24 agosto 2006

I veri laici dialogano con la fede

Della laicità ci sono due versioni. Una sostiene che la religione deve essere separata dalla politica, e perciò la Chiesa deve essere separata dallo Stato. L’altra sostiene che la politica, e perciò lo Stato, deve essere gestita secondo criteri soltanto profani. Sembrano due versioni simili, ma non lo sono. Benché entrambe partano dalla distinzione tra «sfera pubblica» e «sfera privata», la concepiscono in modo diverso. Nella prima versione, la sfera pubblica è una libera arena in cui tutte le professioni religiose sono libere di giocare un ruolo. Nella seconda versione, la sfera pubblica è invece uno spazio vuoto in cui a nessuna professione religiosa è consentito di esprimersi. Di conseguenza, la prima versione consente che la politica sia orientata dalla religione. La seconda versione no: per essa qualunque elemento religioso trasferito nella vita politica è - come dicono i nostri laici - un’interferenza inammissibile.Per distinguerle e intenderci, conviene chiamare queste due versioni con nomi diversi. Diciamo allora che la prima versione è quella americana, in cui vale la socializzazione della religione come diritto delle varie comunità dei credenti ad esprimersi nella vita politica. La seconda versione è quella francese, in cui vale invece la privatizzazione della religione, o il suo confinamento nel «ghetto della soggettività», come si espresse a suo tempo il cardinale Ratzinger. Sempre nel tentativo di usare parole appropriate, possiamo dire che la prima versione è quella laica, la seconda è quella laicista. È mia opinione che il modello laicista francese abbia ormai conquistato l’Europa. È inoltre mia opinione che questo laicismo scavi, anche in Italia, nel tessuto della nostra tradizione come una malattia devastante. [leggi tutto]

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