20 luglio 2006

C’è un piano: saldare Libano e Iraq

JUSTO LACUNZA BALDA

RAZZI SULLE CITTÀ della Galilea,
bombardamenti sul Libano.
Distruzione, macerie e morti
da una parte e dall’altra. Fuga
di civili ed evacuazione di migliaia
di turisti di ogni nazionalità.
Crollo dell’economia
libanese, appelli al cessate il
fuoco e ipotesi di invio di soldati
dell’Onu. La cronaca degli
ultimi giorni della crisi che
insanguina il Medio Oriente è
già molto drammatica e preoccupa
le opinioni pubbliche di
tutto il mondo. Ma il conflitto
in corso è soltanto l’occhio del
ciclone che si prepara. Che potrebbe
avere dimensioni più
vaste e più distruttive. Perché
sulla scena non ci sono soltanto
il primo ministro israeliano,
Olmert, e il leader di Hezbollah,
Nasrallah, che si sfidano e
si accusano a vicenda.
Due voci dal mondo sciita
infiammano le masse e gettano
legna sul fuoco della crisi. Il
leader iracheno della “Mahdi
Army”, Moqtada al-Sadr, ha
dichiarato a Najaf - era venerdì
14 luglio - che “gli iracheni
non rimarranno con le braccia
incrociate” perché il conflitto
del Libano “è colpa degli Stati
Uniti, la più grande potenza
straniera che appoggia Israele”.
Le sue parole sono un tentativo
di saldare la guerra in
Iraq a quella in Libano. E non
sono rimaste isolatei. A favore
di Hezbollah, nato nel 1982
per volontà dell’imam Khomeini
per sfidare lo Stato di
Israele, si è schierato immediatamente
l’Iran. Nel suo discorso
televisivo di domenica
16 luglio, l’ayatollah Ali Khamenei,
leader supremo della
Repubblica Islamica, ha dichiarato:
“Bush dice che Hezbollah
deve essere disarmato
ed è quello che l’America e
Israele vogliono. Ma non
accadrà mai… I sionisti
sono un un tumore infetto”.
Non c’è dubbio
che le dichiarazioni
dal pulpito sciita
rappresentano l’ispirazione
islamica
per i militanti di
Hamas e di Hezbollah.
La leadership
iraniana offre
anche la soluzione
per estirpare il “tumore
infetto”: continuare
la lotta contro
Israele fino alla
morte.
Le due prese di posizione
dell’Islam sciita,
quella di al-Sadr e quella
di Khamenei, puntano
in una unica direzione:
coinvolgere
il mondo musulmano
su scala
globale. Negli ultimi
anni gli isla-
mici di Hamas e di Hezbollah
hanno creato una rete internazionale
di supporto logistico,
di aiuti finanziari e di appoggi
di ogni genere alla loro causa
principale: distruggere Israele
sotto il paravento della difesa
dei diritti dei palestinesi. Con
le elezioni politiche, i due mo-
vimenti integralisti hanno trovato
anche uno spazio istituzionale
nei governi di Gaza e
del Libano. Questo ha permesso
ai falchi dei due movimenti
di far arrivare la sfida contro
Israele fino al conflitto militare
in corso. Diciamolo chiaramente:
si tratta di una guerra
armata, ormai dichiarata da
anni, contro lo Stato di Israele.
Secondo il progetto islamista
di Hamas e di Hezbollah,
Israele non ha diritto ad esistere.
Questo significa che
il futuro del popolo palestinese
non interessa ai
registi e agli esecutori
di questo piano di distruzione.
Hamas e
Hezbollah vogliono
che i palestinesi e gli
israeliani continuino
a farsi la guerra, a
combattere apertamente
e a distruggersi
a vicenda. Hamas e
Hezbollah si ostinano
a non voler capire - o
fanno finta di non capire -
che la nascita dello Stato palestinese
e il futuro di quel popolo
sono fondamentalmente
legati proprio all’esistenza
e al rispetto dello
Stato di Israele.
Questa è l’unica
realtà, forse amara
per molti ma salutare
per tutti, che con-
ta nel momento attuale. Nessuna
forza internazionale di
pace, nessuna mediazione politica,
nessuna voce potrà trovare
delle soluzioni giuste ed
eque senza riconoscere il diritto
dell’uno e dell’altro ad
esistere e a costruire il loro futuro
insieme.
Può sembrare una pazzia,
ma la pace nel Medio Oriente
non ha un’altra strada percorribile
se non quella di sostenere
contemporaneamente israeliani
e palestinesi. E per questo
i burattinai delle guerre sante,
i predicatori dell’odio razzista,
i sostenitori del terrore
programmato devono essere
sconfitti. Domani potrebbe essere
troppo tardi per il nostro
mondo esposto all’allagamento
del conflitto.
La ragione è semplice. I movimenti
Hamas e Hezbollah
sono in sintonia oggettiva con
al-Qaeda, onnipresente nel
mondo islamico, particolarmente
in Iraq e in Afghanistan.
Lo ha chiarito lo stesso Osama
bin Laden nella sua “dichiarazione
di guerra” dell’ormai
lontano 23 agosto 1996 che era
diretta contro “gli americani,
gli ebrei e i crociati”. Questi
collegamenti sembrano sfuggire
a molti leader occidentali.
Ma non tenerne conto potrebbe
rendere vane le loro proposte
di soluzioni per il futuro.

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