03 aprile 2008

Bologna e tg contro la vita

Il direttore del Foglio si è buttato da un paio di mesi in politica lanciando la sua lista "Aborto, no grazie" che evidentemente fa una gran paura, se è vero che neanche può parlare. Eppure il suo è solo e soltanto un inno alla vita; è "per", non "contro". L'argomento fa così tremare noi "moderni" che viene continuamente censurato: ieri dalla piazza principale di Bologna, ma quotidianamente anche dai nostri cuori, dalle nostre teste, dai nostri governanti, dai nostri giornali, dalle nostre tivù. Fa scandalo Ferrara: e scandalo è una parola greca che vuol dire una pietra su una strada, un inciampo. Un impedimento a quello che vorremmo. L'inciampo nel cammino alla verità è una forma di menzogna, si chiama preconcetto: uno si è già fatto, si è già fabbricato il suo parere su di lui. Ferrara non deve parlare di aborto. Stop. Che tristezza!

Dicevamo della tivù. Dal 6 febbraio 2008 al 26 marzo 2008 (quindi 49 giorni, centinaia di telegiornali) sapete lo spazio che ha avuto Giuliano Ferrara negli otto principali tg d'Italia? (Tg1, Tg2, Tg3, Rainews, Tg4, Tg5, Studio Aperto e La 7)
114 secondi, cioè 1 minuto e 54 secondi. Nulla. "Boselli il piagnone" di secondi ne ha avuti 2845, cioè 24 volte più di Giulianone. Secondo voi, il Partito Socialista Italiano prenderà 24 volte i voti di Ferrara? Cioè, se Ferrara prenderà (esempio) 200mila voti, Boselli ne prenderà 4milioni e 800mila?
Vado avanti: De Vita premier ha avuto a disposizione 1283 secondi, Fiore 636, D'Angeli 527, Riboldi 520 , Montanari 433, Ferrando 307, De Luca 146. Sorpresa (per modo di dire): Ferrara è proprio fanalino di coda.

Ribadisco: questa è censura bella e buona. Vergognosa. E' Ferrara l'unico vero censurato d'Italia. In questo Paese che parla e sparla di tutto, è rimasto tabù solo l'aborto, cioè l'uccisione legalizzata di un qualcuno. E una volta anche tu che stai leggendo queste righe eri un qualcuno indifeso. Potevano farti fuori. Grazie al cielo i tuoi genitori non l'hanno fatto. Ci fa male dirci queste cose, lo so; ma è la realtà. La verità.

Durante la contestazione Giuliano Ferrara non si scompone, parla delle «donne che sono costrette ad abortire perché sono lasciate sole dal loro uomo e dalla società: chiedetelo a loro se abortire è una libertà o se è una schiavitù sociale». Ai manifestanti dice: «Andate a vedere il film Juno, dove c’è una splendida eroina materna». Ma non mancano gli strali: «Avete mai manifestato contro la strage delle bambine in Cina? No — tuona Ferrara — perché fate solo le cose conformiste. Vi hanno spiegato che l’aborto è moderno, ma è una cosa squallida, miserabile?».

«Questa non è democrazia, mi si impedisce di parlare – è stato commento di Ferrara, costretto a lasciare la piazza sotto scorta -. Domani sarete su tutti i giornali, contenti? Avete contestato il comizio ma non siete a riusciti a impedirci di parlare a Bologna».

“Sono qui con un uovo marcio sul taschino della giacca di velluto chiaro”, dirà Giuliano Ferrara pochi minuti prima di arrivare ad Imola, quell’uovo che a Bologna, sorridendo, aveva definito “una medaglia”.

«Sapevo che Bologna era una città difficile, dura — dice Ferrara —, è la città dove è stato ucciso Marco Biagi del resto, è una città dura. E conosco fior di intellettuali progressisti che abitavano in piazza Verdi e negli ultimi anni hanno traslocato perché non apprezzavano chi la frequentava e come la città era amministrata».

Ferrara alle contestazione ci ha fatto il callo: «Finché non degenera — dice —, la contestazione è lecita. Io parlerei volentieri con quelle persone, anche per ore, se si calmassero e si mettessero a sedere per discuterne con me».

Ferrara nega che parlare in piazza Maggiore sia stata una provocazione, una sfida: «Ho parlato dappertutto, e anche a Firenze ero stato contestato duramente. Ma siamo in campagna elettorale, avrò il diritto di parlare, esporre le mie idee?». Però la contestazione era stata annunciata: «Certo, me lo aspettavo, piazza Maggiore è una piazza difficile, che fa da calamita per questo tipo di contestazioni».
Ma il giornalista rivendica di avere vinto la sfida con i contestatori: «E’ molto importante precisarlo, Matilde Leonardi, Giovanni Salizzioni e io abbiamo parlato. Ho potuto parlare per mezz’ora esporre le mie idee nonostante la contestazione e i fischi. Donne? Io ho visto tanti, tanti maschietti». “Vi piace che ogni anno nel mondo ci siano 50 milioni di aborti? A me no! L’aborto è maschio, come voi che contestate”, dirà a fine giornata Ferrara.

Sembra di essere tornati indietro di trent’anni: stessa piazza, stessi slogan, stessi scontri, in gran parte anche stessa gente. Come in un’immensa macchina del tempo dove gli eterni replicanti di se stessi devono individuare il Nemico, il Cattivo, l’Orco, contro cui sfogare la propria rabbia e la propria intolleranza. Ovviamente, «democratica e antifascista», ça va sans dire.
Succede a Bologna, piazza Maggiore ieri pomeriggio. Dove Giuliano Ferrara ha in programma il suo comizio per presentare la lista sulla moratoria dell’aborto. Succede di tutto: bottiglie lanciate verso il palco, uova all’indirizzo di Giuliano, lattine usate come una sorta di tiro a segno da Luna Park, durissime contestazioni, cariche della polizia, Ferrara scortato all’uscita dagli agenti perché possa lasciare incolume piazza Maggiore.
Lui, Giuliano, un po’ se l’aspettava. E l’aveva raccontato ridendo anche l’altra sera a Enrico Mentana che lo intervistava a Matrix: «Domani sono a Bologna, dove so che mi aspettano... Ho anche chiamato Cofferati...». E quel «so che mi aspettano» era solo il preannuncio dell’ennesima contestazione nella campagna elettorale, dove la parziale riabilitazione di Berlusconi ha privato del Nemico quelli che hanno voglia sempre e comunque di menare le mani e di battere le lingue. E quindi si sono dovuti reinventare un nuovo Cattivo, un nuovo Orco.
E chi poteva essere il nuovo Nemico, il nuovo Cattivo, il nuovo Orco? A Genova qualcuno dei centri sociali ha tirato pietre a Francesco Storace e a Mario Borghezio, altrove c’è chi pensa che Daniela Santanchè sia la reincarnazione di Crudelia Demon, solo più elegante e spietata, ma l’unico che può aspirare davvero al titolo di Supercattivo della campagna elettorale, contestato dalle Alpi alle Piramidi, quasi a ogni comizio, è Giuliano Ferrara.

Quei ragazzi urlanti, quei lanciatori di bombe-macchia, somigliano terribilmente alle tifoserie calcistiche agguerrite: in grado di farci scappare il morto, ma incapaci di spiegare cosa cavolo stanno fancendo.
La violenza, sempre latente in una società umana, così come sempre latente nell’animo umano, non riesce più ad essere trattenuta, ma non sa trovarsi una ragione per scatenarsi. Così cerca occasioni, pretesti che non macerano un fine nascosto, ma nascondono l’inesistenza di un fine (per quanto bislacco o demenziale).
Quest’anno va di moda celebrare una finta rivoluzione di quaranta anni fa. Un gorgoglio borghesuccio che in Italia (ma anche in Germania e Francia) produsse rutti terroristici, al servizio di una guerra di cui non comprendevano neanche i contorni. Si celebra, così, il falso racconto di una falsa storia, lecchinando anche qualche falso protagonista e mettendo nel conto qualche tardiva, e ridicola, rivisitazione. Ma non si considera che l’avere bruciato un paio di generazioni nella combustione ideologica ha generato un successivo periodo in cui le ceneri hanno soffocato anche le idee. Così il poliziotto muore perché assaltato allo stadio, i tifosi si minacciano negli autogrill e un gruppo di cretinetti pensano di promuovere la libertà bersagliando il comizio di una minoranza.
Per queste ragioni la giornata bolognese ci riguarda tutti, e non possiamo cavarcela solo con il rito della superficialità.

“E’ inaccettabile che una piazza venga trasformata nel luogo dell’intolleranza. Tutti devono essere in condizione di poter sostenere pubblicamente le proprie tesi e le proprie opinioni e a nessuno deve essere impedito di parlare. Trasformare la campagna elettorale da confronto tra le idee in scontro è una responsabilità grave che si assumono tutti coloro che praticano intolleranza. Non condividere un’idea non deve mai diventare azione ostile contro chi la sostiene. Per questo quello che è capitato oggi a Bologna è un danno oggettivo per la città e la sua storia di democrazia e di tolleranza”. Così in serata il sindaco di Bologna Sergio Cofferati. La contestazione è stata organizzata dai centri sociali Tpo, Vag 61, Crash e XM24. Ora il sindaco farà seguire alle parole i fatti e prenderà provvedimenti contro i responsabili? Ovviamente no.

"La coraggiosa e nobile battaglia che Giuliano Ferrara combatte, del tutto disinteressatamente sull'aborto, va evidentemente a colpire in profondita'. Non si comprenderebbe, altrimenti, l'odio e la violenza cieca che si sta scatenando contro di lui". Lo afferma il leghista Mario Borghezio a proposito delle contestazioni a Bologna nei confronti di Giuliani Ferrara. "Resta comunque da rilevare -aggiunge Borghezio- che, forse, e' meglio per qualcuno che i ragazzi dei centri sociali si scaglino contro Ferrara, ma non contro i camerieri politici del vero potere".

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