate nel 2005 dal governo sudanese e dal Movimento di Liberazione del Popolo Sudanese (SPLM), vengono integrati nell’esercito regolare sudanese una parte dei combattenti del SPLM. Il nuovo esercito dovrebbe garantire una maggiore imparzialità nei confronti delle diverse fratture etniche e religiose che attraversano il Paese.
Mentre la comunità internazionale e il governo sudanese continuano a dibattere per l’invio di una missione di pace nella tormentata regione, è stato raggiunto un accordo per migliorare le condizioni di sicurezza nell’area tra l’esecutivo di Khartoum e la fazione dei ribelli del Darfur che all’inizio di maggio aveva sottoscritto un’intesa di pace (vedi Fides 5 maggio 2006).
La nuova intesa è stata raggiunta con la mediazione del governo olandese che ha promesso di fornire aiuti per la ricostruzione del Darfur nel momento in cui le condizioni di sicurezza lo permetteranno. L’accordo è stato sottoscritto dalla fazione dell’Esercito di Liberazione del Sudan (SLA) guidata da Minni Arcua Minnavi. Questi appartiene all’etnia zaghawa, che rappresenta l’8% della popolazione del Darfur. L’etnia zaghawa è divisa tra il SLA e il Movimento per la Giustizia e l’Eguaglianza, che non ha però firmato gli accordi di maggio e che chiede un Darfur autonomo. Minni, che si era autoproclamato Segretario Generale del SLA, aveva preso il potere nel movimento estromettendo il rivale interno, Abd el Wahab. Da allora le due fazioni del SLA si affrontano militarmente, aggiungendo violenza alla violenza. Infatti, nonostante la tregua sottoscritta a maggio, le milizie filogovernative “janjaweed” continuano ad attaccare la popolazione civile.
Il conflitto rischia di allargarsi al confinante Ciad dove oltre 200mila abitanti della regione vivono in campi per rifugiati. I “janjaweed” infatti conducono incursioni in territorio ciadiano contro i campi di rifugiati, da dove, peraltro, i movimenti ribelli attingono nuove reclute da inserire nelle proprie fila. (L.M.) (Agenzia Fides 23/6/2006 righe 38 parole 490)
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