27 marzo 2007

DI.CO.? Lo dice la legge!

>>>L'usciere: "Dica".

>>>

>>> Signora: "Di.Co.".

>>>

>>> "Dica, dica pure!".

>>>

>>> "Gliel'ho detto: Dico!".

>>>

>>> "Che fa, la spiritosa? Io sto 'a lavora' Signora... che deve fa'?".

>>>

>>> "La Dichiarazione di Convivenza".

>>>

>>> "Ah, si, il PACS".

>>>

>>> "... DICO".

>>>

>>> "Dica...".

>>>

>>> "Dico, non Pacs: si chiama DICO!!!".

>>>

>>> "Ah, pensa te... Eccole il modulo.".

>>>

>>> "E dopo che l'ho compilato che devo fa'?".

>>>

>>> "Vediamo un po'... ecco: articolo 3, deve darne comunicazione all'altro convivente".

>>>

>>> "E che cosa gli comunico, scusi? Che conviviamo? Credo lo sappia già..."

>>>

>>> "Signora mia cara, mica l'ho fatta io la Legge. Qui c'è scritto chiaramente che glielo deve comunicare. Legga: 'mediante raccomandata con avviso di ricevimento'. La legge parla chiaro!".

>>>

>>> "Cioè, mi faccia capire bene: io devo andare alla posta e spedire una raccomandata a casa mia?".

>>>

>>> "Si, al suo convivente".

>>>

>>> "E se lui non c'è, quando viene il postino?".

>>>

>>> "Beh, lei è la convivente, no?".

>>>

>>> "Certo!".

>>>

>>> "E allora può firmare lei la ricevuta".

>>>

>>> "Cioè io firmo di ricevere una lettera spedita da me al mio indirizzo. Ma non le pare assurdo?".

>>>

>>> "Signora mia bella, quello che pare a me non conta niente...".

>>>

>>> "E la ricevuta che ho firmato?".

>>>

>>> "Quella se la riprende il postino. Poi gliela rispediscono al suo indirizzo".

>>>

>>> "Così io ricevo una ricevuta firmata da me in cui io dichiaro di aver ricevuto una lettera che mi sono spedita io al mio indirizzo... e se non arriva la ricevuta di ritorno?".

>>>

>>> "Può fare reclamo dichiarando di non aver mai ricevuto la ricevuta che lei ha firmato per una lettera raccomandata che si è spedita al suo indirizzo.......... ma intanto compili il modulo che la fila è lunga...

>>>

>>> Avanti il prossimo!

>>>

>>> Dica, signore.".

>>>

>>> "Dico!".

>>>

>>> "Aridaje...."

22 marzo 2007

Per l’Onu l’aborto selettivo delle femmine non va condannato

E’ ufficiale: per la Commissione sullo status delle donne (Csw), l’organismo delle Nazioni Unite che si occupa dell’“uguaglianza di genere” e della situazione femminile nel mondo, l’aborto selettivo delle bambine, responsabile della sparizione di decine di milioni di femmine dalle statistiche demografiche cinesi, indiane e di altri paesi asiatici, non è cosa da meritare un’esplicita e inequivocabile condanna.
Riunita a New York per la propria sessione annuale dal 26 febbraio al 9 marzo, con all’ordine del giorno l’“eliminazione di tutte le forme di discriminazione e violenza contro giovani donne e bambine”, la Commissione ha bocciato la richiesta avanzata dalla delegazione americana perché fosse inserito nel documento finale un chiaro divieto di infanticidio e di aborto finalizzato alla selezione del sesso del nascituro.

È bastato che alcune delegazioni occidentali manifestassero la preoccupazione che il divieto di aborto per la selezione del sesso potesse introdurre limiti nelle pratiche di fecondazione assistita e nell’interruzione volontaria di gravidanza...[leggi tutto]

19 marzo 2007

12/5 "Più Famiglia" in piazza S. Giovanni a Roma


ROMA - Sabato 12 maggio: è questa la data del Family day, la giornata della mobilitazione cattolica per la famiglia. La scelta del mese di maggio, che a qualcuno potrebbe sembrare troppo lontana, non è affatto casuale: infatti, tra la Pasqua e il ponte del 25 il mese di aprile sembra «inutilizzabile» e così i movimenti, anche per prendersi il tempo necessario a mobilitare più di centomila persone da portare in piazza, hanno scelto maggio. Un appuntamento che sottolineerebbe, nelle intenzioni degli organizzatori del Family day, l'universalità e la laicità dell'iniziativa del cattolicesimo italiano. Al punto che già negli anni scorsi il Forum delle associazioni familiari aveva proposto che venisse istituzionalizzata come festività nazionale. La metà di maggio avrebbe anche il vantaggio di tenere il Family day al riparo dalla concorrenza mediatica (nonché dal rischio di strumentalizzazione politica) delle elezioni amministrative e, in particolare, del ballottaggio. Il 24 e il 25 maggio, inoltre, si svolgerà a Firenze una conferenza promossa dal Governo per varare un piano nazionale per la famiglia.
La notizia, è stata ufficializzata da Daniele Nardi, il portavoce del Forum delle Associazioni Familiari. I rappresentanti delle associazioni cattoliche - da Azione cattolica a Comunione e liberazione, dalle Acli a Rinnovamento nello Spirito, da Sant’Egidio ai Neocatecumenali - hanno anche approvato un manifesto a sostegno della famiglia che comincia con le parole “Il bene della famiglia è il bene del Paese”. Scopo primario della convocazione - arrivata nei giorni scorsi ai vertici dei movimenti - è l'approvazione della bozza del Manifesto stilata da un gruppo ristretto di giuristi capitanati da Giuseppe D'Agostino, il quale ha fatto capire che la macchina organizzativa è pronta per entrare in azione a pieno regime: «Il testo del manifesto è già stato mandato in giro agli altri colleghi - ha spiegato -. Domani (oggi, n.d.r.) si apporteranno, come si prevede, eventuali aggiustamenti e inserimenti. Il Manifesto deve tenere conto delle sensibilità diverse esistenti tra i movimenti». Ma cosa c’è scritto nella bozza del documento? Il testo, particolarmente sobrio, ribadisce che la famiglia è un bene «umano universale», non «specificamente religioso». Va da sé che la difesa della cellula fondamentale della società spetta a tutti «gli uomini di buona volontà». Trasversalmente. Il giurista cattolico non ha mancato di richiamare alla mente la Carta: «I riferimenti alla Costituzione, all'articolo 29, sono di una chiarezza cristallina. La famiglia è una ed è formata da un padre, una madre e dei figli. Ha ragione Cacciari quando dice che dietro ai Dico c'è solo un obiettivo ideologico, vale a dire il riconoscimento del matrimonio omosessuale». E la Cei? Dalle retrovie, i vertici della Conferenza Episcopale Italiana vedono di buon occhio la manifestazione di piazza San Giovanni anche se preferiscono lasciare il campo libero ai laici ai quali spetta l'organizzazione del «Family day». Il neo-presidente dell’Episcopatoa Cei, monsignor Angelo Bagnasco, in una intervista a Famiglia Cristiana aveva messo in luce che le «manifestazioni pacifiche e rispettose, per affermare pacificamente le proprie convinzioni, qualunque esse siano, costituiscono il sale della democrazia. Ma, ripeto, ci si deve comportare in modo assolutamente sereno e non aggressivo, senza portare in piazza uno stile da guerra fredda».
La manifestazione si intitolerà «Più famiglia» e si svolgerà nel pomeriggio del 12 maggio a piazza San Giovanni a Roma. La coreografia ipotizzata è un'allegra invasione di palloncini e passeggini in piazza San Giovanni, a Roma, all'insegna ovviamente della difesa della famiglia.
“Speriamo di riempire piazza San Giovanni”. E’ questo l’auspicio del presidente del Forum delle famiglie Giovanni Giacobbe.
“La nostra sarà una manifestazione laica di promozione della famiglia - ha scandito Giacobbe, auspicando la presenza di almeno centomila persone in piazza - il manifesto che abbiamo approvato oggi sulla famiglia ha dei richiami espliciti agli articoli 29, 30 e 31 della Costituzione e la nostra posizione è una posizione laica di ancoraggio alla Costituzione”. Per il presidente del Forum delle associazioni familiari «non si tratta di una manifestazione spettacolare, ma di una occasione per chiedere politiche a sostegno della famiglia».
Giacobbe precisa inoltre che «il family day non è una risposta né alla manifestazione gay di piazza Farnese e nemmeno al ddl sui Dico. La famiglia - ha aggiunto - è una e una soltanto ed è un valore universale». Alla domanda se il family day è stato incoraggiato anche dal Vaticano, Giacobbe ha risposto: «Non c'è nessun intervento diretto ma siamo lieti se la nostra azione incontrerà l'appoggio anche del Papa». Infine il presidente del Forum ha escluso la partecipazione di vescovi e in questo ha sottolineato che si tratta di una «manifestazione diversa da quella avvenuta in Spagna» perché «non è una questione politica, il Governo non c'entra nulla; la nostra azione - ha concluso - propone la difesa della famiglia».
Ieri, davanti a Benedetto XVI in visita al carcere minorile di Casal del Marmo, il Guardasigilli Clemente Mastella (che nei giorni scorsi aveva annunciato la sua partecipazione ad un eventuale Family day) aveva parlato proprio della famiglia come “pietra angolare della società, niente affatto superata da una malintesa modernità e soprattutto valore comune tra Stato e Chiesa”.
Poi, ritornando più tardi sulla questione Dico, durante il pomeriggio di ‘Domenica In’ Mastella aveva addirittura rilanciato l’ultimatum: “Se il Governo dovesse porre la fiducia sul disegno di legge sulle coppie di fatto, ma mi pare non lo faccia, io voterei contro e mi dimetterei per motivi di coerenza”.

15 marzo 2007

Le cover di John Lennon per la popolazione del Darfur



Si intitolerà "Instant Karma: The Campaign to Save Darfur", l'album che verrà pubblicato il prossimo 12 giugno e i cui ricavati andranno in favore dei progetti che Amnesty International sta portando avanti a sostegno della popolazione del Darfur (Sudan). La compilation conterrà varie cover di canzoni di John Lennon eseguite da artisti del calibro di REM, Aerosmith, The Cure e Green Day.

Gli U2 saranno presenti con la cover proprio del pezzo che da il titolo all'interno album, Istant Karma.

Lo slogan di questo disco è appunto "compra un disco, salva una vita!". Il sito di riferimento è 'Instantkarma.org'.

12 marzo 2007

Gli assassini di Careggi

Ciao a tutti,

dobbiamo chiarire bene la questione del bimbo sopravvissuto all'aborto all'ospedale di Careggi, a Firenze, e spiegare perchè ci sono gli estremi per un'azione penale.

1. Leggiamo sui giornali che il piccolo è stato assistito solo dopo venti minuti dalla nascita. E' omissione di soccorso? Spieghiamo.
Come avviene un aborto dopo i primi 90 giorni? Come un parto indotto. Vengono provocate le contrazioni, c'è il travaglio e la donna partorisce. Il feto, immaturo, non sopravvive al parto, e nasce morto, oppure muore subito dopo la nascita. Sì, perchè se viene espulso vivo, non si può più parlare di aborto, ma di nascita. Di grande prematuro.
Cosa succede quando nasce un grande prematuro? Succede che il medico non può perdere tempo a cercare il battito o a vedere se respira. Quando i grandi prematuri nascono sono ovviamente piccolissimi, i loro polmoni sono chiusi, il battito cardiaco può essere molto lento e difficile da trovare. Si potrebbero perdere minuti preziosi: intanto che cerchi il battito, il cervello non si ossigena e si danneggiano irreparabilmente centinaia di migliaia di neuroni. Allora il neonatologo dovrebbe rianimare di prassi, in questi casi. Se la rianimazione non dà effetti, allora non c'è niente da fare, e si lascia che muoia, o si verifica che sia già morto.
Nel caso del Careggi, invece il piccolo non solo non è stato rianimato, ma non ha avuto assistenza per venti, lunghissimi e decisivi minuti dopo la nascita: se lo avessero assistito, visto che si è dimostrato tanto forte da sopravvivere per altri sei giorni, sarebbe sopravvissuto?
"Siamo stati chiamati dall'ostetrica 20 minuti dopo la nascita del bambino e solo allora siamo intervenuti. Il piccolo fino a quel momento è rimasto senza assistenza. Forse se non avessimo tardato sarebbe potuto sopravvivere". Lo dichiara Firmino Rubaltelli, che dirige il reparto di terapia intensiva neonatale del Careggi, lo ha detto al Corriere e al Foglio. "Fino a quando il piccolo è rimasto fra noi, prima del trasporto al Meyer dovuto alla mancanza di posto nel nostro reparto, ha ricevuto cure normali, non straordinarie. Solo farmaci per aprire i polmoni e facilitare la respirazione. Non so per quale motivo hanno aspettato prima di chiamarci". (dal Corriere di oggi).
Si dice che non si vuole che nascano bambini handicappati. Cioè noi abbiamo deciso che gli handicappati è meglio che non ci siano, che non vivano. Allora decidiamo di non rianimare più chiunque abbia un ictus, un'ischemia o un infarto. Ma anche i sopravvissuti ad incidenti stradali, per esempio. Lasciamo crepare tutti quelli che stanno in coma (chissà come staranno quando si risveglieranno), e via dicendo.
Noi vogliamo sapere cosa succede nei reparti di neonatologia degli ospedali italiani. E vogliamo sapere come viene applicata la 194. Perchè da tempo si dice che i sopravvissuti agli aborti tardivi (non chiamiamoli terapeutici, per favore) vengono lasciati morire senza assistenza. Sono voci, racconti, che nessuno si è preso la briga di andare a verificare. Ma che sono trapelati anche dagli articoli di questi giorni, per esempio dall'iniziativa del San Camillo a Roma, in cui la ginecologa Scassellati ha dichiarato che nel suo reparto chi fa un aborto tardivo firma un "consenso informato" per non far rianimare il piccolo, qualora sopravvivesse. Sia chiaro: qua non c'entra l'autodeterminazione della donna o la 194. Questa è storia da codice penale.
In questo modo, con un "consenso informato" di questo tipo, si scarica tutto il peso sulla donna, senza darle il tempo di essere informata come potrebbe. E infatti leggiamo oggi sul Corriere che l'iniziativa della Scassellati non era stata approvata da nessun comitato etico dell'ospedale, e che "E' un infanticidio. Staccare la spina a un neonato malformato che sopravvive a un aborto terapeutico non è altro: un infanticidio.", lo dichiara Claudio Donadio, direttore del dipartimento materno-infantile del San Camillo. Leggiamo sul Corriere che la direzione dell'ospedale definisce l'iniziativa della Scassellati "di particolare gravità" e annuncia l'apertura di un'inchiesta interna.

2. Bisogna verificare se c'è stata una violazione della 194. Vediamo perchè.
Per la legge nei primi 90 giorni di gravidanza non è reato abortire se lo si fa per motivi di salute della donna, motivi economici, sociali, etc. Dopo i primi 90 giorni lo si può fare in caso di pericolo per la vita della madre, oppure se il feto ha malformazioni tali da mettere in pericolo la salute fisica o psichica della madre (non si fa se il feto è malformato, ma se la malformazione del feto mette in pericolo la salute della madre. Può sembrare un giro di parole, ma non lo è. La legge non è eugenetica). Ma se il feto ha possibilità di vita autonoma, allora la donna può abortire solo se c'è pericolo per la sua vita, e non per la sua salute.
Ad esempio: se la donna ha un'ipertensione che le fa rischiare la vita (pericolo di vita) , allora può abortire, ma se scopre che il figlio è handicappato e va in depressione (pericolo per la salute) non può abortire. Non solo: in questi casi si ha il dovere di rianimare il feto, se sopravvive. Nel caso del bambino del Careggi c'era possibilità di vita autonoma (22 settimane di gravidanza, la possibilità c'è, lo si sa a priori) e secondo la 194 si poteva procedere con l'aborto solo se fosse stata in pericolo di vita la madre.
Quando il feto ha possibilità di vita autonoma? Questo la legge non lo dice. Perchè non c'è un termine che si possa stabilire per legge, anche se è ovvio che a tredici settimane non sopravvive, mentre a 30 si. Di fatto, adesso il 40% dei nati a 23 settimane sopravvive. E sopravvivono anche a 22, chiaramente in percentuale minore.
Possibilità di vita autonoma significa che la gravidanza è a un punto tale che il feto può nascere vivo. La 194, in pratica, dice che a una donna che rischia la vita si può indurre il parto a qualsiasi settimana di gestazione, per salvarla, e si deve far di tutto per salvare anche il bambino.
Su Il Foglio troverete tutto. Entro domani manderemo i links agli articoli illustrativi.
Faremo a stretto giro una "e-campagna". Vogliamo che siano rispettate le leggi dello stato (la 194 in particolare e il codice penale in genere), e vogliamo sapere cosa succede negli ospedali italiani.

Buona giornata

Assuntina Morresi
http://www.stranau.it