12 marzo 2009

Mauro D'Ascanio sequestrato in Darfur

Sei operatori della sezione belga di Medici senza frontiere, tra cui un italiano che risponde al nome di Mauro D'Ascanio, un francese, una donna canadese e tre locali, sono stati sequestrati nella regione sudanese del Darfur. La Farnesina ha confermato il rapimento del nostro connazionale. Tre persone sono state già liberate: per i tre ostaggi sarebbe stato invece chiesto un riscatto. Questo particolare è stato reso noto a tutte le agenzie non governative che prestano la loro opera in Sudan dall'agenzia delle Nazioni Unite (Unamid).>Lo stesso ministero degli Esteri italiano ha chiesto il massimo riserbo e la collaborazione delle autorità sudanesi, cui è stato sottolineato che obiettivo assolutamente prioritario deve essere la piena salvaguardia dell'incolumità del connazionale e che pertanto non devono essere intraprese azioni che possano comprometterla.
Il rapimento - L'agenzia delle Nazioni unite Unamid, attraverso un comunicato, ha spiegato che la scorsa notte, intorno alle ore 21, uomini armati non identificati hanno fermato il convoglio su cui procedevano gli operatori a una ventina di chilometri da Saraf el Umra, 200 chilometri a ovest della città di El Fasher, capoluogo del Darfur settentrionale. Hanno rapito sei persone dello staff, di cui tre internazionali - un medico italiano, un coordinatore medico francese e un'infermiera canadese - e tre nazionali dalla sede di Msf-B Saraf Omra. Un nazionale è stato rilasciato alle ore 22. Gli altri due sono stati invece liberati intorno a mezzogiorno. La zona del sequestro, alle porte del massiccio montuoso del Djabel Marra, vede la presenza di tutti i gruppi coinvolti nel conflitto in corso in Darfur dal febbraio del 2003, oltre a dare, di quando in quando, ospitalità (dato che rappresenta l’unica area montuosa in un vasto territorio semi-desertico e pianeggiante) anche ad alcune formazioni armate attive nel confinante Ciad o agruppi di predoni e contrabbandieri.

La notizia giunge dopo che il presidente sudanese Bashir aveva espulso dieci ONG dal Darfur - tra cui le sezioni MSF di Francia e Olanda - in risposta al mandato di cattura per crimini di guerra emesso dal tribunale internazionale dell'Aja nei confronti proprio di Bashir che aveva giustificato l'atto di espulsione come una ‘protezione' per gli operatoti non potendo essere garantita loro l'incolumità in una regione già molto martoriata. In realtà Msf, Save the Children e Oxfam erano accusate da Bashir di aver collaborato con gli investigatori del tribunale internazionale, ma le ong espulse dal paese hanno negato qualsiasi rapporto con la Corte Penale. Inoltre la sezione belga di Msf in Darfur non era stata colpita da ordine d'espulsione da parte del governo di Khartum. Lo ha spiegato Sergio Cecchini, portavoce di Msf Italia, sottolineando che "mentre nei giorni scorsi erano arrivati gli ordini d'espulsione dalla regione alle sezioni francese e olandese, quelle belga, spagnola e svizzera avevano continuato a lavorare in attesa di istruzioni dal governo sudanese".

Giusto un giorno prima l'organizzazione MSF ha presentato a Roma il "Rapporto sulle crisi dimenticate", secondo cui Darfur e Sudan, Zimbabwe, Somalia e Myanmar sono le situazioni umanitarie più ignorate dai media italiani nel 2008. "Oltre a portare soccorso alle persone in difficoltà, il nostro obiettivo è anche quello di denunciare quanto l'azione umanitaria viene ostacolata e supportare i mezzi di comunicazione nel diffondere informazioni precise su ciò che avviene in certi contesti» ha detto Kosta Moschochoritis, direttore generale della sezione italiana. Sono circa 200 i medici italiani che partono ogni anno con le sezioni internazionali di Msf.

1 commento:

Anonimo ha detto...

leggere l'intero blog, pretty good