Lo sguardo di Benedetto XVI ieri mattina si sarà soffermato anche sulla bandiera bianca e gialla con le chiavi di San Pietro della Santa Sede che è tornata a sventolare per qualche ora sul Quirinale Il vessillo è stato alzato al momento dell’arrivo del Papa, come prevede il protocollo per le visite di tutti i capi di Stato. In questo caso, però, la bandiera della Città del Vaticano sul torrino del palazzo del Presidente della Repubblica italiana (sotto quella bianca rossa e verde sul pennone più alto) ha ricordato anche che quella, fino al 1870, era una delle residenze pontificie Un ponte con il passato, quindi, ma anche un invito a guardare al futuro: la terza bandiera è infatti quella dell’Unione Eur ropea
All’insegna di un’«armoniosa collaborazione» l’incontro tra il Papa e CiampiDopo il corteo scortato
dai corazzieri nel cuore
di Roma e la visita ai tesori
d’arte custoditi nel Palazzo
mezz’ora di colloquio a porte chiuse prima dei discorsi davanti alle delegazioni ufficiali
Da Roma Salvatore Mazza
Il futuro guarda all’Europa. E, dall’Europa, al mondo. Ed è al camminare verso questo orizzonte che il «modello esemplare di armoniosa convivenza e collaborazione» rappresentato dal «legame tra Santa Sede e Italia» può dare un contributo decisivo. Modello che deve radicarsi in quella «sana laicità dello Stato», in virtù della quale «le realtà temporali si reggono secondo le norme loro proprie, senza tuttavia escludere quei riferimenti etici che trovano il loro fondamento ultimo nella religione». E dove, dunque, l’«autonomia della sfera temporale» non esclude «un’intima armonia con le esigenze superiori e complesse derivanti da una visione integrale dell’uomo e del suo eterno destino».
La visita di Stato di Benedetto XVI al Quirinale, lungi dal risolversi in uno scambio di convenevoli, ha voluto marcare un nuovo, importante passo nelle relazioni tra l’Italia e la Santa Sede. Dove l’affermazione – «con orgoglio» – della laicità dello Stato, nelle parole del Presidente della Repubblica, piuttosto che sottolineare una separazione, è il momento in cui si esalta la consapevolezza del Paese delle proprie «profonde radici cristiane, intrecciate con quelle umanistiche», che si esplicitano nella condivisione di «valori fondamentali» quali «il rispetto della dignità e dei diritti di ogni essere umano, la famiglia, la solidarietà, la pace».
Una cultura, insomma, «intimamente permeata di valori cristiani», ha rilevato in proposito Papa Ratzinger, riaffermando con forza il desiderio di «mantenere e promuovere un cordiale spirito di collaborazione e di intesa a servizio della crescita spirituale e morale del Paese, a cui è legata da vincoli particolarissimi, che sarebbe gravemente dannoso, non solo per essa, ma anche per l’Italia, tentare di indebolire e spezzare». E ciò, appunto, perché la Nazione possa continuare «a svolgere nel mondo la missione civilizzatrice nella quale si è tanto distinta nel corso dei secoli». È infatti proprio «in virtù della sua storia e della sua cult ura» che essa «può recare un contributo validissimo in particolare all’Europa, aiutandola a riscoprire quelle radici cristiane che le hanno permesso di essere grande nel passato e che possono ancora oggi favorire l’unità profonda del Continente».
Con un cerimoniale a dir poco spettacolare, e nella cornice unica di una Roma inondata dal sole (al punto che, per un tratto del tragitto in auto scoperta, Papa Ratzinger ha dovuto indossare un paio di occhiali scuri) l’ottava visita di un Pontefice al Quirinale è stata l’occasione per imprimere un ulteriore slancio alle relazioni tra Italia e Santa Sede.
Nel giorno della festa di San Giovanni, particolarmente significativo per il vescovo di Roma, Benedetto XVI aveva lasciato il Vaticano attorno alle 10.30, passando con la sua vettura scoperta sotto l’Arco delle Campane. A piazza Pio XII, ossia al confine con l’Italia, la prima sosta per ricevere il saluto d’accoglienza della delegazione nazionale con il ministro degli Esteri Gianfranco Fini e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta. Quindi il corteo, scortato dai Corazzieri motociclisti, ha percorso in senso contrario alla consueta direzione di marcia via della Conciliazione, via della Traspontina, ponte Vittorio e piazza Pasquale Paoli, per immettersi in Corso Vittorio Emanuele II in direzione di piazza Venezia.
Qui, al centro, nuova, veloce sosta, per salutare il sindaco di Roma Walter Veltroni, e cambio della scorta: ancora un drappello di Corazzieri, ma questa volta a cavallo, che hanno accompagnato il Papa fino al colle. Nel cortile d’onore del palazzo presidenziale, dopo il benvenuto di Ciampi, l’esecuzione degli Inni nazionali. Poi una veloce visita agli ambienti del Quirinale fino alla Cappella Paolina, dove il Pontefice s’è trattenuto qualche istante in raccoglimento, e quindi la presentazione delle autorità istituzionali: i presidenti di Senato e Camera, Marcello Pera e Pier Ferdinando Casini, del Consiglio dei ministri Silvio Berluscon i e della Corte Costituzionale Piero Alberto Capotosti, prima di chiudersi nello Studio presidenziale alla Vetrata per il colloquio privato, durato mezz’ora, mentre la delegazione italiana s’intratteneva con quella vaticana, della quale facevano parte tra gli altri i cardinali Angelo Sodano, Segretario di Stato, Edmund Casimir Szoka, presidente della Pontificia Commissione per lo Stato della Città del Vaticano, e Camillo Ruini, presidente della Conferenza episcopale italiana, e gli arcivescovi Leonardo Sandri, sostituto della Segreteria di Stato, e Giovanni Lajolo, "ministro degli Esteri" vaticano. Terminato il colloquio privato Ciampi e Papa Ratzinger, nel Salone delle Feste, hanno infine pronunciato i discorsi ufficiali.
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