25 giugno 2005

Ci sono troppe rughe sui 60 anni dell'Onu

ANNIVERSARIO IN SORDINA
Alla cerimonia sarà assente il presidente Bush, il segnale più evidente del disagio che sta investendo il Palazzo di Vetro. Nel mirino i risultati negativi delle missioni con i caschi blu


Il 26 giugno del ’45 nascevano a San Francisco le Nazioni Unite. Oggi gli scandali e le accuse di inefficienza ne minano la credibilità. I prossimi mesi saranno decisivi per una riforma profonda dell’organizzazione

Di Carlo Baroni

In sessant'anni ne ha viste passare tante. Guerre, crisi internazionali, scandali. Qualche volta è uscita a testa alta. Altre, troppe volte, ha abbassato il casco blu sugli occhi per nascondere la vergogna. Per questo oggi c'è da festeggiare un anniversario e poco altro. L'Onu che compie sessant'anni più che guardare indietro adesso dovrà fare i conti con il proprio futuro. Che appare incerto, nebuloso, dubbioso. Le Nazioni Unite nate il 26 giugno del 1945 a San Francisco come lo strumento per «risolvere le controversie internazionali» sono diventate una mongolfiera che non riesce a spiccare il volo tirata giù da una zavorra che si chiama, di volta in volta, burocrazia, realpolitik, egoismi. Al punto che oggi, tutti, sono d'accordo che l'organizzazione vada ripensata. Il mondo è cambiato, l'Onu sembra rimasta la stessa di sessant'anni fa. Si comporta come un adolescente che non si è accorta che ha il viso pieno di rughe. E non basterà un semplice lifting per cambiare faccia. Il conflitto in Iraq è stato lo spartiacque tra quello che è l'Onu e quello che vorrebbe essere. Oggi ci si chiede che peso vero abbiano le decisioni prese al Palazzo di Vetro. Si fanno i bilanci sulle missioni nel mondo per constatare che c'è ancora molto, troppo, da fare. Eppure l'unica riforma che sembri scaldare gli uffici di New York è quella per l'allargamento del Consiglio di sicurezza. Una lotta di potere, qualche poltrona in più da occupare. In questo contesto è quasi inevitabile che il Paese più influente, gli Stati Uniti, non perdano occasione per screditare l'organizzazione. Proprio loro che si erano battuti per metterla in piedi. Era stato Franklyn delano roosevelt a coniare il nome al nuovo organismo. Ma il presidente George W.Bush non parteciperà alle cerimonie per il sessantesimo che pure si tengono nel suo Paese. Un forfait che vale più di un discorso. Per non parlare delle polemiche riguardo l'uomo che la Casa Bianca vuole nominare ambasciatore alle Nazioni Unite: John Bolton, il falco che non ha mai fatto mistero di considerare l'Onu un'organizzazione superflua, forse addirittura inutile. In effetti la struttura dell'organismo fa a pugni con il pragmatismo yankee. Troppa burocrazia, troppa inefficienza. Eppure, finora, nessuna ha saputo indicare un'alternativa credibile alle Nazioni Unite. Disfarsene potrebbe essere un errore di cui pentirsene per sempre. Il paragone con la Società delle Nazioni dovrebbe agire da monito in tal senso. Per guarire l'Onu non deve tradire i propri ideali, i motivi per i quali è nata. Solo fare un po' di pulizia e una cura dimagrante per funzionari e spese. L'obiettivo di eliminare le guerre dal pianeta va ancora perseguito. Così come l'impegno contenuto nella «Dichiarazione delle Nazioni Unite» dell'11 gennaio del 1942, con la quale i Paesi firmatari si prendevano l'impegno di dar vita, dopo la guerra, ad un sistema di sicurezza collettiva capace di scoraggiare le aggressioni, nonchè di procedere ad un'intensa collaborazione fra Stati nel campo economico e sociale. Sessant'anni fa alla conferenza di San Francisco c'erano «solo» 50 Stati. Adesso sono 191, praticamente tutto il mondo. E da allora si sono succeduti sette segretari generali, provenienti da Paesi che politicamente non pesano molto: il norvegese Trygve Halvdan Lie, dal '46 al '52, seguito dallo svedese Dag Hammarskjold (nobel per la pace), in carica dall'aprile del 1953 al settembre del 1961, quando morì in un incidente aereo durante una missione in Africa. Terzo segretario generale fu il birmano U Thant, in carica dal novembre del 1961 al dicembre del 1971; seguì l'austriaco Kurt Waldheim, segretario fino al dicembre del 1981. Dal 1982 al 1991 il peruviano Javier Perez de Cuellar, che lasciò il posto all'egiziano Butros Butros-Ghali fino al dicembre del 1996. Dal primo gennaio del 1997 segretario generale è il ghanese Kofi Annan, Nobel per la pace nel 2001.

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