Una papamobile ecologica. E' questa la proposta formulata dalla ditta tedesca SolarWorld durante l'inaugurazione dei 2.400 pannelli solari installati sul tetto dell'aula delle udienze Paolo VI in Vaticano. La possibilità è stata accolta positivamente dal cardinale Lajolo, presidente del Governatorato della Città del Vaticano: "E' un'idea geniale! Se costa meno e può essere d'esempio, perché no?" ha commentato.
La nuova auto sarebbe un regalo, Benedetto XVI si serve abitualmente della vettura blindata per salutare le folle di fedeli nelle strade e nelle piazze di tutto il mondo.
Secondo il cardinale Lajolo, l'ecologia sta molto a cuore al Papa tanto che, molto probabilmente, sarà trattato, assieme a quello della globalizzazione, nella sua prossima enciclica che verterà su temi sociali.
Il Vaticano si sta muovendo già nella direzione della tutela ambientale. Dopo l'impianto di pannelli solari appena inaugurato, è prevista anche l'installazione di una stazione fotovoltaica a Santa Maria di Galeria. Altri interventi extraterritoriali di risparmio energetico sono allo studio studio. La papamobile "verde" si aggiungerebbe quindi a questo movimento.
Aula udienze dotata di pannelli solari
Intanto, sono stati illustrati i vantaggi dell'impianto che riscalderà l'aula Paolo VI delle udienze. I 2.400 pannelli solari situati sul tetto produrranno 300 MWh annui di energia elettrica "pulita" che verranno immessi nella rete vaticana a parziale copertura dei consumi della stessa aula e dei palazzi limitrofi. "La ricerca di energia pulita e sicura a basso costo - spiega il cardinale Lojolo - è un dovere che risponde a opportunità economiche, a esigenze ecologiche e ad un imperativo etico".
Presente alla cerimonia di inaugurazione anche il Premio Nobel per la fisica, Carlo Rubbia, che ha dichiarato: "è la dimostrazione di una grande chiaroveggenza del Vaticano, che prende di petto il problema dell'energia e punta sull'energia solare".
Maria tu mi sostieni fin da piccolino, dammi forza e illuminami sempre, mio faro di luce
27 novembre 2008
21 novembre 2008
C'è grossa crisi. Chiamiamo l'Onu
di Fausto Carioti
...l’Italia è rimasta l’ultimo paese civile in cui le Nazioni Unite sono ancora prese sul serio. Eppure basta leggere l’elenco degli stati che compongono la Commissione dell’Onu per i diritti umani - Cuba, Cina, Pakistan, Arabia Saudita... - per capire quale autorità morale possa avere l’organizzazione nel maneggiare certi argomenti. Proprio ieri, mentre i vertici dell’Anm invocavano l’avvento degli inviati del palazzo di vetro nella terra di noialtri indigeni, il ministro britannico per il Commercio, Gareth Thomas, ha chiesto l’avvio di una serie di ispezioni indipendenti per monitorare l’attività delle Nazioni Unite e assicurarsi che «il mezzo miliardo di dollari che il Regno Unito e gli altri paesi investono ogni anno» nell’Onu e nelle sue agenzie serva davvero a qualcosa.
Ma ai vertici dell’Anm il baraccone di Ban Ki-moon va benissimo così. Nel palazzo di vetro hanno qualche comprensibile ritrosia a trattare gli stupri di massa e i genocidi commessi dai peggiori tagliagole, ma quando si tratta di fare le pulci alle poche democrazie del pianeta diventano dei mostri d’efficienza. Arriveranno qui, faranno il loro lavoro seguendo le istruzioni del sindacato dei magistrati e se ne andranno lasciandoci il solito rapporto indignato nel quale l’Italia è descritta come la succursale corrotta del Burkina Faso. L’Anm sarà finalmente soddisfatta. Gli inviati dell’Onu pure, se non altro perché si saranno fatti il giro dei ristoranti romani a spese del contribuente globale. Intanto, da qualche parte nel mondo, sarà successo un nuovo genocidio dei tutsi, un qualche massacro tipo quello di Srebrenica, sarà stata aperta qualche nuova macelleria a cielo aperto, tipo quella già vista nel Darfur, o sarà scoppiato l’ennesimo scandalo sessuale per il comportamento dei caschi blu, come già visto in Congo e in Sudan. Fa niente, le emergenze sono altre. Forza Onu, abbasso Berlusconi.[leggi tutto]
...l’Italia è rimasta l’ultimo paese civile in cui le Nazioni Unite sono ancora prese sul serio. Eppure basta leggere l’elenco degli stati che compongono la Commissione dell’Onu per i diritti umani - Cuba, Cina, Pakistan, Arabia Saudita... - per capire quale autorità morale possa avere l’organizzazione nel maneggiare certi argomenti. Proprio ieri, mentre i vertici dell’Anm invocavano l’avvento degli inviati del palazzo di vetro nella terra di noialtri indigeni, il ministro britannico per il Commercio, Gareth Thomas, ha chiesto l’avvio di una serie di ispezioni indipendenti per monitorare l’attività delle Nazioni Unite e assicurarsi che «il mezzo miliardo di dollari che il Regno Unito e gli altri paesi investono ogni anno» nell’Onu e nelle sue agenzie serva davvero a qualcosa.
Ma ai vertici dell’Anm il baraccone di Ban Ki-moon va benissimo così. Nel palazzo di vetro hanno qualche comprensibile ritrosia a trattare gli stupri di massa e i genocidi commessi dai peggiori tagliagole, ma quando si tratta di fare le pulci alle poche democrazie del pianeta diventano dei mostri d’efficienza. Arriveranno qui, faranno il loro lavoro seguendo le istruzioni del sindacato dei magistrati e se ne andranno lasciandoci il solito rapporto indignato nel quale l’Italia è descritta come la succursale corrotta del Burkina Faso. L’Anm sarà finalmente soddisfatta. Gli inviati dell’Onu pure, se non altro perché si saranno fatti il giro dei ristoranti romani a spese del contribuente globale. Intanto, da qualche parte nel mondo, sarà successo un nuovo genocidio dei tutsi, un qualche massacro tipo quello di Srebrenica, sarà stata aperta qualche nuova macelleria a cielo aperto, tipo quella già vista nel Darfur, o sarà scoppiato l’ennesimo scandalo sessuale per il comportamento dei caschi blu, come già visto in Congo e in Sudan. Fa niente, le emergenze sono altre. Forza Onu, abbasso Berlusconi.[leggi tutto]
14 novembre 2008
Chi è persona?
a quanto pare l'ideologia hitleriana, quella eugenetica della razza perfetta, non è affatto scomparsa.
Rifiorisce tuttora nel cuore e nel pensiero di parecchi in un'epoca che non la condanna, anzi la promuove con la complicità compromissoria della politica. Il problema è che questi 'tali' occupano cariche di rilievo, purtroppo anche all'interno dei comitati bioetici ospedalieri. A voi dunque la lettura di tali esternazioni deliranti e la replica di una giovane mamma. E per tenere alta la guardia, saggio sarebbe per ognuno girare "a catena" questo e i tanti altri simili segnali preoccupanti che ci capitano tra le mani.
"Persona è chi ha autocoscienza, senso morale e razionalità"
"Neonati molto prematuri e ritardati mentali non sono persone"
E' la tesi enunciata oggi da Gianfranco Vazzoler, pediatra componente della Consulta di bioetica di Pordenone, nella sua relazione al convegno sulle sfide della neonatologia.
Firenze, 31 ott. (Adnkronos) - "I feti, i neonati fortemente prematuri, i ritardati mentali gravi e coloro che sono in uno stato vegetativo permanente, cioè senza speranza, costituiscono esempi di non persone umane. Tali entità fanno parte della specie umana, ma non sono persone". L'affermazione arriva da Gianfranco Vazzoler pediatra e componente della Consulta di bioetica di Pordenone che l'ha scritta nero su bianco nella sua relazione al convegno su 'Le sfide della neonatologia alla bioetica e alla società: le buone ragioni della Carta di Firenze' all''ospedale Meyer. Per Vazzoler, infatti, ''è persona chi ha autocoscienza, senso morale e razionalità". Parlando di rianimazione dei prematuri, "alcuni neonati sono neurologicamente e fisicamente così compromessi - ha aggiunto il bioeticista - da essere impossibilitati irreversibilmente ad acquisire il loro potenziale di conquista dei diritti. Non potranno mai diventare persone e quindi il loro migliore interesse non sta nel perseguire la vita".
Una tesi duramente contestata da Gianpaolo Donzelli, ordinario di neonatologia all'università di Firenze secondo il quale quelle di Vazzoler sono affermazioni "senza alcun fondamento scientifico ed etico".[leggi tutto]
Rifiorisce tuttora nel cuore e nel pensiero di parecchi in un'epoca che non la condanna, anzi la promuove con la complicità compromissoria della politica. Il problema è che questi 'tali' occupano cariche di rilievo, purtroppo anche all'interno dei comitati bioetici ospedalieri. A voi dunque la lettura di tali esternazioni deliranti e la replica di una giovane mamma. E per tenere alta la guardia, saggio sarebbe per ognuno girare "a catena" questo e i tanti altri simili segnali preoccupanti che ci capitano tra le mani.
"Persona è chi ha autocoscienza, senso morale e razionalità"
"Neonati molto prematuri e ritardati mentali non sono persone"
E' la tesi enunciata oggi da Gianfranco Vazzoler, pediatra componente della Consulta di bioetica di Pordenone, nella sua relazione al convegno sulle sfide della neonatologia.
Firenze, 31 ott. (Adnkronos) - "I feti, i neonati fortemente prematuri, i ritardati mentali gravi e coloro che sono in uno stato vegetativo permanente, cioè senza speranza, costituiscono esempi di non persone umane. Tali entità fanno parte della specie umana, ma non sono persone". L'affermazione arriva da Gianfranco Vazzoler pediatra e componente della Consulta di bioetica di Pordenone che l'ha scritta nero su bianco nella sua relazione al convegno su 'Le sfide della neonatologia alla bioetica e alla società: le buone ragioni della Carta di Firenze' all''ospedale Meyer. Per Vazzoler, infatti, ''è persona chi ha autocoscienza, senso morale e razionalità". Parlando di rianimazione dei prematuri, "alcuni neonati sono neurologicamente e fisicamente così compromessi - ha aggiunto il bioeticista - da essere impossibilitati irreversibilmente ad acquisire il loro potenziale di conquista dei diritti. Non potranno mai diventare persone e quindi il loro migliore interesse non sta nel perseguire la vita".
Una tesi duramente contestata da Gianpaolo Donzelli, ordinario di neonatologia all'università di Firenze secondo il quale quelle di Vazzoler sono affermazioni "senza alcun fondamento scientifico ed etico".[leggi tutto]
11 novembre 2008
Il Vaticano a Obama: no a cellule staminali embrionali
Monito del cardinal Barragan: "Cio' che costruisce l’uomo e' buono, quello che lo distrugge e' cattivo"
Città del Vaticano - "Finora le cellule staminali embrionali non sono servite a nulla e non c’è mai stata una guarigione. Quelle che invece hanno una valenza positiva sono quelle del cordone ombelicale e le cellule staminali adulte". Non si è fatta attendere la replica del Vaticano alle posizioni di Barack Obama sulle cellule staminali embrionali.
A ribadire la posizione della santa sede è il cardinale Javier Lozano Barragan, presidente del Pontificio Consiglio per la Salute, dopo che il neo-eletto presidente aveva elencato tra le riforme future anche la ripresa della sperimentazione negli Usa. "Il principio fondamentale è questo - spiega il cardinale - Ciò che costruisce l’uomo è buono, quello che lo distrugge è cattivo. Nessun uomo può essere usato come mezzo per far vivere un altro". Negli ultimi anni la sperimentazione Usa sulle cellule staminali embrionali era stata sospesa per volontà del presidente George W. Bush, allineato sull'argomento con le posizioni del Vaticano.
Giampaolo Mannu
Città del Vaticano - "Finora le cellule staminali embrionali non sono servite a nulla e non c’è mai stata una guarigione. Quelle che invece hanno una valenza positiva sono quelle del cordone ombelicale e le cellule staminali adulte". Non si è fatta attendere la replica del Vaticano alle posizioni di Barack Obama sulle cellule staminali embrionali.
A ribadire la posizione della santa sede è il cardinale Javier Lozano Barragan, presidente del Pontificio Consiglio per la Salute, dopo che il neo-eletto presidente aveva elencato tra le riforme future anche la ripresa della sperimentazione negli Usa. "Il principio fondamentale è questo - spiega il cardinale - Ciò che costruisce l’uomo è buono, quello che lo distrugge è cattivo. Nessun uomo può essere usato come mezzo per far vivere un altro". Negli ultimi anni la sperimentazione Usa sulle cellule staminali embrionali era stata sospesa per volontà del presidente George W. Bush, allineato sull'argomento con le posizioni del Vaticano.
Giampaolo Mannu
06 novembre 2008
Con Obama aborto per tutti
Già nel 2007 Barack Obama annunciò che se eletto presidente, la prima cosa che avrebbe fatto sarebbe stata quella di firmare il Freedom of Choice Act, la legge sull'aborto. Essa permetterà a tutte le donne di abortire in ogni momento della gravidanza, in qualsiasi Stato e ad ogni età, anche al di sotto dei 18 anni. Inoltre verrebbe eliminata la legge sull'aborto a nascita parziale, che definisce un reato partorire un bambino vivo e ucciderlo alla nascita e la possibilità ai medici di appellarsi all'obiezione di coscienza per rifiutarsi di eseguire aborti. In merito alla legge che regola l’aborto negli Stati Uniti (Supreme Court Roe v. Wade), Obama ha più volte dichiarato, e lo ha scritto anche nelle pagine del sito del Partito democratico di Chicago, che “è la legge più importante per difendere il diritto alla donna di scegliere”. “In tutta la mia carriera - ha sottolineato Obama- sono stato un convinto sostenitore della ‘giustizia riproduttiva’ insieme all’associazione Planned Parenthood e alla NARAL Pro-Choice America”. La Planned Parenthood è la più diffusa e radicale sostenitrice degli aborti e delle politiche antivita negli USA e nel mondo. La NARAL Pro-Choice è l’associazione che ha promosso e sostenuto tutte le battaglie politiche per il libero accesso all’aborto negli Stati Uniti. ”Quando nel South Dakota è passata la legge che impedisce l’aborto – ha spiegato Obama – sono stato l’unico candidato presidenziale ad oppormi”. “Quando le organizzazioni pro-vita hanno cercato di opporsi all’apertura di una clinica per aborti della Planned Parenthood in Illinois, - ha precisato il neo Presidente - sono stato l’unico candidato presidenziale a difendere la Planned Parenthood”. Obama ha ribadito il suo impegno a firmare la legge per il libero aborto “Freedom of Choice Act” ed ha sostenuto vivacemente tutte le campagne di controllo delle nascite, propagandando la diffusione di ogni tipo di contraccettivo. Secondo l’U. S. Census Bureau, l’eventuale attuazione della Freedom of Choice Act” incrementereà il numero di aborti di almeno 125. 000 per anno. [leggi tutto]
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