Franz GUSTINCICH
L'Africa è alle porte dell'Europa, ma nessuno sembra accorgersene. Dal terrorismo al petrolio, dalle guerre ai traffici di diamanti, dalla violenza all'AIDS, gli africani in fuga dal proprio continente potrebbero essere molti di più. Eppure non è l'emigrazione, per il momento, la minaccia diretta alla sicurezza dell'Europa. Un'ampia panoramica sulla situazione africana e sui problemi che potrebbe esportare.Migliaia di chilometri, dalle coste atlantiche del Sahara al corno d'Africa, sono il terreno dove i terroristi islamici, ben finanziati e ben armati, si stanno nascondendo e facendo proseliti. Niger, Ciad, Mauritania, Algeria, Mali e Senegal: è in questi Paesi che Emad Abdelwahid Ahmed Alwan, amico di Ayman Al Zawahiri, medico e braccio destro di bin Laden, esercitava il suo potere sul terrorismo radicale islamico prima di venir ucciso dalle forze speciali algerine nel 2002, mentre stava progettando un attacco all'ambasciata americana di Bamako, capitale del Mali.È dall'Algeria che ha inizio l'espansione del terrorismo islamico nella regione sahariana, ma paradossalmente la causa è proprio la sconfitta del cruentissimo GIA, il gruppo islamico armato che ha seminato sangue e terrore nel Paese. Con la riduzione del GIA a poche decine di uomini nascosti in villaggi isolati e scarsamente operativi, il Gruppo Salafita per la Predicazione ed il Combattimento (GSPC), erede del Fronte Islamico di Salvezza (FIS) e feroce rivale del GIA, ha finito col prendere il controllo dell'integralismo nella regione. Il GSPC ha anche allargato i propri orizzonti in un'ampia porzione di Africa Settentrionale costituendo un ramo dell'organizzazione "sahariano-saheliano". Capo del GSPC sahariano-saheliano è Abdelrezak Amara Saifi, detto El Parà per il suo passato di paracadutista. Ricercato anche in Italia per i legami con i terroristi arrestati a Reggio Emilia, lo scorso anno, è attualmente prigioniero dei ribelli del Movimento per la Democrazia e la Giustizia in Ciad. Satelliti ed altri sistemi di elint sono stati puntati sulla regione a sostegno della Pan Sahel Initiative (PSI), un programma del governo USA che mira a rafforzare le capacità militari, di polizia, antiterrorismo e di intelligence dell'area. La cooperazione della PSI con i governi nord-africani è eccellente: essi vedono nell'Initiative l'occasione di rinnovare esercito e polizia a spese degli USA, ma la lotta non sarà facile. Fino ad ora il GSPC ha dato prova di un'alta capacità operativa, abbattendo persino alcuni elicotteri ed alcuni droni algerini, disponendo di armi e mezzi di comunicazione sofisticati. Informazioni dell'intelligence francese sostengono che alcune centinaia di appartenenti al GSPC divisi in piccoli nuclei avrebbero l'intenzione di provocare conflitti in Guinea, Senegal, Liberia, Costa d'Avorio, Sierra Leone e sarebbero in movimento per impedire il raggiungimento della pace nella regione sudanese del Darfur.
[continua]
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