19 dicembre 2007

La bufala d'oro

Chi si aspettava un successo di spettatori e botteghino sarà rimasto deluso: il contestato film "La bussola d'oro" non ha raccolto i consensi tanto attesi.

Sarà per i messaggi, neanche tanto impliciti, contro la religione e contro Dio (in un'intervista Pullman afferma che il suo è un atto d'accusa alla teocrazia) e per il suo ateismo dichiarato che gruppi di cristiani, soprattutto nel mondo anglosassone, hanno invitato al "boicottaggio" del film.

La storia punta l'attenzione sul male rappresentato dal "Magisterium", entità religiosa che regola la vita degli uomini, sulla presenza dei "daimon", curiosi animaletti che impersonano l'anima delle persone e che vivono fuori da esse, e infine nell'uccisione di un essere, un angelo vecchissimo che si chiama Dio, che non rappresenta il Creatore, perché è stato creato dalla Polvere, la quale è, invece, espressione della divinità. Davvero stucchevole è il modo col quale viene raffigurato questo “Magisterium” (la Chiesa Cattolica) che vorrebbe eliminare dal mondo la “polvere” (il peccato originale) negando sostanzialmente agli uomini il libero arbitrio intervenendo sui bambini, prima che si corrodano definitivamente con la pubertà. Pullmann dovrebbe informarsi che l’attuale capo del “magisterium”, Joseph Ratzinger, ebbe a dire lo scorso 24 marzo 2007 che “Cristo non ci salva a dispetto della nostra umanità, ma proprio attraverso di essa”.

La bussola d’oro è solo una «saga fantasy», «gnostica» e per giunta presentata «in salsa sessantottina» che mostra un mondo «disumanizzato» in cui a trionfare è il «vuoto» dell’«amore vivificante», cioè quello di Dio. All’Osservatore Romano non sono affatto sfuggiti i pericoli nascosti nella pellicola che in America ha già registrato feroci critiche da parte del mondo cattolico.
«Fuor di metafora: secondo Pullman - si legge sul giornale d’Oltretevere - bisognerebbe chiudere le scuole cristiane e l’insegnamento della religione a scuola, per non parlare di quella violenza che è il battesimo dei bambini. Questo, in sintesi, del primo episodio della saga» dove la felicità «risiede nell’indipendenza e non nella relazione» umana.
Ma il giornale diretto da Vian si spinge ancora più in là citando Peter Hitchens che sul New Yorker ha definito Pullman «il più pericoloso scrittore della Gran Bretagna». «Non sappiamo se Pullmann sia pericoloso, certo è che nel mondo cosi’ rapresentato» si sente la mancanza della salvezza. «Non c’è salvezza perché non c’è un Salvatore: ognuno è lasciato solo con le sue capacità e l’obiettivo da raggiungere, che per Pullman è vivere liberi e indipendenti».

Nei protagonisti che dovrebbero essere “positivi” de “La bussola d’oro” troviamo volontà personale di successo, disobbedienza, vendetta, perfida scaltrezza, determinazione violenta, crudeltà, voglia di potere. La libertà è solo indipendenza e possibilità di pensarla a modo proprio, non Verità e Amore. E se in Tolkien o Lewis c’era un Re di cui si aspettava il ritorno o un altro re pronto a farsi uccidere per te, qui invece la lotta dei “buoni” è volta alla soppressione del Magisterium ed all’esclusivo affidamento alle potenzialità della ricerca scientifica.

Inoltre, nonostante nel film la vena polemica anti-cattolica sia stata notevolmente annacquata rispetto al romanzo, l’universo fantastico di Pullman resta comunque nichilista e strutturato sul caso. Non è possibile aggiustare questo in una sceneggiatura senza cambiare la storia che Pullman cerca di raccontare, che è una storia ateistica, gonfia d'astio e talvolta polemica. Allora perché promuovere un film che nella migliore delle ipotesi rischia di generare nei ragazzi, giovani e spesso impressionabili, solo un maggiore interesse per quei libri? Per i genitori cristiani, il film non può che essere considerato come un veleno spirituale per i figli, perché esso è frutto del libro da cui è tratto.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Se il film non ha avuto successo sarà perchè non è un granchè! Non credo che dipenda dal fatto che parli male della Chiesa!!!

pequenito ha detto...

Sicuramente il film è anche fatto male, non c'è dubbio. Ma anche il paradosso di scopiazzare storie di scrittori cristiani come Lewis e Tolkien invertendone il messaggio indubbiamente è una nota stonata.

Messaggi che esaltano disobbedienza, vendetta, perfida scaltrezza, determinazione violenta, crudeltà e voglia di potere oltre ad essere anticristiani sono anche secondo me poco adatti ad una storia per bambini da proporre sotto Natale. Il fiasco consegue anche da questo perchè negarlo?