Anche a Roma, come in altre capitali europee si e' svolta una manifestazione a sostegno della richiesta di incriminazione del presidente del Sudan, ritenuto responsabile di crimini di guerra in Darfur. La comunita' darfuriana in Italia e l'associazione 'Italians for Darfur' hanno organizzato un presidio di fronte all'ambasciata sudanese. ''Sosteniamo l'azione del procuratore capo della Corte Penale Internazionale dell'Aia, Luis Moreno-Ocampo", afferma il presidente di 'Italians for Darfur' Antonella Napoli - che oggi ha presentato alla Tribunale penale internazionale dell'Aja le conclusioni di mesi di indagini sui crimini di guerra e contro l'umanita' commessi in Darfur, chiedendo mandati di arresto per alcuni esponenti del governo di Khartoum, tra cui il Presidente Omar Al-Bashir, accusato di essere l'ispiratore del genocidio in atto nella regione". "Chiediamo all'Unione Europea di continuare a dare un sostegno forte al lavoro di Ocampo - ha proseguito Napoli - mantenendo fede a quanto dichiarato dal presidente del Consiglio dei 27, ovvero che saranno ''considerate ulteriori misure contro il governo del Sudan in caso di mancanza di conformita' con il lavoro del Tpi".
Queste le dichiarazioni di Antonella Napoli apparentemente discordanti però da quelle di Elisa Arduini dell'assocoazione Secondo Protocollo, tanto di cappello comunque a queste due giovani donne così autorevoli in materia di Darfur e che meritano stima ed ammirazione più di qualsiasi altra figura femminile del panorama politico italiano.
Antonella chiede giustamente a gran voce la condanna di Bashir, Elisa invece ritiene che la diplomazia in questo modo fa un passo falso, dando a Bashir ed ai ribelli il pretesto per inasprire ancora di più i rapporti.
A chi dare ragione? Entrambe conoscono bene il Darfur, sono state lì ed hanno visto le conseguenze del genocidio, entrambe sperano in una risoluzione pacifica della crisi in Darfur. Elisa Arduini punta sulla diplomazia estrema, forse perché non vede altro modo finchè la Cina difende il governo sudanese. Antonella Napoli invece spera che questa condanna del TPI indebolisca Al-Bashir tanto da farlo indietreggiare nel suo dispotismo dittatoriale. Voglia il cielo che quella di entrambe non sia pura illusione, speriamo che non ci sia bisogno di un’azione di forza per fermare Al-Bashir. Nel caso si arrivasse ad un intervento armato di Francia o Usa, quale sarebbe la posizione di queste associazioni che si battono per il Darfur? In particolare come si porrebbe l’onnipresente D’Elia? Lascerebbe toccare Caino?
“Stop genocide in Darfur” gridava la comunita' darfuriana in Italia: “No Janjaweed, no Al-Bashir” questo l’appello di Abele a cui bisogna a tutti i costi dare risposta.
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