27 giugno 2007

Sarkozy: "Il silenzio uccide"

(AGI) - Parigi, 25 giu. - "Il silenzio uccide". Cosi', il presidente francese Nicolas Sarkozy ha aperto, con un messaggio alle delegazioni di diciotto Paesi, la riunione del Gruppo di contatto allargato sul Darfur, che per i numeri dei partecipanti e' diventata una vera e propria conferenza internazionale sulla situazione nella regione sudanese, dove la guerra civile ha causato la morte di 200.000 persone e la fuga dai villaggi di oltre due milioni di abitanti.
"E' inaccettabile l'assenza di una risposta ed e' inaccettabile l'assenza di una decisione. Vogliamo mobilitare la comunita' internazionale per dire: basta. Non viviamo nel ventunesimo secolo solo per guardare quanto accade", ha detto il presidente francese, che, appena insediato all'Eliseo, ha messo al centro della propria agenda politica la ricerca di una soluzione politica e umanitaria al conflitto. Sarkozy ha ripreso la "fermezza" evocata ieri da Condoleezza Rice per rilanciarla oggi, quando si cerca di trovare un'intesa per trovare i soldi necessari alla missione ibrida Onu-Unione Africana che vedra' 23.000 soldati impegnati nell'area e si lavora a un'intesa politica che coinvolga gli attori riconosciuti del conflitto: il governo e i ribelli, diversi dei quali non hanno firmato gli accordi di pace. "Credo che la fermezza della comunita' internazionale sia l'unica strada per avviare le trattative", ha sottolineato Sarkozy.
Gli ha fatto eco, dalla sala delle Conferenze Internazionali dove si tiene il Gruppo di contatto, il ministro degli Esteri francese Bernard Kouchner. L'obiettivo della Conferenza e' "sostenere le iniziative" dell'Onu e dell'Ue e "non sostituirsi alle Nazioni Unite e all'Unione africana". Il Gruppo di contatto allargato offre l'opportunita' di un "multilateralismo moderno ed efficace, in grado di agevolare lo scambio tra i diversi punti di vista e di farli convergere".
Nel momento in cui Khartum ha accettato il dispiegamento della forza ibrida su una parte del suo territorio, ha sottolineato, si e' realizzato un momento di "svolta" del quale approfittare.
La Francia, tra l'altro, sta considerando l'invio di una forza umanitaria in grado di portare soccorso ai circa 500.000 profughi ciadiani, spesso oggetto delle scorrerie dei predoni e dei ribelli che operano dentro il Paese confinante con il Darfur, e alle migliaia di rifugiati della regione sudanese che oggi vivono nei campi profughi del Ciad orientale. (AGI)

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