07 luglio 2009

DOVE FINISCE IL TEMPO

Stava a guardare il cielo con le stelle… Le guardava e pensava...
Immaginava di essere il raggio di luce di quelle stelle. Dopo quindici miliardi di anni arrivava sulla terra. L’immagine che portava era di quindici miliardi di anni fa. Era come se quei quindici miliardi di anni non fossero passati per lui, raggio di luce.
Lui non era invecchiato. Era l’immagine della nascita di quelle stelle. Forse erano già morte nel frattempo, ma lui aveva ancora con sé il momento della nascita. Il tempo era passato per noi quaggiù ad aspettare quindici miliardi di anni e per le stelle lassù in cielo, ma non per lui, raggio di luce. Lui era contemporaneo alla nascita delle stelle e contemporaneo a noi. Per questa sua dote consentiva pure a noi di essere contemporanei ad un passato di quindici miliardi di anni.
Il tempo passava per tutti, allora, tranne che per la luce.
La luce era la più libera delle creature. L’unico essere libero dal tempo.
Guardava le stelle e pensava...
L’universo era immenso. Ed era immerso nel tempo. Eppure era trafitto, trapunto, attraversato in tutti i sensi e in tutte le direzioni da una creatura, la luce, che era libera dal tempo. Un universo temporale cucito con un filo senza tempo…
Il tempo scorreva per chi stava al punto di partenza e al punto di arrivo, ma non per la luce in viaggio. E probabilmente neppure sarebbe scorso per chi fosse riuscito a salire su di un raggio di luce e a viaggiare con lui alla sua velocità…
Esisteva allora una doppia qualità di tempo: quello materiale, che tanto per intenderci è misurato dagli orologi, e quello spirituale, di cui si ricordava un’affascinante definizione di s. Agostino: «estensione dell’anima». Era di questo secondo tempo che voleva penetrare il segreto…
Cercava l’assoluto, e la risposta ora poteva venirgli solo dal contatto con l’assoluto, penetrando nel segreto di Dio.
Quel brandello di tempo di contemplazione era l’occasione che aveva per trovare la chiave del problema. Ma non era una cosa che poteva scoprire col cercare, frutto della sua intelligenza e perspicacia.
Era una cosa che poteva soltanto chiedere con umiltà e pazienza, fintanto che la sua anima fosse diventata tanto fine, «spirituale», da decifrare la risposta che l’amore di Dio gli rivelava.
Allora, e solo allora, avrebbe capito…
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