17 ottobre 2006

Darfur: politici no perditempo

Dopo il cordiale “tè con pasticcini” consumato da Patrizia Sentinelli a Khartoum, finalmente un politico di polso Hilary Benn, alza la voce nella capitale sudanese: “Nel Darfur c'e l'urgente necessita di dislocare una forza Onu” lo ha detto ieri sera a Khartoum il ministro britannico per la cooperazione internazionale, a colloquio con il presidente sudanese Omar el- Beshir. Quest'ultimo oppone resistenza all'ingresso di una forza militare, benche' rientri nelle disposizioni di una risoluzione delle Nazioni Unite, ed e' d'accordo solo su un eventuale rafforzamento delle truppe africane impegnate nella regione teatro della guerra civile.
Inoltre il Sudan ha deplorato oggi la decisione del presidente americano George W. Bush di inasprire le sanzioni contro il governo di Khartoum, definendole "Ingiuste”. In particolare, il decreto firmato da Bush conferma il blocco di tutte le proprietà del governo sudanese negli Stati Uniti imposto il 3 novembre 1997 dall'allora presidente Bill Clinton. Il decreto menziona "le politiche e le azioni del governo del Sudan che violano i diritti dell'uomo, in particolare in Darfur", regione del Sudan devastata dalla guerra civile.Bush ha deciso di aggiungere alle precedenti sanzioni anche l'interdizione di qualsiasi transazione legata all'industria petrolifera e petrolchimica in Sudan, compresi le attività relative ai giacimenti petroliferi, ai gasdotti e agli oleodotti.La decisione sulle sanzioni arriva poche ore dopo che il governo sudanese ha snobbato l'arrivo a Khartoum del nuovo inviato di Bush per il Darfur, Andrew Natsios.
Contemporaneamente, l'International Crisis Group il think-tank con sede a Bruxelles, ha chiesto l'imposizione di un embargo sulle esportazioni di petrolio per il Sudan, a causa del ruolo dell'esercito nella persecuzione delle popolazioni darfurine. Secondo un rapporto dell'International Crisis Group delle Nazioni Unite, incaricato di monitorare la situazione in Darfur, non inviare forze d'interposizione nella regione sudanese equivale a dare 'carta bianca' al governo di Karthum, con il rischio che la crisi umanitaria in atto peggiori irrimediabilmente.

Intanto continuano gli scontri al confine con il Ciad, confine che ormai sembra non esistere più. Sempre più frequenti le accuse vicendevoli di sostegno ai ribelli tra i governi di Sudan e Ciad, che tra aprile e agosto hanno interrotto i rapporti diplomatici.

Per fortuna arriva anche una buona notizia sul fronte orientale del Mar Rosso.

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