08 settembre 2010

L'Italia riposa in pace

Se la demografia rappresenta il destino di un Paese, l'Italia può ritenersi moribonda. Lo indica il Wall Street Journal in un editoriale dall'eloquente titolo "Italia, R.I.P." (Italia, riposa in pace), a firma del giornalista-scrittore Giulio Meotti che cita uno studio di James Vaupel direttore dell'Istituto di Ricerca Demografica tedesco, secondo il quale se continuerà l'attuale trend di denatalità, degli italiani oggi residenti e dei loro figli ne rimarranno tra 40 anni solo 10 milioni.

La maggior minaccia che gli abitanti del Bel Paese devono fronteggiare, si legge nell'articolo, è quella dell'autoimmolazione demografica. Dal 1994 - i dati citati - il numero delle nascite è sistematicamente superato da quello dei decessi; la fertilità è ai livelli minimi, 1,3 figli per donna. Negli anni Sessanta era di 2 bambini a coppia.

La crisi delle nascite, prosegue il WSJ, minaccia di avere conseguenze sociali ed economiche disastrose. Già oggi, il 22 per cento della popolazione italiana è in età pensionistica, uno dei tassi più elevati a livello mondiale. L'Italia destina inoltre alla previdenza il 15 per cento del pil (prodotto interno lordo), più di ogni altra nazione europea. L'Italia non è il solo Paese sull'orlo del suicidio demografico, sottolinea l'editoriale. Ma è il primo nel mondo che vive il cosiddetto "crossing over", dove ciò il numero degli under 20 è inferiore a quello degli over 60. Entro il 2050, annuncia il quotidiano, il 60 per cento degli italiani figli di vecchie generazioni non avrà fratelli, sorelle, cugini, zii o zie di primo grado.

Non certo il risultato che immaginavano gli scienziati e i premi Nobel del «Club di Roma» che nel ’68 denunciavano i pericoli di un possibile sovraffollamento, conseguenza del boom demografico. «Profeti laici» che auspicavano ad un’inversione di tendenza per fronteggiare un’eventuale crisi economica e si rifacevano alle tesi di Georgescu-Roegen, autore del saggio “Demain la décroissance” (Domani il decremento).


Una situazione paradossale è che i tassi più bassi di fertilità - si legge nell’editoriale - sono concentrati nei Paesi più religiosi d’Europa, fra cui la cattolica Italia. I tassi di natalità più alti si concentrano invece nel laico e secolare Nord d’Europa, specie in Scandinavia. E a poco sembrano essere servite le scelte del welfare: con cinque mesi di piena retribuzione e sei mesi di stipendio ridotto, ‘’la maternità in Italia ‘’è ben pagata’’ al confronto con gli Usa o Israele, i due Paesi industrializzati con i tassi di fertilità più alti’’.

L'ISTAT si limita a rispondere che secondo i suoi studi nel 2050 gli italiani residenti saranno 60 milioni, come è possibile questa differenza di cinquanta milioni tra le due stime? Probabilmente i 10 milioni di cui parla il WSJ si riferiscono ai cittadini nati in Italia e con antenati italiani, i residenti stimati dall'ISTAT probabilmente invece saranno per la stragrande maggioranza figli e nipoti di immigrati, ma questo l'ISTAT si guarda bene dal dirlo.

A questo punto risultano quindi indispensabili ed improcrastinabili politiche sociali di sostegno alla Famiglia, vero pilastro della società, centro nevralgico del consolidamento e del potenziamento della nostra Comunità. Contro il preoccupante calo di nascite devono essere assunti provvedimenti di incentivo e di sostegno delle Famiglie naturali e tradizionali. Tanto per cominciare ad esempio un assegno mensile alle casalinghe che preferiscono di rimanere a casa a svolgere un ruolo fondamentale a sostegno della famiglia e quindi della società

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