22 giugno 2007

Audizione alla Camera per il Darfur

Articolo21 insieme a Italians for Darfur ha messo in atto in questi giorni una serie di iniziative volte ad illuminare la tragica situazione del Darfur, ponendo l'accento sulla necessità di un'informazione corretta che fornisca un quadro dettagliato del contesto geo-politico di quella zona dell'Africa. Stamane l'audizione davanti al Comitato per i diritti umani della Camera dei Deputati.
Sintesi della giornata

Una delegazione di rifugiati del Darfur, guidata dal portavoce Abu Elgasim Mohamed, è stata ricevuta oggi dal presidente della Commissione Esteri della Camera Umberto Ranieri e ascoltata dal Comitato per i diritti umani della Camera dei Deputati. All’audizione erano presenti anche i rappresentanti di ‘Italians for Darfur’, movimento promotore del primo Global Day per il Darfur in Italia, delle Ong ‘Oxfam International’ e ‘International Crisis Group’ e della Caritas.
Nel corso dell’incontro gli esponenti dell’associazione dei rifugiati della martoriata regione del Sudan, dove è in atto da quattro anni una violenta guerra civile, hanno raccontato alcuni degli atroci crimini di cui sono stati testimoni e hanno avanzato delle proposte per porre fine al conflitto in Darfur.
Forte la denuncia delle Ong impegnate nei campi di accoglienza in Sudan, in particolare quella di Oxfam che ha annunciato di essere costretta per questioni di sicurezza a lasciare il campo di Gereida, che ospita 150mila rifugiati, e del rappresentante della Caritas il quale ha raccontato dell’uccisione di un collaboratore sudanese dell’associazione nel sud-pvest del Darfur.
Leo Sorge, membro di Italians for Darfur, ha invece parlato delle iniziative intraprese finora dal movimento, insieme all’associazione Articolo21, per accentrare l’attenzione dell’opinione pubblica e dei mass-media sulla crisi umanitaria che ormai dura da oltre quattro. Ha anche rimarcato l’importanza di un’informazione corretta, non generica, e che si soffermi anche sulle ragioni del conflitto e, soprattutto, sui ritardi delle istituzioni e della diplomazia nel pressare il governo di Khartoum a permettere il dispiegamento di una forza di interposizione composta da Caschi blu e operatori dell’Unione africana.

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