Focalizzando il suo intervento sulle conseguenze dannose della Rivoluzione sessantottina nel mondo ecclesiale, don Poggiali ha denunciato in particolare l’idea diffusa secondo cui “dopo il Concilio Vaticano II i cattolici – o almeno, per usare un’espressione non solo italiana, i ‘cattolici adulti’ – possano scegliere fra il magistero del Papa e il ‘magistero parallelo’ dei teologi (un’espressione che sarà ripresa nel 1990 dall’Istruzione Donum Veritatis della Congregazione per la Dottrina della Fede sulla vocazione ecclesiale del teologo).
Secondo questa visione “i teologi, in quanto più ‘progressisti’ e avanzati, anticiperebbero semplicemente oggi quanto il magistero finirà fatalmente per accettare domani, e quindi potrebbero e dovrebbero essere seguiti con fiducia dai fedeli più maturi”.
Don Giovanni Poggiali ha spiegato che dal momento che il Papa e la gerarchia non condividono questo punto di vista “nell’organizzazione Chiesa cattolica si sono sviluppate due fonti di autorità, da una parte il Papa, dall’altra i gruppi di teologi che riescono a farsi percepire come maggioritari, lo siano o no, le quali certamente non sono sullo stesso piano dal punto di vista della dottrina insegnata dalla Chiesa stessa (e dal Concilio Vaticano II) ma sono presentate come se lo fossero”. [leggi tutto]
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